giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Presunto basista assolto per via Palestro, per la prima volta Spatuzza smentito

E’ la prima volta che una sentenza di merito da’ torto al collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, l’ex mafioso di Brancaccio le cui rivelazioni hanno riscritto la storia dell’attentato al giudice Paolo Borsellino e di molti altri capitoli firmati da Cosa Nostra.  La Corte d’Assise di Milano, presieduta da Guido Piffer, ha assolto per non aver commesso il fatto Filippo Marcello Tutino dall’accusa di strage per essere stato quasi 22 anni fa il basista della strage di via Palestro. L’indagine che aveva portato a un mandato di arresto a suo carico nel 2014 firmato dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Paolo Storari era scaturita dalle rivelazioni del pentito, autoproclamatosi “autore di oltre 40 omicidi”, il quale aveva identificato Tutino come l’uomo che prelevò Spatuzza assieme a Francesco Giuliano alla stazione di Milano, partecipò al furto della Fiat Uno e poi la imbottì di esplosivo.

“Nel merito è la prima volta che Spatuzza viene smentito”,  spiega l’avvocato Flavio Sinatra che ha difeso Tutino, in passato legato al clan dei Graviano. “In un’altra occasione, la Cassazione aveva annullato senza rinvio la condanna all’ergastolo per la strage di via dei Georgofili inflitta al boss Francesco Tagliavia, accusato da Spatuzza”.

In attesa delle motivazioni, è evidente che i giudici non hanno ritenuto riscontrate, diversamente da quanto sostenuto dal pm Storari, che si è battuto con toni molto accesi con l’avvocato Sinatra, le affermazioni ribadite da Spatuzza anche in aula. Il difensore aveva sottolineato la stranezza per Cosa Nostra di affidarsi per un incarico così delicato a un uomo considerato “instabile” e “inaffidabile” dai Graviano che lo avevano cacciato da Palermo e trasferito a Milano per la sua indisciplina. “Finalmente qualcuno mi ha creduto”, ha detto Tutino, per il quale era stato chiesto l’ergastolo, al suo avvocato. L’imputato ha voluto assistere alla sentenza in videocollegamento dal carcere di Opera dove è detenuto per altre vicende, fiducioso in un verdetto a lui favorevole. (manuela d’alessandro)

Via Palestro, le scuse di Spatuzza a Milano

 

 

 

Le scuse di Spatuzza a Milano 22 anni dopo:
“Perdono per via Palestro, avevo venduto l’anima a Satana”.

L’ultimo ‘pezzo’ della strage di via Palestro è una voce ruvida senza volto che ci catapulta 21 anni indietro, quando l’esposione della Fiat uno imbottita di esplosivo davanti al Padiglione di Arte Contemporanea falciò cinque vite.  Ed è una voce che chiede perdono a una città, ma non risparmia immagini feroci definendo un “incidente di percorso” le vittime.

In video conferenza dal carcere, il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza interviene alla prima udienza del processo a carico del presunto basista dell’attentato, Filippo Marcello Tutino, che a gennaio ha ricevuto un ordine di arresto, ultimo protagonista dell’attacco firmato da Cosa Nostra individuato dalla Procura milanese. A indicarlo come basista, “perché era quello che conosceva meglio di tutti Milano”, proprio Spatuzza.

“Perdono, chiedo perdono alla città, ai morti, ai loro familiari – esordisce la ‘voce’ – sono responsabile di 40 omicidi. Ho partecipato a cose mostruose, abbiamo venduto l’anima a Satana . Solo ora mi sto liberando dal male che avevo dentro, ho cominciato un percorso di ravvedimento per prendere le distanze dal mio passato”. “Quei morti furono incidenti di percorso, conseguenze non volute – spiega ‘la voce’, senza però manifestare alcuna flessione, sempre ruvida – in quella fase volevamo colpire i monumenti, non le persone. In via Palestro come in via dei Georgofili. Non so cos’è successo, ci fu un problema a parcheggiare la macchina, non so perché non abbiamo centrato l’obiettivo”. Spatuzza non era lì quando l’auto scoppiò. Era già a Roma per preparare altri ‘attacchi’. La ‘voce’ si fa più dolce, proprio mentre accusa l’imputato. “Io con Marcello ero più che amico, ero fratello, siamo cresciuti insieme. Con lui e suo fratello Vittorio ho condiviso scelte e persone sbagliate. Cristianamente li considero ancora miei fratelli, ma non condivido più le loro idee, i loro sentimenti”. Alla fine nella piccola tv la ‘voce’ si spegne e si vede nell’altra metà dello schermo Tutino, che ha ascoltato il collaboratore,  alzarsi lentamente dalla sedia. (manuela d’alessandro)