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Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Fondi Expo, lo stop all’inchiesta sulle triangolazioni giudici – camera di commercio – imprese

Una prova che indagare i colleghi per i magistrati sia come per il cappone festeggiare il Natale arriva da un’inchiesta potenzialmente esplosiva in cui si  ipotizzano, scrive il pm nella richiesta di archiviazione letta da Giustiziami, “intese triangolari” coinvolgenti esponenti del Tribunale, della Camera di Commercio e di un’impresa appaltatrice” che, di fatto, ha da tempo il monopolio della pubblicità delle aste immobiliari milanesi.

Parliamo di una gara indetta dalla Camera di Commercio avviata nel 2012 con una parte dei fondi Expo, quelli il cui utilizzo sta seminando imbarazzo e paura nei corridoi del Palazzo di Giustizia. Una gara che ha sullo sfondo gli intimi rapporti tra il Tribunale retto da Livia Pomodoro e la Camera di Commercio al centro anche del rapporto dell’Anac sul tesoro Expo distribuito con affidamenti diretti e convenzioni sospette.  A vincerla in scioltezza è la società Edicom Finace con un ribasso da brivido (72,5%).

Quando nel gennaio 2016 il pm Paolo Filippini si rende conto che “lo sviluppo dell’indagine deve passare necessariamente dalle condotte dei magistrati dell’ufficio giudiziario milanesi fruitori dei servizi resi dalle imprese del gruppo Edicom” manda le carte a Brescia competente sui presunti reati commessi dalle toghe milanesi. La risposta arriva 8 mesi dopo con la restituzione degli atti al mittente, “senza procedere a ulteriori indagini”. I bresciani spiegano ai colleghi che “il mero sospetto” non basta per determinare la loro competenza che scatterebbe solo se si iscrivesse un magistrato nel registro degli indagati.

Di questo ‘no’ resta traccia nella richiesta di archiviazione datata 28 aprile aprile  quando il pm sottolinea  che le indagini effettuate non consentono di sostenere l’accusa in giudizio “nell’ambito delle competenze di questo ufficio”, lasciando intravvedere il rammarico per la mancata collaborazione dei bresciani. 

Ora, una delle società estromesse, Astalegale.net, si oppone davanti a un gip a quella che definisce una “sconfortante” richiesta di archiviazione perché la Procura “sembra arrendersi nonostante le complesse indagini svolte abbiano confermato in toto le anomalie”.

E in effetti le anomalie paiono lampanti e sembrano andare ben oltre il ruolo dei due indagati per i quali si richiede l’archiviazione, un funzionario che ha redatto il bando e una sua parente collaboratrice di Edicom, accusati di turbativa d’asta.

Da questa indagine veniamo a sapere che per la pubblicità accessoria dei procedimenti esecutivi o fallimentari i giudici della secona e terza sezione civile del Tribunale di Milano impongono nei loro provvedimenti ai professionisti delegati di rivolgersi a Ediservice srl, società del gruppo Edicom. Al punto che nel giro di due anni, dal 2012, questa società incrementa il suo fatturato da 440mila euro all’anno fino a 1.400.000.

Tutti tranne il giudice Marcello Piscopo che mette a verbale di essere l’unico a non farlo perché “questi servizi sono dispendiosi e superflui”.

L’ipotesi della Procura emersa dall’ascolto di vari testimoni è che questi servizi vengano assegnati dai magistrati a Ediservice “come forma di compensazione del gruppo Edicom” perché fornisce personale alle cancelleria e per farle recuperare “remuneratività” visto il maxi ribasso del 72% sul prezzo d’asta.  Per il pm però “non ci sono prove per ritenere che la fornitura di servizi” da parte di Edicom “sia stata preceduta da una intesa illecita tra le parti coinvolte” anche perché “non è stato possibile risalire alla reale proprietà del gruppo Edicom” che ha sede nel paradiso fiscale del Delaware. Ora Astelegale.net domanda al gip Marco Del Vecchio, che si pronuncerà il 9 novembre, di respingere la richiesta di archivizione sostenendo che devono essere sentiti tra gli altri, giudici, dirigenti della Camera di Commercio e amministratori del gruppo Edicom per capire se davvero c’è stata una triangolazione illecita. In tutto ciò, interpellata dal pm, Pomodoro ha trasmesso agli inquirenti i documenti relativi al rapporto Tribunale – Camera di Commercio e una nota in cui due giudici evidenziano che non esiste nessuna convenzione tra il Tribunale ed Ediservice che riconosca in esclusiva alla società l’erogazione dei servizi pubblicitari accessori.  (manuela d’alessandro)