giustiziami » Br http://www.giustiziami.it/gm Cronache e non solo dal Tribunale di Milano Tue, 15 Apr 2025 11:11:37 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.4.1 Estradizioni, Pg e Macron giocano l’ultima carta http://www.giustiziami.it/gm/estradizioni-pg-e-macron-giocano-lultima-carta/ http://www.giustiziami.it/gm/estradizioni-pg-e-macron-giocano-lultima-carta/#comments Mon, 04 Jul 2022 16:04:53 +0000 cimini http://www.giustiziami.it/gm/?p=12740 La procura generale di Parigi non demorde. Ha formalizzato l’impugnazione della decisione con cui il 29 giugno scorso la corte d’Appello sezione istruttoria aveva rigettato la richiesta di estradizione in Italia per dieci ex appartenenti a gruppi della lotta armata responsabili di fatti reato che risalgono a 40 anche 50 anni fa.
Dunque formalmente tutto ritorna in discussione in attesa della decisione della Cassazione per Giorgio Pietrostefani il dirigente di Lotta Continua condannato come mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi da tempo in precarie condizioni di salute, per gli ex brigatisti Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio di Marzio, Enzo Calvitti, per l’ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura, per l’ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo Luigi Bergamin e per Narciso Manenti dei Nuclei Armati per il contropotere territoriale.
Va ricordato che la procura di Parigi esercitando il ruolo dell’accusa nel corso dei quindici mesi di udienze non aveva concluso con la richiesta di dare avviso favorevole all’estradizione come era quasi sempre accaduto in situazioni del genere. La procura della capitale francese aveva sollecitato un supplemento di informazioni all’Italia e chiesto se il nostro paese fosse in grado di celebrare nuovamente i processi degli estradandi perché in passato erano stati condannati in loro assenza.
L’Italia sul punto non ha mai dato una risposta certa perché a causa della differenza di ordinamenti tra Il nostro paese e la Francia non si poteva procedere in tal senso. Oltralpe non sono possibili deroghe alla contumacia per cui la corte d’Appello decideva che in Italia nella lotta al terrorismo era stato violato il principio del doppio processo. Inoltre la richiesta di estradizione presentata a tanti anni dai fatti violava pure la vita privata di persone residenti da tempo in Francia.
A questo punto però la procura generale che in Francia dipende dal ministero della Giustizia ha scelto di giocare l’ultima carta anche se ricorsi del genere davanti alla Cassazione nella lunga storia dei processi estradizionali non hanno mai ribaltato la situazione.
La decisione di impugnare ha un sapore molto politico nel senso di cercare di tener fede all’impegno che il presidente Macron e il ministro della giustizia Dupont Moretti avevano preso con l’Italia nel momento in cui il guardasigilli Marta Cartabia aveva inoltrato le richieste mettendo tra l’altro in pratica una precisa volontà del presidente Mattarella che il giorno del ritorno di Cesare Battisti aveva annunciato: “E adesso gli altri”.
(frank cimini)
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Le “nuove verità” su Aldo Moro, ecco perché sono tutte bufale http://www.giustiziami.it/gm/le-nuove-verita-su-aldo-moro-ecco-perche-sono-tutte-bufale/ http://www.giustiziami.it/gm/le-nuove-verita-su-aldo-moro-ecco-perche-sono-tutte-bufale/#comments Fri, 02 Oct 2015 15:51:57 +0000 dalessandro http://www.giustiziami.it/gm/?p=5394

In questi giorni sono apparsi due articoli che anticipano quelle che sarebbero state le rilevanti “scoperte” dell’ ennesima indagine sul sequestro del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, avvenuto nel lontano 1978, grazie “alla disponibilità di tecniche e strumenti investigativi assai sofisticati che allora non esistevano”,  come dichiara il Senatore PD Federico Fornaro, segretario della Commissione parlamentare di inchiesta.

