giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

A Cesare quel che è di Cesare, il 41bis è antifascista

Il fascismo non c’entra. Bisogna dare a Cesare quello che è di Cesare. Il 41bis sul quale anche la “mitica” Corte europea dei diritti dell’uomo ha messo l’imprimatur al pari del predecessore articolo 90 è tutto della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista. Che ora un governo di destra di ex fascisti molto forcaiolo lo condivida in pieno è solo una conseguenza automatica.

L’articolo 90 nacque in piena emergenza “antiterrorismo” per annientare l’identità politica dei detenuti nelle carceri speciali, il circuito dei camosci. Il 41bis rappresenta la prosecuzione del 90 nel paese dell’emergenza infinita. Nato come “antimafia” è stato subito applicato anche ai prigionieri politici. Oggi affligge oltre a Cospito quattro ex militanti delle Brigate Rosse organizzazione che ha cessato di esistere oltre 20 anni fa.

Il 41bis ha una chiaro marchio “de sinistra” considerando per esempio lo striscione che apriva il corteo in ricordo di Falcone e Borsellino a Palermo. C’era scritto: “Giù le mani dal 41bis”. La mafia dell’antimafia dì sciasciana memoria che fa il paio con il terrorismo dell’antiterrorismo.  Il problema di questo antifascismo che nella sua storia vanta gli incontri segreti tra Almirante e Berlinguer durante i 55 giorni di Moro ovviamente ”per difendere la democrazia”.
A Cospito il carcere duro fu applicato per decisione di Marta Cartabia ministro di un governo col Pd dentro e una fama ingiustificata di “garantista“,

Il ministro Nordio si prepara tra pochi mesi a prorogare la tortura ai danni di Cospito dopo aver respinto tutte le richieste di revoca presentate dai legali dell’anarchico. E lo farà con il consenso di tutte le forze politiche. I fascisti insieme agli antifascisti. Nel paese della Costituzione più bella  del mondo, quella usata come carta igienica  mezzo secolo fa dal regime Dc Pci e sostituita con una Carta adeguata alle leggi dell’emergenza. Dove il 41bis ci sta benissimo.

(frank cimini)

Dal Beccaria alla comunità per un corteo secondo i pm

Hanno già trascorso due notti al carcere Beccaria per aver partecipato al corteo in solidarietà per Gaza in attesa dell’interrogatorio di convalida davanti al gip De Simone domani alle 12. Accusati di resistenza aggravata e danneggiamenti un ragazzo e una ragazza di 17 anni studenti del liceo Carducci ora rischiano di essere rinchiusi in una comunità per minori. È questa la richiesta dei mitici pm di Milano per contrastare una sovversione che nei fatti non c’è

I due ragazzi erano stati fermati verso le ore 12 di lunedì davanti alla stazione e centrale di Milano in pratica prima che iniziassero gli scontri dei manifestanti con le forze di polizia. E subito trasferiti al Beccaria in attesa della convalida con la decisione che arriverà al più presto solo due giorni dopo. Il difensore Angelo Guido Guella chiede la scarcerazione. Del resto le due ragazze maggiorenni fermate con le stesse accuse erano state scarcerate il giorno dopo con la misura dell’obbligo di firma quotidiano in un commissariato. Ai minorenni invece è andata già peggio perché intanto hanno fatto una notte in prigione in più. Essere minorenni in questa ennesima storia di repressione senza sovversione appare addirittura come una aggravante. E in più c’è il rischio stando alla procura di andare in una comunita. Che tipo di comunita’? E soprattutto a fare che cosa? Magari a disintossicarsi dalla voglia di scendere in piazza per protestare?

