giustiziami » riforma http://www.giustiziami.it/gm Cronache e non solo dal Tribunale di Milano Tue, 15 Apr 2025 11:11:37 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=3.4.1 La rivolta dei direttori contro le possibili carceri comandate dalla polizia http://www.giustiziami.it/gm/la-rivolta-dei-direttori-contro-le-possibili-carceri-comandate-dalla-polizia/ http://www.giustiziami.it/gm/la-rivolta-dei-direttori-contro-le-possibili-carceri-comandate-dalla-polizia/#comments Wed, 06 Nov 2019 15:01:50 +0000 dalessandro http://www.giustiziami.it/gm/?p=11988

E’ in atto, anche se per ora sottotraccia, la rivolta dei direttori delle carceri italiane contro la possibile riforma che  gli toglierebbe molti poteri a vantaggio dei comandanti della polizia penitenziaria nell’amministrazione degli istituti di pena. Anche l’Unione delle Camere Penali e il portavoce del Garante dei detenuti si sono espressi contro la possibile approvazione definitiva, entro il 30 ottobre, di un decreto legislativo del governo in materia di revisione dei ruoli delle forze di polizia che potrebbe mutare in modo radicale i rapporti di potere all’interno delle carceri.

“Depotenziare il nostro ruolo – scrivono oltre cento  dirigenti penitenziari in una missiva a Franco Basentini, capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria – sottraendogli alcune prerogative fondamentali per governare con i necessari equilibrio e terzietà la difficile e complessa realtà penitenziaria significa creare una pericolosa alterazione degli equilibri gestionali, senza, di contro, lasciarne intravedere i vantaggi; significa minare la governabilità degli istituti, attesa la indefettibile funzione di coordinamento del Direttore rispetto alla coesistenze delle diverse istanze interne al ‘sistema’ carcere (trattamentali, amministrative, contabili) che devono necessariamente interagire con quelle di sicurezza e i cui operatori non possono, ovviamente, riferirsi al Comandante di Reparto quale loro vertice”. Inoltre, secondo i direttori si metteranno a rischio quei “principi di equità e umanità” affidati dal legislatore ai vertici degli istituti, sulla base anche di quanto sancito dalla Costituzione. “Spesso a guidare le carceri sono vicedirettori con una delega. Quello che potrebbe succedere – immagina Alessandra Naldi, ex garante dei detenuti del Comune di Milano – è che queste figure sarebbero subordinate ai comandanti della polizia giudiziaria”

Netta l’avversione espressa in una nota anche dall’Unione delle Camere Penali secondo la quale “affidare al Corpo di Polizia Penitenziaria il potere disciplinare, della valutazione dirigenziale, della partecipazione alle commissioni selettive del personale e ai consigli di disciplina significa far regredire il sistema penitenziario a un’idea del carcere esclusivamente punitiva, annullando la figura del Direttore che possa mediare tra le esigenze trattamentali e quelle si sicurezza”. “Preoccupazione” viene manifestata pure dal portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, Stefano Anastasia, che sottolinea come ai direttori verrebbe anche tolta “la valutazione di ultima istanza nell’uso delle armi prevista dall’articolo 41 dell’ordinamento penitenziario”. “Dare più poteri ai comandanti delle forze di polizia – commenta Eugenio Losco della Camera Penale di Milano – significherebbe  andare ancora di più nella direzione di una eccessiva severità delle carceri”. (manuela d’alessandro)

 

 

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Il legittimo Far West http://www.giustiziami.it/gm/il-legittimo-far-west/ http://www.giustiziami.it/gm/il-legittimo-far-west/#comments Thu, 07 Mar 2019 10:58:35 +0000 dalessandro http://www.giustiziami.it/gm/?p=11652

Evidentemente per il nostro legislatore non solo il vituperato regime fascista, che ai tempi fece scrivere al giurista Alfredo Rocco gli articoli 52 e 55 del Codice penale, ma anche il successivo governo Berlusconi, che già intervenne nel 2005, sono stati troppo ‘tolleranti’ con i malviventi che attentano alla proprietà privata.

