Commenti a: Non toccate la prescrizione, baluardo della libertà e del diritto http://www.giustiziami.it/gm/non-toccate-la-prescrizione-baluardo-della-liberta-e-del-diritto/ Cronache e non solo dal Tribunale di Milano Thu, 22 Nov 2018 20:04:52 +0000 hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.4.1 Di: abate di theleme http://www.giustiziami.it/gm/non-toccate-la-prescrizione-baluardo-della-liberta-e-del-diritto/#comment-33 abate di theleme Thu, 12 Feb 2015 23:43:23 +0000 http://www.giustiziami.it/gm/?p=3957#comment-33 L'Italia sembra aver perso ogni nozione basilare di campi del sapere umano di cui, paradossalmente, è stata pioniera e colonna portante. Il diritto, ad esempio. La lista quotidiana di castronerie è infinita. E dietro di esse pare far spesso capolino la malafede. Prendiamo appunto il caso della prescrizione, ben delineata dal testo superiore. Problema: potenziali colpevoli restano impuniti perché la durata dei processi eccede la prescrizione, estinguendosi. Soluzione: rendere i processi più rapidi, evitando tale infausta (ed eccezionale, almeno nei nobili intendimenti degli storici legislatori) occorrenza. Questo è ragionare in termini di diritto (e di logica, che del diritto è madre e figlia). Invece no! Gli stessi operatori del diritto invocano invece l'allungamento dei termini della prescrizione... dimenticandosi tutto quello che hanno in teoria studiato per conseguire la posizione (statale) che detengono. Si "dimenticano" insomma che l'istituto antichissimo della prescrizione trova fondamento nella considerazione basilare che l'applicazione della norma non è la realizzazione della giustizia divina, bensì la soddisfazione di un'esigenza tutta umana come evitare la ragion fattasi e consentire lo svolgimento delle attività quotidiane in un clima di ragionevole sicurezza. Quella che viene appunto definita 'verità processuale'. La perfetta giustizia di una sentenza, ammesso e non concesso la ricerca di questa sia ragione dei tempi biblici del processo italiano, non ne compensa per nulla l'eccessivo ritardo. La collettività non ne trae alcun beneficio, solo ed esclusivamente danni. Costi, disperazione dei potenziali inquisiti innocenti, incertezza del diritto, approfittamento dei rei: basta insomma leggere un testo universitario del primo anno per ridicolizzare affermazioni e pretese di noti magistrati, probabilmente anche ermellini. Ciò dovrebbe dirci tanto della patente insostenibilità del sistema attualmente vigente nel paese, qualificabile come oligarchia demeritocratica. E dell'inutilità di tutto un contorno di giurisperiti ed organi di stampa che non sanno, o non osano, esprimersi decorosamente in merito, lasciando il cittadino, teoricamente e costituzionalmente sovrano, nella condizione dell'ultimo dei servi della gleba. L’Italia sembra aver perso ogni nozione basilare di campi del sapere umano di cui, paradossalmente, è stata pioniera e colonna portante.

Il diritto, ad esempio. La lista quotidiana di castronerie è infinita.
E dietro di esse pare far spesso capolino la malafede.

Prendiamo appunto il caso della prescrizione, ben delineata dal testo superiore.
Problema: potenziali colpevoli restano impuniti perché la durata dei processi eccede la prescrizione, estinguendosi.
Soluzione: rendere i processi più rapidi, evitando tale infausta (ed eccezionale, almeno nei nobili intendimenti degli storici legislatori) occorrenza.
Questo è ragionare in termini di diritto (e di logica, che del diritto è madre e figlia).

Invece no! Gli stessi operatori del diritto invocano invece l’allungamento dei termini della prescrizione… dimenticandosi tutto quello che hanno in teoria studiato per conseguire la posizione (statale) che detengono.
Si “dimenticano” insomma che l’istituto antichissimo della prescrizione trova fondamento nella considerazione basilare che l’applicazione della norma non è la realizzazione della giustizia divina, bensì la soddisfazione di un’esigenza tutta umana come evitare la ragion fattasi e consentire lo svolgimento delle attività quotidiane in un clima di ragionevole sicurezza. Quella che viene appunto definita ‘verità processuale’.
La perfetta giustizia di una sentenza, ammesso e non concesso la ricerca di questa sia ragione dei tempi biblici del processo italiano, non ne compensa per nulla l’eccessivo ritardo.
La collettività non ne trae alcun beneficio, solo ed esclusivamente danni. Costi, disperazione dei potenziali inquisiti innocenti, incertezza del diritto, approfittamento dei rei: basta insomma leggere un testo universitario del primo anno per ridicolizzare affermazioni e pretese di noti magistrati, probabilmente anche ermellini.

Ciò dovrebbe dirci tanto della patente insostenibilità
del sistema attualmente vigente nel paese, qualificabile come oligarchia demeritocratica. E dell’inutilità di tutto un contorno di giurisperiti ed organi di stampa che non sanno, o non osano, esprimersi decorosamente in merito, lasciando il cittadino, teoricamente e costituzionalmente sovrano, nella condizione dell’ultimo dei servi della gleba.

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