giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Motivazioni Ruby Bis

Perché Berlusconi va indagato per corruzione in atti giudiziari? E perché devono esserlo anche i suoi (ormai ex) legali, Niccolò Ghedini e Piero Longo? E Karima El Marough, invece, di cosa risponderà? Se avete avuto la forza di leggervi le motivazioni della condanna in primo grado a carico di Berlusconi, ora è giunto il momento di attaccare con il sequel. Tranquilli, la produzione ha già annunciato anche il terzo episodio della saga, Ruby Ter. Ci vorrà tempo, ma il canovaccio c’è già. Intanto, eccovi le motivazioni della condanna Fede-Mora-Minetti, meglio nota come Ruby Bis, appunto.

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Cimini va in pensione e offre al Cav un posto per l’affidamento in prova

E’ la vera parola d’ordine della sala stampa del Palazzo di Giustizia di Milano: “Come ce l’hai?”. E non c’è giornalista che entrando nell’insalubre stanzetta al terzo piano del palazzaccio non si senta rivolgere almeno una volta (ma il mantra può essere ripetuto all’infinito) la fatidica domanda: “Come ce l’hai?”. La risposta, ovviamente, è variabile ma obbligata, sia che l’interpellato sia maschio o femmina. Perché la domanda ha un solo, unico e irripetibile protagonista: Frank Cimini, barbuta e pelosa istituzione del mondo giornalistico del palazzaccio che dopo 37 anni di onorata carriera, domani va in pensione.

Un duro colpo per l’umanità varia e dolente che pullula all’ombra degli incombenti marmi piacentiniani dove, talvolta, risuonano le omeriche risate di Frank, squarci di comica umanità in uno dei luoghi di “dolore” più temuti della città e, ogni tanto, dall’intero Paese. Senza medaglie, titoli e cerimonie, Frank, 60 anni compiuti a luglio in quel di Ginostra con una festa sotto il vulcano da fare impallidire Hollywood, chiude in bellezza decidendo per la prima volta in vita sua di rilasciare una piccante intervista, condotta collettivamente da alcuni colleghi della sala stampa, a questo sito che lui stesso, in un impeto di generosità testamentaria, ha contribuito a creare. Con l’avvertenza che si tratta, naturalmente, di un’intervista vietata ai minori….

Allora, Frank, questa volta la domanda te la facciamo noi: come ce l’hai?
“Barzotto!”
Perché?
“Mah non so…comunque sono contento di andare in pensione”.
Ti ricordi quando sei arrivato a Palazzo?
“Tra il 1976 e il 1977. Prima facevo il ferroviere e il praticante al Manifesto. Siccome non avevo la maturità, ho dovuto passare un esame di cultura generale per accedere al praticantato. All’orale rischiai la bocciatura dicendo che Danzica mi ricordava solo lo sciopero degli operai polacchi del 1971″.
Com’era la sala stampa allora?
“C’era sempre questo grande tavolo nero e il bellissimo telefono di bachelite da cui si chiamava per dare le notizie, poi qualcuno se l’è rubato. Il clima tra i giornalisti era competitivo, come sempre qua dentro”. Continua a leggere

Tra arte e vandalismo i writers si beccano l’associazione a delinquere

C’è un’apprezzabile e ben articolata analisi storica e sociale, di un paio di pagine, sul ”graffitismo” e anche un più difficile ma coraggioso ragionamento sul concetto di arte, ma anche sulla ”componente” di puro ”vandalismo”, entrambi presenti nel cosiddetto ”fenomeno del writing”, che trova le sue origini nella ”sottocultura dei ghetti newyorkesi”. Non è un saggio di Vittorio Sgarbi, ma sono le interessanti motivazioni (potete leggerle nella sezione ‘Documenti’) della sentenza del gup di Milano Alessandra Clemente che, lo scorso settembre, ha condannato per associazione a delinquere, per la prima volta in Italia, due giovani che armati di bomboletta spray hanno riempito la città di ‘tag’: quelle firme o sigle stilizzate che inondano di vernice i muri dei palazzi e le saracinesche della metropoli. Che facciano schifo è probabilmente un dato oggettivo, extra-processuale. Continua a leggere

Il futuro di Ruby? Una fabbrica di pasta fresca in Messico

Silvio e Ruby, Ruby e Silvio, i casi della vita. Storie di ordinaria umanità, di comuni mortali, anche se l’ex medico del Cavaliere, Umberto Scapagnini, buonanima, la pensava diversamente. Mentre Silvio accatasta carte provenienti da mezzo mondo per una improbabile se non impossibile revisione del processo Mediaset perché 64 società offshore non le spazza via nemmeno la bora di Trieste, Ruby fa progetti per il futuro. Un progetto. E pure lei punta sull’estero e ha in mano carte straniere, quelle relative all’autorizzazione, che ha già in mano, per aprire una fabbrica di pasta fresca in Messico. Continua a leggere

Mediaset, la carta che prova la bugia della testimone americana di Berlusconi

Una bugia, o perlomeno una strana amnesia, mina la credibilità delle carte americane messe oggi sul tavolo da Silvio Berlusconi per riaprire il processo Mediaset attraverso un’istanza di revisione.

La nuova testimone, Dominique O’Reilly Appleby, sapeva infatti sin dal 2007  (vedi  ‘Dichiarazioni Appleby’ in Documenti) che il Cavaliere e colui il quale con sentenza definitiva viene ritenuto il suo “socio occulto”, Frank Agrama, erano coinvolti in un’inchiesta a Milano che li accusava di essere i protagonisti di una gigantesca macchina per produrre ‘nero’ attraverso la vendita dei diritti televisivi. Continua a leggere