E’ in corso di approvazione infatti un aggiornamento delle legge sulla legittima difesa che presenta alcune innovazioni che lasciano a dir poco perplessi. L’articolo 1 della nuova legge prevede che la proporzionalità tra offesa e difesa, richiesta dall’articolo 52 del codice penale, debba essere ritenuta sempre sussistente nel caso di uso di arma legittimamente detenuta per difendere i beni propri o altrui dal, si legge, ‘pericolo di un’aggressione’, il che significa che per proteggere una ‘cosa’ si potrà legittimamente uccidere anche in assenza di aggressione alcuna. Non bastasse, il successivo articolo 2 stabilisce che anche qualora difettasse detta proporzione, chi eccede colposamente non verrà comunque più punito secondo quanto oggi previsto dall’articolo 55 del codice penale se ha agito, si legge, in un momento di ‘particolare turbamento’. Infine, dopo avere ulteriormente inasprito le pene per i delitti di violazione di domicilio, furto, rapina, la riforma si spinge anche a stabilire che in caso di assoluzione in sede penale, sarà inibito alla vittima della eccessiva reazione, anche qualsivoglia risarcimento in sede civile.

Come sempre toccherà alla sensibilità dei singoli magistrati interpretare in modo corretto concetti di rara evanescenza giuridica quali ‘pericolo’ e ‘turbamento’ per evitare che il diritto di proprietà, certamente tutelato dalla nostra Costituzione, possa prevalere su quello della vita e all’incolumità delle persone, tra le quali, con buona pace di quanto oggi pare vada di moda affermare, rientrano pur sempre anche i ‘delinquenti’, pena altrimenti la sostituzione della legge degli uomini moderni con quella della giungla o del taglione che dir si voglia.

Non troppi anni fa, qualcuno forse lo ricorderà, un gioielliere romano, tale Bruno Tabocchini, uccise il centrocampista della Lazio Luciano Re Cecconi appena costui aveva messo piede nel suo negozio fingendosi un rapinatore. Una volta appurato che il morto era disarmato, il gioielliere fu arrestato e rapidamente portato a processo con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa perché non era lecito sparare per salvare il borsellino, ma occorreva dimostrare il rischio percepito all’incolumità personale. Il gioielliere venne assolto ma quel che è certo è che oggi quel processo non si potrebbe neppure iniziare. Quello che stupisce è come l’attuale governo si sia distinto in questi pochi mesi in una serie di interventi legislativi sulla giustizia che paiono creare un finale paradosso che ovviamente in quanto tale non deve essere preso alla lettera ma che si ritiene non discorsasi troppo dalla realtà. Con il nuovo sistema potrebbe anche accadere che: 1) Tizio travestito sia pagato dallo Stato per fare la spia contro Caio che lavora nell’amministrazione pubblica 2) Caio venga condannato a parecchi anni di reclusione per avere accettato un biglietto del bus gratis da quel Tizio 3) dopo 25 anni di interminabili processi, Caio venga sbattuto in galera senza passare dal via anche se ormai è decrepito ma 4) se sempre Caio, mentre lo portano dentro, spara alla schiena di Sempronio che cercava di rubargli quel biglietto del bus e lo uccide come un cane, lo Stato non solo lo punisce ma gli paga anche l’avvocato.

Il mio, lo ripeto, è un paradosso ma non vorrei che alcune leggi dello Stato siano la conseguenza del fatto che nonostante in Italia ci siano più di 1800 detenuti all’ergastolo ostativo, si continui ancora da più parti a sostenere che nel nostro Paese ‘i delinquenti la fanno franca’ perché non ci sarebbe la certezza della pena. Me lo chiedo perché non credo, e i numeri non paiono smentirmi, che oggi in Italia si commettano molti più delitti di 10 anni fa, E allora, perché?

avvocato Davide Steccanella

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Perché la riforma Orlando è “inaccettabile” per gli avvocati http://www.giustiziami.it/gm/perche-la-riforma-orlando-e-inaccettabile-per-gli-avvocati/ http://www.giustiziami.it/gm/perche-la-riforma-orlando-e-inaccettabile-per-gli-avvocati/#comments Mon, 10 Apr 2017 13:48:12 +0000 dalessandro http://www.giustiziami.it/gm/?p=8902

Circa 200 avvocati in toga stanno dando vita al flash mob per protestare contro il Ddl Orlando che prevede incisive modifiche al codice penale e a quello di procedura.

L’iniziativa, organizzata dalla Camera Penale, è cominciata col concentramento dei partecipanti al primo piano del Palazzo e prosegue sugli scaloni dell’edificio che affacciano su corso di Porta Vittoria, l’ingresso principale alla ‘casa’ della giustizia milanese. Tra i cartelli esposti: “Processo senza fine? No!” e “Difesa telefonica? No grazie”. Chiaro il riferimento a quelli che i legali definiscono gli aspetti “inaccettabili” della riforma.

