giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

La Polizia tiene il riserbo per un mese
ma Alfano spiattella tutto in gioielleria

C’è un segreto investigativo che tiene strenuamente da almeno un mese. Polizia, carabinieri e procura di Milano tutti d’accordo: “Acqua in bocca!”. C’è da risolvere in silenzio il caso di una delle più spettacolari rapine avvenute a Milano negli ultimi anni. Obiettivo, la gioielleria Franck Muller in via della Spiga, pieno quadrilatero della moda, l’area più lussuosa della città, nota soprattutto a quei turisti milionari che da tutto il mondo arrivano a frotte per lo shopping di alto livello. A maggio scorso una banda armata di molotov, mazze e picconi entra, picchia due dipendenti, spacca le vetrine e fugge nel giro di pochi minuti. Un colpo studiato, violento e a suo modo perfetto.

Più di un mese fa, arrivano i primi arresti, due. Poi, alla spicciolata, finiscono in galera altri due complici. Silenzio. Non c’è uno sbirro che si faccia sfuggire la dritta al vecchio amico cronista di nera. Non un magistrato che ceda alle lusinghe della stampa. E neppure un avvocato disposto a ‘vendersi’ il cliente in cambio di una citazione sui giornali. Poi arriva lui. Il ministro. Dell’Interno. Quello che sovrintende alle forze di polizia. Quello che, proprio nel giorno della clamorosa rapina, si trovava a Milano per presiedere un comitato provinciale sull’ordine e la sicurezza e annunciare l’intenzione di spedire nel capoluogo 140 militari: “Non è un’operazione spot. La capitale economica del Paese va salvaguardata a partire dalla sicurezza”, aveva tuonato a favore di telecamera. Ecco, oggi Alfano era di nuovo a Milano. Presenza prevista almeno da venerdì, quando alcuni pezzi grossi delle forze dell’ordine si sono presentati alla gioielleria Muller di via della Spiga per spiegare ai dipendenti che oggi avrebbe avuto luogo un’occasione speciale: “C’è il ministro”. E quindi presentarsi in ufficio, vestiti decorosamente, per rendere i dovuti onori. Poco importa se quei dipendenti oggi, da orario, dovevano stare a casa a dormire. Qualcuno aveva impegni privati importanti. E allora, perché Alfano passava in negozio? Per comprare un solitario? Un bell’orologio? No, per annunciare un successo. Continua a leggere