Il primo, datato 27 settembre, e pubblicato sul sito “Fasaleaks” del noto giornalista Giovanni Fasanella, riporta una intervista al citato senatore Fornaro mentre il secondo, datato 30 settembre e a firma Francesco Saita è stato pubblicato dall’agenzia Adnkronos. Visto che non passa anno che non ci vengano proposte “nuove” verità che poi magari finiscono con la incriminazione per calunnia, come di recente avvenuto nel giugno del 2013 con l’ex finanziere Giovanni Ladu o nell’aprile del 2014 con l’artificiere Vitantonio Raso, la legge della prudenza si impone inesorabile. Sarebbero 3, secondo il Senatore Fornaro, le nuove acquisizioni su quanto avvenuto il mattino del 16 marzo 1978 in via Fani. La prima è una nuova ricostruzione con il laser della azione armata delle Brigate Rosse “che consente di ipotizzare la presenza sul luogo del sequestro di uno o due membri del commando mai identificati”. Di più il Senatore non dice, ma ci anticipa che si tratterebbe di “tiratori scelti, killer di professione provenienti, si aggiunge, “da ambienti mafiosi, in particolare ‘ndrangheta, e dalla Raf, l’organizzazione terroristica tedesca”. Attendiamo ovviamente di conoscere nel dettaglio gli esiti di queste nuove indagini al laser, in grado addirittura di identificare tratti calabresi e tedeschi, ma la presenza di tiratori scelti lascia un tantino dubbiosi visto che, come ampiamente ricostruito, si trattò di sparare plurime raffiche a distanza ravvicinata su cinque uomini della scorta colti alla totale sprovvista e bloccati a bordo di due autovetture incastrate secondo il medesimo schema operativo utilizzato qualche mese prima dai militanti della RAF in occasione del sequestro dell’industriale Schleyer. Che per portare a compimento una siffatta azione occorresse ai 10 componenti accertati del commando BR l’ausilio di un killer della ‘ndangheta (e di un rappresentante delle RAF in un periodo in cui ormai non se la passavano troppo bene) pare ipotesi priva di ragionevolezza, ma andiamo oltre.

La seconda consisterebbe nella circostanza che secondo un misterioso testimone il Bar Olivetti, posizionato nei pressi del punto ove il commando armato avrebbe agito, non sarebbe stato “chiuso da tempo” come ai tempi affermato da Valerio Morucci all’appello del primo processo Moro, bensì “aperto o semiaperto”, ed il fatto che “il proprietario del bar” sarebbe stata “un’altra figura ambigua” conduce, si legge, “a relazioni tra interessi interni e stranieri intrecciate per destabilizzare l’Italia per impedire l’ingresso del Pci nell’area di governo”. Ora, ipotizzare che dalla chiusura o semichiusura (SIC !) di un bar si possa ricostruire uno scenario internazionale di occulti “poteri forti” volti ad impedire il giuramento dell’annunciato governo Andreotti richiede parecchio sforzo anche ala nostra pur fervida fantasia.

La terza infine consisterebbe nella presenza di una Alfa sud bianca parcheggiata vicino al punto ove si è verificato il sequestro che dimostrerebbe che i funzionari della Questura di Roma avrebbero “ricevuto una soffiata da ambienti vicini all’area della lotta armata” (l’intervistato riprende quel famoso asserito annuncio dato in mattinata da Radio Città Futura) “ma non fecero in tempo ad impedire l’agguato”, ipotizzando persino che la pattuglia “si fosse precipitata a casa di Moro, per fermarlo, ma non avendolo trovato, si spostò subito in via Fani”. Anche qui, a prescindere dal fatto che la circostanza del pre-annuncio di Radio Città Futura non è mai stata accertata, basandosi sul ricordo verbale, magari suggestionato, di una singola ascoltatrice, se tale alfetta fosse passata prima dalla casa di Moro, circostanza che pur avrebbe dovuto emergere ai tempi del fatto, significherebbe che sarebbe giunta all’incrocio di Via Fani se non durante, appena poco dopo la sparatoria, e quindi non si comprende per quale ragione sia poi stata lì abbandonata da un equipaggio dissoltosi come se nulla fosse, visto che, secondo quanto riferisce lo stesso senatore, sarebbe stato ivi spinto solo dal dovere di ufficio di impedire un grave delitto. Quanto alla asserita “soffiata” alla Polizia, cosa di cui si dubita, non si comprende se la tesi vuole che si sia appositamente ritardato l’intervento per consentire la azione BR, ma allora non regge la interpretazione “in bonam partem” data dal Senatore, o se invece si vuol solo dire che vi sarebbe stata una grave inefficienza nelle nostrane forze di polizia. Se vale la seconda ipotesi allora anche questa terza “scoperta” non condurrebbe a nessuna significativa lettura diversa del fatto rispetto a quello compiutamente da tempo accertato.