PRESCRIZIONE LUNGA E PROCESSI ETERNI

Si dice spesso che col loro cavillare gli avvocati allunghino i processi. “Ma non è così – spiega il presidente della Camera Penale, Monica Gambirasio – tant’è vero che  protestiamo contro l’allungamento della sospensione dei termini della prescrizione”. Il codice riscritto prevede processi più lunghi per 3 anni. “Il decorso del tempo si verifica oggi, nella maggior parte dei casi, per l’inerzia dei pm nelle indagini preliminari. L’esito di un giudizio dilatato accrescerà la sfiducia dei cittadini nel funzionamento della giustizia per cercare di andare incontro all’esigenza della certezza della pena. Noi chiediamo che il processo venga celebrato in tempi ragionevoli ma nel rispetto delle garanzie per gli imputati”.

NO AI PROCESSI IN VIDEOCONFERENZA

Ora i detenuti vengono trasportati dalle carceri nelle aule dei processi per assistere ai procedimenti che li riguardano, salvo casi estremi previsti dalla legge di terrorismo o criminalità organizzata in cui è prevista la video – conferenza. “Con la riforma invece – puntualizza Gambirasio – si lascerebbe ai giudici ampia discrezionalità sulla partecipazione a distanza dei detenuti, anche per reati meno gravi. Il tutto peraltro a ‘costo zero’ nel senso che la riforma non prevede una copertura finanziaria per installare gli apparati”. Ma perché allontanare i detenuti dalle aule è pericoloso? “Siamo di fronte a una mortificazione del diritto delle difesa:  un contro è avere il proprio assistito in aula, con la possibilità di parlare con lui e concordare stategie, un altro è difenderlo in video – collegamento”.

UNA RIFORMA A COLPI DI FIDUCIA

Per la Camera Penale è “criticabile” anche la scelta di proporre il voto di fiducia per l’approvazione del disegno di legge” perché la delicata riscrittura di pezzi del codice penale e di procedura penale non può avvenire attraverso “la soppressione del dibattito parlamentare”. “In ogni caso – conclude Gambirasio – questa non è una riforma organica, con un’idea complessiva della giustizia. Salvo poche eccezioni, il Ddl Orlando appare difficile da condividere”.

(manuela d’alessandro)

Il flash mob della Camera Penale

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Avanza la riforma che sopprime i tribunali dei minori, a rischio i diritti dei bambini http://www.giustiziami.it/gm/avanza-la-riforma-che-sopprime-i-tribunali-dei-minori-a-rischio-i-diritti-dei-bambini/ http://www.giustiziami.it/gm/avanza-la-riforma-che-sopprime-i-tribunali-dei-minori-a-rischio-i-diritti-dei-bambini/#comments Fri, 20 May 2016 10:41:22 +0000 dalessandro http://www.giustiziami.it/gm/?p=7098

 

Zitta zitta avanza in parlamento una riforma che mira a sopprimere i tribunali per i minorenni e le procure minorili affidandone le competenze a ‘sezioni specializzate’ nell’ambito della giustizia ordinaria.

“Bambini trattati come adulti”, sintetizza Paolo Tartaglione, che lavora coi più piccoli ed è promotore di una petizione contraria, già arrivata a quota diecimila firme (tra loro Giuliano Pisapia e Gherardo Colombo).

E pensare che l’Europa ha appena imposto ai suoi stati, attraverso la direttiva ‘giusto processo penale minorile’, di copiare il modello italiano. Il ministro Orlando ha nascosto nel ‘disegno di legge per l’efficienza del processo civile’ la rivoluzione sui diritti dei più indifesi, sottraendola così a un dibattito che avrebbe meritato. “La riforma sarebbe una ferita profonda per gli interessi di bambini e adolescenti – argomenta Tartaglione – rendenddo di fatto inapplicabili le leggi a loro tutela che necessitano di alta competenza per essere interpretate e applicate. Chi si occupa di incidenti stradali e marchi aziendali si occuperà anche dei bambini”.

La deputata del Pd che col suo emendamento ha innescato l’iniziativa, Donatella Ferranti, ritiene che l’introduzione di un “giudice unico” comporti “un arricchimento di professionalità pensando ad esempio al tribunale civile e a quello dei minori che spesso lavorano sulle stesse materie, come nel caso delle separazioni”.

