giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

NoTav, gup: Non sono terroristi, ma stiano in galera uguale

“Con il loro comportamento processuale non hanno dato segni di resipiscenza” scrive il gup di Torino per negare gli arresti domiciliari a 3 militanti NoTav accusati dell’azione al cantiere di Chiomonte del 14 maggio del 2013 per i quali era caduta davanti al Riesame l’accusa di aver agito con finalità di terrorismo.

Francesco Sala, Lucio Alberti e Francesco Mazzarelli restano in carcere, e in regime di alta sorveglianza nonostante il “taglio” dell’imputazione più grave, per resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e porto di armi da guerra (le molotov).

Per il gup non è possibile sovrapporre a livello di materiale probatorio il procedimento a carico dei 3 con quello connesso a carico dei 4 militanti Notav assolti  a dicembre dall’accusa di terrorismo, condannati a 3 anni e 6 mesi per i reati comuni e messi agli arresti domiciliari.

Sala, Mazzarelli e Alberti arriveranno da detenuti al processo con rito abbreviato del 23 aprile. Il gup ha deciso di non tenere conto né della sentenza della corte d’assise né del Riesame che anche per i 3 aveva escluso il terrorismo. Il giudice si è adeguato alla propaganda dell’accusa che per bocca del pg Maddalena anche in sede di inaugurazione dell’anno giudiziario aveva criticato la corte d’assise che avrebbe “sottovalutato” il fenomeno della violenza politica.

Non si spiega, o per altro verso si spiega benissimo, perché Sala, Mazzarelli e Alberti restano detenuti in un regime di 41bis di fatto nel carcere di Ferrara pur non essendo più formalmente imputati di terrorismo. “Nessuna resipiscenza” dice il gup, tralasciando il fatto che la sede per eventuali dichiarazioni è quella del giudizio abbreviato il 23 aprile. Come del resto fecero nel processo connesso i 4 coimputati davanti all’assise spiegando le motivazioni dell’azione di Chiomonte ammettendo la loro partecipazione (frank cimini)

Insultò sindaco omofobo, prosciolto
Gip: discriminazioni di genere fuori dal tempo
La società è più tollerante

Ora le associazioni e l’intera comunità Lgbt (Lesbica, Gay, Bisex, Trans)  ringrazino pubblicamente l’ex sindaco di Sulmona Fabio Federico. E’ solo grazie alla sua ostinazione nel querelare chiunque avesse osato commentare le sue dichiarazioni omofobe che ora possiamo leggere sentenze chiare, innovative e illuminanti, in tema di discriminazione di genere e di orientamento sessuale, come quella che vi illustriamo qui.

Ricordate quel giovane che gli diede della “testa di c.” per il video in cui Federico associava omosessualità e presunte ‘aberrazioni genetiche’? Il pm di Busto Arsizio aveva chiesto l’archiviazione, spingendosi ad affermare che quell’insulto era persino poca cosa a fronte delle affermazioni pubbliche dell’allora primo cittadino su Pacs, omosessualità e genetica. Ora il gip Patrizia Nobile accoglie la richiesta di archiviazione – cui Federico si era opposto – e va oltre le argomentazioni del pm. L’imputato va archiviato perché ha reagito a una provocazione, come sostenuto dall’avvocato Barbara Indovina, che ha seguito questa vicenda più per impegno civile che per dovere professionale. “La gravità” delle affermazioni di Federico, scrive il giudice, “non è revocabile in dubbio e ciò non solo perché quanto sostenuto dall’opponente è destituito di qualsiasi fondamento scientifico, ma perché trattasi di affermazioni gravemente discriminatorie, che esorbitano da qualsiasi tutelabile manifestazione del diritto di opinione o di critica, giacché riconducibili a convinzioni, peraltro mutuate da famigerate teorie eugenetiche, incitanti all’omofobia, alla transfobia e alla discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere“. Insomma Federico ha usato concetti che non ricadono nella critica, ma sono falsità, tanto più gravi in quanto si rifanno al peggio della storia del ’900 tentando di proiettarsi sul presente. Ma in questo secolo, quello in cui viviamo, spiega il giudice, “sempre più presente è l’attenzione nella società civile a fenomeni di emarginazione sociale riconducibili all’omofobia (…) e può ritenersi che la società civile nell’ultimo decennio abbia rinunciato a ritenere ‘innaturale’ un fenomeno in realtà esistente in natura e sia dunque ormai approdata alla ‘depatologizzazione’ della omosessualità, interiorizzando piuttosto il valore della tolleranza e della tutela della libertà di orientamento sessuale“. Insomma, il signor Federico, che si è offeso per quell’insulto, è rimasto indietro di qualche decennio e male fa a lamentarsi. Fa parte di quella esigua minoranza che ritiene – maldestramente – che l’omosessualità sia una malattia.