Nel successivo articolo a firma Saita si leggono invece altre due cose. La prima è che tra i reperti sequestrati presso la casa romana di Via Giulio Cesare dove furono arrestati nel 1979 Valerio Morucci e Adriana Faranda dopo avere abbandonato le BR sarebbe stato trovato un nastro audio dove il primo sembra fare le prove della telefonata di rivendicazione dell’omicidio di Moro fatta il 9 maggio indicando in Via Caetani, il luogo dove era stato abbandonato il corpo di Moro” e la seconda che nella base BR di Via Gradoli non sarebbe emerso DNA compatibile con Aldo Moro bensì di due profili maschili ignoto A e Ignoto C e due profili femminili, Ignoto B e Ignoto D., tutto relativo a materiale “isolato, tra l’altro, su due spazzolini, su un rasoio, su alcune paia di scarpe e su una pinzetta. Si tratta, per la quasi totalità, di dna ‘da contatto’, depositato dal sudore”. Anche qui, con riferimento alla prima circostanza, apprendere oggi che prima di effettuare la telefonata al Prof. Tritto, Valerio Morucci si sia esercitato con il registratore di casa e ne abbia conservato la registrazione anche dopo essere uscito dalle Brigate Rosse non pare “scoperta” di particolare rilievo, mentre il mancato rilievo del DNA di Aldo Moro nella base di Via Gradoli consente di definitivamente sgomberare il campo da tutte quelle dietrologie che ai tempi fecero scrivere a Vladimiro Satta “Odissea del caso Moro” e “Il caso Moro e i suoi falsi misteri”. Non volendo immaginare agenti segreti intenti a lavarsi i denti o a spazzolarsi i capelli in via Gradoli, e conoscendo un minimo di storia anche processuale della vicenda, non è difficile ipotizzare che le due coppie che ai tempi possono avere lasciato quelle tracce di sudore in via Gradoli altri non siano che Faranda e Morucci prima e Balzerani e Moretti dopo, soggetti tutti già processati e condannati per tale fatto. Singolare però che nel dare queste “anticipazioni” si ometta invece di riferire quella che è stata la vera ed importante nuova “scoperta” sulla vicenda Moro, ossia che il famoso parabrezza della motocicletta dell’altrettanto famoso Teste Marini non era in realtà mai stato colpito, apparendo bello intonso nelle fotografie recentemente recuperate dallo storico Gianremo Armeni (e pubblicate nel libro “Questi fantasmi, il primo istero del caso Moro” ed. Tra le righe). Anche perché, a seguito della evidentemente falsa testimonianza resa ai tempi da Marini, e sulla quale, come noto, nacque la leggenda di una misteriosa moto che sparava in via Fani al momento del sequestro, vi furono condanne per tentato omicidio passate in giudicato.