“Nella maggior parte dei tribunali italiani – ribatte Tartaglione – ci sono due – tre giudici che si devono esprimere su qualsiasi materia, che non capiscono come si deve parlare a un bimbo e tutte le dinamiche complesse che ci stanno attorno. Non è colpa loro: un medico di un ospedale di campo sa fare tutto, è bravissimo, ma se ho un problema al cuore preferisco andare dallo specialista”.  I contrari sottolineano anche che la riforma sarebbe “a costo zero”,  senza una formazione dei magistrati che si andranno a occupare dei minori, e che le sezioni specializzate, salvo in città come Milano, non si faranno mai. A luglio si va in senato, dopo che la camera ha già dato il via libera. Almeno, prima, se ne parli. (manuela d’alessandro)

il link per firmare la petizione

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Da giudice vi spiego perché la riforma Renzi non è una catastrofe http://www.giustiziami.it/gm/da-giudice-vi-spiego-perche-la-riforma-renzi-non-e-una-catastrofe/ http://www.giustiziami.it/gm/da-giudice-vi-spiego-perche-la-riforma-renzi-non-e-una-catastrofe/#comments Thu, 19 Mar 2015 10:17:58 +0000 dalessandro http://www.giustiziami.it/gm/?p=4176 Le proteste e le mobilitazioni, si è parlato addirittura di uno sciopero, dell’Associazione Nazionale Magistrati e delle sue correnti dopo le leggi sulla riduzione delle ferie e sulla responsabilità civile dei giudici devono essere comprese nel loro reale significato. La posta in gioco non è qualche giorno in più o in meno di ferie estive e non è nemmeno il timore di essere trascinati in un giudizio di risarcimento dai propri ex imputati.

Lo scontro è essenzialmente simbolico, una prova nei rapporti di forza tra poteri. La magistratura, con lo spazio che si è conquistata nella vita del Paese, grazie ai demeriti altrui (del ceto politico – amministrativo in particolare), ai propri meriti e anche a dispetto di suoi torti non marginali, non intende essere declassata da “Potere giudiziario” a semplice “Ordine giudiziario”, come peraltro scritto con qualche ambiguità nell’articolo 104 della Costituzione. Dalla posizione conquistata, in sostanza, non intende rinunciare ad una sorta di “privilegio” non scritto di farsi da sé le norme che regolano la sua attività, tramite il Csm soprattutto, facendole al posto del Parlamento che dovrebbe promulgare solo quelle che la magistratura stessa approva. E tantomeno intende subire un declassamento dal Governo che è seguito ai governi di centrodestra che la magistratura stessa con le sue indagini ha obiettivamente tanto contribuito a far scomparire.

Uno scontro simbolico perché in realtà tutti sanno che le ultime leggi del governo Renzi sono destinate a non cambiare nulla o quasi. Sulla questione delle ferie autorevoli magistrati e lo stesso CSM hanno quasi deriso il Governo perché avrebbe confuso la sospensione estiva delle udienze e dei termini di legge con le ferie dei giudici, riducendo maldestramente da 45 a 30 giorni solo la prima e non le seconde. Ma, comunque sia, la riforma è in concreto ben poca cosa.

E’ noto che i giudici non sono tenuti ad obblighi di presenza, non timbrano – e giustamente – il cartellino, lavorano in modo flessibile e “autogestito”, in pratica di più o di meno quando vogliono e sono tenuti solo ad una accettabile “produttività” media, quantitativa e, si spera, qualitativa, annuale.

I capi delle correnti si sono sollevati immediatamente contro la riduzione perché in realtà, dicono, parte delle ferie sarebbe già consumata da buona parte dei giudici per scrivere le motivazioni delle sentenze e dei provvedimenti rimasti indietro. Ma è un’immagine del tutto ingannevole perché se fosse vera implicherebbe che tutti i giudici e i PM seggano ogni giorno e sino al giorno precedente l’inizio del periodo estivo in udienza, per cominciare infelicemente a scrivere l’indomani quando sarebbero già in vacanza.

Invece non è vero. Tutti coloro che frequentano i Palazzi di Giustizia sanno che in realtà già nella seconda metà di luglio le udienze sono rarefatte e anche la ripresa a settembre è assai lenta. Molti sono gli spazi vuoti anche nei periodi normali. Non fissando qualche udienza in calendario, ci si concede una o due settimane bianche durante l’anno per riposare o magari anche per scrivere. Basterà incrementare un po’ questo meccanismo, da sempre consentito e accessibile a tutti tranne che ad un ristretto numero di uffici e di Procure di punta, in pratica non fissare un altro paio di udienze durante l’anno, per annullare di fatto l’effetto della legge Orlando sulle ferie.