Domani davanti al gip sarà sentito il quinto arrestato un uomo di 37 anni che risponde anche di lesioni ai danni di un rappresentante delle forze dell’ordine. Reato diventato più grave con l’entrata in vigore del decreto sicurezza, l’ultimo simbolo giuridico dell’infinita emergenza italiana.
(frank cimini

 

 

 

 

 

Lo Stato fa la faccia feroce manette a gogo’ per minori

Lo Stato fa subito la faccia feroce a meno di 24 ore dalla manifestazione in solidarietà con il popolo palestinese. Scattano cinque arresti per reati come la resistenza aggravata nel corso di una manifestazione per i quali le manette non sono certamente obbligatorie.

Due ragazze arrestate hanno avuto la convalida del provvedimento nel processo per direttissima e ora l’obbligo di firma giornaliero. Un terzo arrestato sta in attesa della decisione del giudice preliminare. Ha 37 anni è accusato anche di lesioni e avendo l’aggravante di aver commesso il reato ai danni di un rappresentante delle forze dell’ordine per cui il suo comportamento rientra in quelli previsti dalle aggravanti del decreto sicurezza.  Altri due essendo minorenni dipendono da quello che deciderà il tribunale dei minori. L’arresto di minori a causa di un corteo non può non suonare come particolarmente afflittivo.
Dalle indagini della Digos erano inizialmente emersi i nomi di otto persone tra cui le cinque arrestate. Ma ovviamente prosegue il lavoro di visione dei filmati al fine di identificarne altri. Le accuse di danneggiamenti aggravati non sono state ancora contestate formalmente pur facendo parte dell’inchiesta generale. Gli inquirenti attendono appunto l’analisi dei filmati degli scontri per attribuire le precise responsabilità sui danni causati.
La visione dei video viene considerata importante per identificare i partecipanti alla “guerriglia urbana” che si stima fossero diverse centinaia. Insomma la prospettiva è quella di andare verso un maxi processo.
La sicurezza era stata rafforzata intorno al Tribunale mentre erano in corso i processi per direttissima a completare il quadro del clima di emergenza intorno a questo ultimo atto in ordine di tempo di una repressione senza sovversione. Gli arresti di ieri mattina a cui seguiranno altri nei prossimi giorni hanno chiaramente una funzione di deterrenza verso la partecipazione ai cortei sia per la solidarietà internazionale che per le questioni di politica interna. In modo che si capiscano le vere ragioni del decreto sicurezza e del perché abbia sostituito velocemente il disegno di legge. Il tutto per regolare lo scontro sociale.
(ftank cimini

Corruzione urbanistica, pm passo più lungo della gamba

“Da pm e gip motivazioni svilenti” “Non può bastare dare o accettare incarichi per dimostrare la corruzione” “Congetture” “Mancano i gravi indizi”. Sono alcune delle definizioni utilizzate  dai giudici del Riesame nel motivare perché erano state annullate le ordinanze di custodia cautelare a carico di Alessandro Scandurra (domiciliari) e Andrea Bezziccheri (carcere) due delle persone indagate nell’indagine sull’urbanistica.

Nei prossimi giorni saranno depositate le motivazioni relative ad altre posizioni dove in alcuni casi restano in piedi misure meno afflittive ma le ordinanze di cui si è venuti a conoscenza oggi segnano l’intera inchiesta con rilevazioni molto critiche. Non ci sono prove del patto corruttivo. Al massimo si potrebbe parlare di abuso d’ufficio reato nel  frattempo abolito.

Insomma i pm a fronte degli abusi edilizi dimostratida grattacieli eretti  ristrutturando cortili avevano scelto di fare il passo più lungo della gamba, ingolositi dalla possibilità di contestare la corruzione e procedere con misure cautelari. In parole povere forti degli elementi in loro possesso sugli abusi hanno cercato di stravincere e di dare una forza mediatica all’inchiesra che comunque fa discutere di problemi gravi che esistono. La questione è che almeno secondo due decisioni del Riesame n9n c’è il reato più grave  e non esistevano ragioni per privare della  libertà imprenditori e architetti. Dal l’urbanistica emergono importanti questioni politiche che tocca in primo luogo alla politica risolvere. Questo al di là della sussistenza o meno di fatti di corruzione

(frank cimin)