Ecco che allora, sparita di incanto la celebre moto sulla quale per 40 anni tanto si disse, spuntano ennesimi “nuovi” attori sulla scena del delitto per difendere quei superiori interessi internazionali che non volevano che in Italia un governo monocolore democristiano ricevesse l’appoggio esterno di Enrico Berlinguer. Staremo a vedere, anche se continua a sfuggirmi il motivo per il quale dopo 34 anni dal suo arresto l’ergastolano Mario Moretti continui a tenere “bordone” a siffatto internazionale complotto, facendo l’agnello sacrificale che tutte le sere rientra silenziosamente al carcere milanese di Opera. Questo, che per me rimane il vero ed unico grande mistero che dovrebbero preventivamente risolvere i tanti che si ostinano a ricercare a tutti i costi verità “diverse”, dubito che anche questa valente commissione sarà in grado di risolverlo.

avvocato Davide Steccanella, autore del libro ‘Gli anni della lotta armata – Cronologia di una rivoluzione mancata’

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Moro, ma quanto costa ai cittadini l’ennesima inchiesta sui “misteri”? http://www.giustiziami.it/gm/moro-ma-quanto-costa-ai-cittadini-lennesima-inchiesta-sui-misteri/ http://www.giustiziami.it/gm/moro-ma-quanto-costa-ai-cittadini-lennesima-inchiesta-sui-misteri/#comments Tue, 07 Apr 2015 15:34:29 +0000 cimini http://www.giustiziami.it/gm/?p=4245 In questi giorni Antonio Marini, procuratore generale facente funzione di Roma, sta interrogando tutte le persone già condannate da tempo con sentenza definitiva per il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro e della sua scorta. Siamo a 37 anni dai fatti. Ma la caccia ai misteri inesistenti e a chi c’era dietro le Br sembra proprio non demordere. In più c’è una guerra interna alla magistratura, dal momento che Marini ha ereditato l’inchiesta dal collega Luigi Ciampoli andato in pensione e dopo averlo criticato per non avergli affidato il fascicolo. Ciampoli ha chiesto l’intervento del Csm per dirimere il litigio.

Ciampoli aveva chiesto l’archiviazione in relazione all’ormai  famosa moto Honda a bordo della quale secondo i dietrologi ci sarebbero stati appartenenti ai servizi segreti. Marini ha ottenuto dal gip la restituzione del fascicolo per continuare a indagare tra l’altro su un dettaglio in realtà già chiarito in atti nel 1998. Al momento dei fatti non c’era nessuna moto. Una moto era passata in precedenza e a bordo c’erano due militanti dell’Autonomia romana. I due erano lì per caso, furono sentiti sia pure a distanza di anni. Uno nel frattempo è pure deceduto e anche per questo Ciampoli aveva chiesto di archiviare.

La guerra interna alla procura generale costerà ai contribuenti italiani un bel po’ di soldini e si somma sia alla smania di protagonismo dei magistrati sia alla dietrologia che sul caso Moro è già stata utilizzata da non pochi per costruire notorietà, carriere, fortune personali e addirittura seggi parlamentari. In tempi di tanto conclamata spending review non è poco.

Bisogna aggiungere che la commissione parlamentare sulla strage di via Fani, nella sua ennesima riedizione, recentemente aveva spedito sul posto la polizia giudiziaria “per ricostruire la scena del crimine” con un laser. Sempre 37 anni dopo, ripetiamo.

Magistrati e politici stavolta sembrano uniti nella lotta nell’ostinarsi a non voler prendere atto dei fatti nudi e crudi. Dietro le Br c’erano solo le Br, un gruppo di operai delle fabbriche del nord insieme a giovani romani, tutti comunisti. L’unicità di questa vicenda a livello mondiale sta nella circostanza che allora, 1978, altri comunisti erano in maggioranza di governo. Anche per questa ragione dietrologia e complottismo hanno avuto gioco facile nel suscitare attenzione nonostante l’assenza di riscontri sia pure minimi. Che dire? L’unica a questo punto è ricordarsi delle parole profetiche di Aldo Moro: “Il mio sangue ricadrà su di voi”. (frank cimini)

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Troppo silenzio sulla sentenza che 35 anni dopo riconosce la “tortura di Stato” http://www.giustiziami.it/gm/troppo-silenzio-sulla-sentenza-che-35-anni-dopo-riconosce-la-tortura-di-stato/ http://www.giustiziami.it/gm/troppo-silenzio-sulla-sentenza-che-35-anni-dopo-riconosce-la-tortura-di-stato/#comments Fri, 17 Jan 2014 19:03:30 +0000 dalessandro http://www.giustiziami.it/gm/?p=1343 Un assordante silenzio dei vari media (con ben rare eccezioni) sembra accompagnare l’avvenuto deposito delle motivazioni di una recente Sentenza di revisione della Corte di Appello di Perugia, la n. 1130/13 siglata dai Magistrati Ricciarelli, Venarucci e Falfari.

