giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Era sì il 15 dicembre ma non morì di freddo

“Era chiusa la finestra poi aperta la lasciaru”. Dalla finestra aperta sul cortile giace agonizzante Pino Pinelli, il fumo esce lentamente e si intravedono dentro quelle stanze figure diverse da quelle fin qui conosciute, figure di funzionari di alto grado venuti da Roma che “prendono la situazione in mano” come dirà uno di loro. Figure che fanno indagini riferendo al ministro dellInterno e al capo della polizia non ai magistrati inquirenti. Catenacci, Russomanno, Alduzzi e altri meno noti spuntano tra le carte sulla strage di piazza Fontana. Ma solo nel 1996 oltre 26 anni la notte del 15 dicembre 1969 saranno chiamati a deporre ma anche allora nessuna domanda su quanto accaduto. Dal 1996 quegli atti sono rimasti off-limits per uscirne solo poco tempo fa. Da queste carte prendono spunto Gabriele Fuga avvocato e Enrico Mattini come Fuga anarchico da sempre, per editare “e a finestra c’è la morti” (da Franco Trincale, cantastorie). Un libro molto interessante e documentato per ribadire che era sì il 15 di dicembre, ma che Pinelli non morì di freddo. E non è solo una storia vecchia alla quale noi di una certa età siamo troppo affezionati. Considerando quanto accade nella cronaca quotidiana, Aldrovandi, Cucchi, Uva siamo alla stretta attualità. E’ come se tutto fosse successo ieri, anzi no, come se fosse adesso, 2013.

“Ci è sembrato giusto raccogliere il testimone dai tanti che si sono avvicinati alla figura di Pinelli, certi di trovare altri disposti a farsi carico del seguito di questa ricerca fino a nche il fumo di quella stanza non sarà davvero diradato” scrivono gli autori ricordando quella notte in questura che resta una ferita nella storia del paese perchè tutte le “autorità preposte” diedero e continuano a dare il loro contributo per coprire la verità. Non si tratta a modesto parere di chi scrive queste poche righe di riaprire l’indagine giudiziaria. Il risvolto penale soprattutto a questo punto appare di gran lunga il meno interessante, ma di trasmettere memoria lungo le generazioni perché questo libro parla dell’oggi.

La mia copia del libro reca la dedica di Gabriele: “anche nel ricordo di Primo che ci ha accompagnato nella lotta”. Leggo e mi commuovo.

(Frank Cimini)