Eppure si minacciano ricorsi al TAR o alla Consulta, ma, lo si ripete, solo perché si tratta di uno scontro simbolico, più o meno come le sfide a duello. Anche la riforma della legge Vassalli del 1988 sulla responsabilità civile dei giudici non è una corsa verso l’abisso, come qualcuno vorrebbe farla passare. Alcune modifiche al vecchio sistema sono ragionevoli, altre non sono un capolavoro.
Il filtro di ammissibilità alle azioni di responsabilità andava eliminato perché non aveva dato in concreto buona prova di sé e si era trasformato in una barriera più che un filtro. La responsabilità dei giudici resta comunque “indiretta” anche se l’obbligo di rivalsa dello Stato che ha sostituito la semplice facoltà evita che la scelta di rivalersi rimanga affidata a motivazioni oscure e non controllabili.

E’ vero invece che la possibilità di avviare l’azione per “travisamento dei fatti o delle prove” inserita nella legge non è stata una scelta prudente perché non solo è una formula vaga ma un’espressione che ricalca buona parte dei contenuti dei normali ricorsi per Cassazione. Con il forte rischio che l’azione di rivalsa si trasformi in un “processo al processo” già concluso, in una specie di quarto grado di giudizio, ripetendo argomentazioni già proposte o scartate, per mera rivalsa contro il giudice o per scardinare una sentenza passata in giudicato.

Ma il travisamento, anche nella modifica di legge, vale comunque solo se inescusabile e alla fine quello che sarà accolto come motivo di responsabilità sarà in sostanza solo il travisamento macroscopico o abnorme perché la decisione sui ricorsi spetta comunque ad altri giudici e non a qualche entità esterna e alla fine è l’interpretazione che fa la legge. In fondo questo è il senso del richiamo sull’applicazione della nuova legge fatto l’8 marzo dal presidente Mattarella durante l’incontro al Quirinale con i nuovi magistrati che stanno per entrare in servizio.

Non una catastrofe quindi. Soprattutto la magistratura dovrebbe evitare di evocare il falso scenario secondo cui qualsiasi indagato importante potrebbe paralizzare il “suo Pubblico Ministero” lanciandogli addosso un’azione di responsabilità. L’azione può essere infatti iniziata di norma dopo la Cassazione, a indagini quindi ampiamente concluse. Neppure è vero, come hanno detto altri capi dell’A.N.M., che il giudice, dovendo per la sua funzione dar ragione all’uno e torto all’altro, avrebbe comunque sempre un potenziale nemico e sarebbe quindi molto più esposto di altre categorie. Basti ricordare infatti i medici che operano stretti tra un nemico assoluto, la morte del paziente, e un potenziale nemico rappresentato dalle persone vicine al malato che, per ragioni umane comprensibili, possono essere assolutamente convinte che il loro congiunto avesse invece diritto a guarire.

Negli ultimi giorni l’attenzione si sta spostando sulla riforma delle intercettazioni. Non è difficile capire che la facoltà di svolgere intercettazioni, dopo un decreto ben motivato del giudice, non può essere compressa perché il mondo di oggi è fatto di comunicazione e non vi è delitto che non lasci dietro di sé una bava di contatti, di telefonate, di SMS, di tracce informatiche. Nello stesso tempo le indagini servono per individuare colpevoli e non per far circolare notizie carpite qua e là. Serve quindi ridisegnare l’udienza-filtro in cui solo le parti, il Pubblico Ministero e i difensori possano, con un obbligo di segretezza, prendere cognizione di tutte le conversazioni, e indicare quelle che ritengono davvero utili per l’accusa e per la difesa, prima di spedire al macero tutto il resto.

Altrimenti le parole di un qualsiasi cretino, se indagato e intercettato, potranno sempre essere utilizzate, anche se false, offensive, imbarazzanti e soprattutto inutili per rendere pubblica sui giornali la vita di un terzo non c’entra niente.

Il problema non è un modifica ragionevole delle norme e delle prassi sulle intercettazioni che sarebbe facilissimo fare anche se ne discutiamo da anni. Il problema sono coloro che, negli opposti campi, sono poco in buonafede. Coloro, e tra di essi molti politici, che lamentano la pubblicità dannosa data ai loro discorsi in libertà al telefono ma in realtà vorrebbero eliminare dalle indagini quasi tutte le intercettazioni, pericolose per le loro attività disoneste. Coloro tra i magistrati, certo non tutti, che abbondano in intercettazioni e trascrivono conversazioni a loro dire necessarie per le indagini ma in realtà sono più che soddisfatti anche solo se le parole in libertà non serviranno a condannare ma comunque finiranno sui giornali dando così lustro alla loro inchiesta.

In entrambi i casi si chiama cattiva coscienza, rinnova una scontro che continua da anni ed è perniciosa, per chi fa politica, per i giudici, per la giustizia e per noi tutti.

(Guido Salvini, gip presso il Tribunale di Cremona)

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