Anche in un processo gemello di Milano gli è andata male, questa settimana. Aveva chiesto 15mila euro all’imputato di diffamazione. Invece il giudice ha assolto, al termine del dibattimento. L’offesa c’era – anzi, era forse più pesante del ‘testa di c.’ – ma è scriminata, anche in questo caso, dalla provocazione di quel video. In altri processi ancora – sì perché con le sue querele Federico ha messo in moto una quarantina di Procure e Tribunali della Repubblica – l’imputato ha transato. Noi siamo convinti che a fare giurisprudenza sarà la sentenza del giudice di Busto Arsizio. Sentenza Busto Arsizio

#grazieinquirenti, le ‘olgettine’ twittano contro i pm e si fanno la guerra

Su twitter va in (messin)scena una frizzante inchiesta ‘Ruby ter’ parallela a quella che ha portato la Procura di Milano a perquisire 21 ragazze ospiti ad Arcore con l’accusa di essere state zittite da Silvio Berlusconi a suon di bonifici. Nel Tribunale del web, @barbyguerraloca (Barbara Guerra),  l’ex show girl che avrebbe ricevuto una villa in Brianza da 1 mln di euro dall’ex Cavaliere, si difende e concede spunti investigativi ai pubblici ministeri: “Miriam Loddo case regalate dal Presidente…a me non ha regalato un cazzo nessuno!”; “Fico casa da 2 milioni a Milano2 regalata dal Cavaliere, forse vi era sfuggita” (a lei è sfuggito che Raffaella Fico non è indagata);”Andate a bussare a casa di queste, lista è lunga! Toccate sempre le persone che non c’entrano! Galanti (Claudia), Velen (Rodriguez?, ndr), Aida (Yespica?, ndr)) a cena me le ricordo bene io”.

Le ragazze si prendono gioco del fervore investigativo manifestato dai pm Gaglio, Forno e Siciliano che, in queste ore, stanno leggendo migliaia di sms e whatsap estratti dai loro telefoni cellulari sequestrati. @ioanninavisan (Iona Visan) si consulta con @barbyguerraloka:”E poi con l’Isis come siamo messi…?Spendono i soldi per la nostra sicurezza o solo per le mignotatte?“. Il 17 febbario, giorno del blitz della Procura, la modella romena scrive: “Che bella giornata di ‘SIETE RIDICOLI”".

Le ‘olgettine’ si scannano anche tra loro.  Francesca Cipriani si prende dell’”obesa” e a @giucruciani (Giuseppe Cruciani) che l’ha intervistata a Radio 24 alcune ragazze chiedono indispettite: “Ma proprio Cipriani dovevi farci sentire? Una figa no, eh?”.

Il premio per il twit più divertente va a @Ioanninavisan. Quando i pm gli riconsegnano il telefono sequestrato incide la sua felicità nell’hashtag #grazieinquirenti, corredato da foto con gran sorriso. (manuela d’alessandro)

Procuratore smentisce il Corriere…. come l’uomo che morde il cane

Non era mai accaduto. E’ successo oggi. Il procuratore della Repubblica di Milano ha smentito il Corriere della Sera in relazione a un accordo raggiunto dal colosso Google con agenzia delle entrate, gdf e pm attraverso il pagamento di 320 milioni di euro per risolvere un contenzioso fiscale.

Edmondo Bruti Liberati, senza nemmeno citare il quotidiano o generiche notizie di stampa, ha emesso un comunicato ufficiale in cui afferma: “E’ stato intrapreso il contraddittorio con rappresentanti del gruppo Google…. allo stato non sono state raggiunte intese con la società che si è riservata di fornire dati che consentano di quantificare la redditività in Italia”.

Cioè, dice Bruti, l’accordo non è stato perfezionato. Su Corriere.it Luigi Ferrarella, l’autore dell’articolo, precisa che l’accordo raggiunto la settimana scorsa dopo una riunione in procura prevede che la settimana prossima la compagnia americana presenti l’istanza di adesioneall’agenzia delle Entrate sulla base della fotografia scattata dal processo di constatazione della gdf.

Anche Google aveva smentito, ma che lo faccia la compagnia interessata al contenzioso fa parte del gioco, è quasi scontato. Che il procuratore di Milano prenda, si diceva una volta carta e penna ora sostituite dal computer, per controbattere quella che al massimo appare come una inesattezza sui tempi della formalizzazione nero su bianco di un accordo già intervenuto è sicuramente singolare.

Il capo della procura di Milano che smentisce o meglio cerca di smentire il Corriere è un po’ come l’uomo che morde il cane. Insomma è una notizia, che va al di là di un pur importante contenzioso fiscale. Anche il circuito mediatico giudiziario di cui parlano spesso i critici, in realtà non moltissimi, della repubblica penale nata nel 1992 ma con ogni probabilità pure molto prima, conosce i suoi intoppi.

Tornando a Google, la settimana prossima l’accordo sarà formalizzato esattamente nei termini di cui ha scritto il quotidiano di via Solferino. Ma allora sarà una notizia vecchia. La novità, vera e unica, è il procuratore di Milano che si imbarca nella smentita (tentata) del Corriere (frank cimini)

 

Yara, un processo sui media…sorella di Bossetti picchiata 3 volte

E’ la terza volta che la picchiano e stavolta l’hanno mandata in ospedale con trauma cranico e fratture varie con una prognosi di 30 giorni. Lei è Laura Letizia Bossetti, sorella dell’uomo in carcere con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. Il 10 febbraio corso le avevano anche messo a soqquadro la casa, adesso invece l’hanno di nuovo pestata. Si parla di due uomini incappucciati.

E soprattutto a questo punto non si può non ricordare il clima non certo meteorologico e il contesto in cui si sta svolgendo l’inchiesta. Non passa giorno che sui media finiscano elementi di indagine nell’esclusiva disponibilità dell’accusa, procura di Bergamo e polizia giudiziaria, che aggraverebbero la posizione dell’unico indagato il quale dalla sua cella continua a proclamarsi innocente.

Mai come in questo caso non è un problema di merito ma di metodo. Sarà un processo ad accertare le presunte responsabilità del signor Bossetti. Ma di questo passo non potranno non influire sulla decisione dei giudici le fughe di notizie che tendono mediaticamente a convincere l’opinione pubblica che l’indagato è colpevole “oltre ogni ragionevole dubbio”.

I particolari dell’inchiesta non sono a disposizione della difesa che apprende delle continue novità dai media, ovviamente senza poter interloquire sul punto perché l’inchiesta non è ancora chiusa. In questa situazione agiscono persone magari affette da disturbi mentali o da semplice imbecillità che vanno a prendersela con la sorella dell’indagato dopo aver respirato il clamore mediatico innescato da chi, pm o polizia giudiziaria, dovrebbe tutelare il segreto istruttorio.

E invece gli inquirenti fanno l’esatto contrario. Forse sarebbe il caso di sanzionare con procedimento disciplinare davanti al Csm il pm titolare dell’inchiesta tutte le volte che finiscono sui giornali atti e documenti non ancora depositati e che solo l’accusa conosce. Ci dovrebbe pensare la politica abituata però a  protestare solo quando i danni riguardano un suo esponente o un potente. Bossetti è un cittadino qualsiasi, con un quadro indiziario sicuramente pesante, che ha diritto di difendersi. E il diritto di difesa è fortemente limitato dall’accusa che usa i giornali per “vincere” il processo in anticipo (frank cimini)