Si dirà che in fondo è un fatto vecchio che non fa più “notizia” posto che si trattava della condanna a suo tempo inflitta per calunnia ad Enrico Triaca, un oscuro “tipografo” romano arrestato il 15 maggio 1978 in occasione delle indagini sul sequestro Moro.

Costui aveva a suo tempo denunciato all’allora Giudice Istruttore di Roma, Gallucci, lo stesso Magistrato che nel 1979 attribuirà al veneto Toni Negri la diretta paternità della celebre telefonata fatta dal marchigiano Mario Moretti alla signora Moro, di avere subito pesanti torture nella notte tra il 17 ed il 18 maggio presso il Commissariato romano di Castro Pretorio, prima di rendere il proprio interrogatorio il   18 maggio.

Per tali affermazioni Enrico Triaca fu puntualmente condannato per calunnia dal Tribunale di Roma il 7 novembre 1978 scontando interamente la propria pena.

Dopo 35 anni la Corte di Appello di Perugia ha accolto l’ istanza di revisione di Enrico Triaca “revocando”, per quel che ormai può servire, quella condanna per il semplice motivo che quanto a suo tempo dichiarato dall’imputato era vero.

Si legge infatti nella sentenza che a seguito della diretta escussione di alcuni testi indicati dal richiedente, tra cui l’ex Commissario di polizia Salvatore Genova “all’epoca del sequestro Dozier chiamato a comporre con i colleghi Fioriolli e Di Gregorio un gruppo operativo di stanza a Verona guidato dall’allora vice-questore Umberto Improta e creato su ordine del prefetto De Francisci” è emerso “l’uso di pratiche particolari in danno di soggetti arrestati e volte a farli parlare da parte di un funzionario dell’UCIGOS che era conosciuto nell’ambiente con il soprannome di Prof. De Tormentis e che si avvaleva di un gruppo denominato i cinque dell’ave Maria”.

E ancora si legge che “sulla base di quanto i testi escussi avevano appreso dal diretto protagonista”, identificato nell’ex funzionario UCIGOS Nicola Ciocia, successivamente iscritto all’albo degli avvocati di Napoli, “può dirsi acclarato che lo stesso funzionario, conosciuto con ilnomignolo evocativo di Prof. De Tormentis (a quanto pare affibbiato dal Vice-Questore Improta) fu chiamato a sottoporre alla pratica del waterboarding anche Enrico Triaca, che del resto il 19 giugno aveva narrato di essere stato sottoposto ad un trattamento esattamente corrispondente a quel tipo di pratica speciale, a base di acqua e sale, con naso tappato”.

Insomma, a distanza di 35 anni, una sentenza resa “in nome del popolo italiano” attesta che in Italia si è fatto più volte uso della tortura da parte di alcuni funzionari di Stato per indurre alcuni arrestati a parlare, ed i nomi che si leggono sono pure altisonanti, visto che si parla di calibri qualiImprota, De Francisci, e persino di quell’Oscar Fioriolli, solo qualche annetto fa incaricato solennemente di dirigere la nuova scuola di addestramento della polizia di Stato, in risposta ai gravi fatti di Genova 2001.

Ricordo che all’epoca Leonardo Sciascia ed i radicali fecero di tutto per ottenere chiarimenti dall’allora Ministro Virginio Rognoni per sentirsi rispondere con aria sdegnata che lo Stato aveva sempre agito secondo legge e che anche il solo metterlo in dubbio suonava come un fiancheggiamento del terrorismo.

Che sia questo il motivo per il quale meno se ne parla di questa sentenza e meglio è?

(avvocato Davide Steccanella, autore del libro “Gli anni della lotta armata”)

 

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