Questo post è stato letto 2894 volte.
“Drogarsi è da coglioni, mettersi alla guida da drogati è da doppi coglioni”, così il ministro Salvini annunciava che, con la riforma del codice della strada che ora il Senato si appresta ad approvare, avrebbe finalmente fatto “ritirare la patente a chi viene trovato alla guida drogato”.
Non serviva una riforma: Salvini forse lo ignora, ma il reato esisteva già e prevede appunto, per chi sia colto alla guida in condizione di alterazione psico-fisica dovuta all’assunzione di sostanze stupefacenti, oltre alla condanna, la sospensione della patente di guida.
Allora cosa prevede il nuovo reato? La punizione non più di chi guida “sotto l’effetto” ma “dopo aver assunto stupefacenti”. Sembra una piccola differenza, ma è sufficiente per trasformare una norma in tema di sicurezza stradale nel cavallo di troia per una svolta in senso proibizionistico della nostra legislazione.
La procedura che verrà introdotta prevede che, per l’accertamento della presenza di tracce di sostanze stupefacenti nell’organismo, la polizia potrà sottoporre il guidatore a un tampone salivare. Se il test è positivo, denuncia e patente sospesa. Il problema è che non è affatto detto che chi risulti positivo ad un simile esame sia ancora sotto l’effetto della sostanza. Infatti, diversamente dall’alcool, le sostanze stupefacenti, anche le droghe leggere, tendono a lasciare nell’organismo tracce biologiche persistenti, che permangono ben oltre il tempo necessario a smaltire l’effetto: per giorni, anche per settimane.
“Se ti stronchi di canne e guidi, io ti ritiro la patente”, dice Salvini. Bene; ma così la patente la ritiri anche a chi ne ha fatto un uso moderato (o terapeutico), magari giorni o anche settimane prima di guidare.
Il fatto che al momento del controllo la persona fosse perfettamente lucida è irrilevante. Qual è il senso? Il senso c’è, ma non è quello di sicurezza che viene dichiarato. Il vero obiettivo della norma è di natura etica: punire l’uso personale.
Difficile non collegare questo intervento con la proibizione della cannabis legale, quella priva di effetto drogante, introdotta con il pacchetto sicurezza e non collocare il tutto in un disegno più ampio. Ed eccolo, il vero volto del governo più a destra della storia repubblicana: un po’ bacchettone, un po’ berbenista, un po‘ ipocrita, molto opportunista.
Il disegno di legge deve ora essere votato in Assemblea. Fino a martedì è ancora possibile presentare emendamenti. Durante l’esame in commissione solo i senatori di AVS sembrano essersi accorti del problema. Salvini a parte, veramente le altre forze politiche non vogliono intervenire per modificare una norma così illiberale?
avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini