giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

La riunione dove i Ligresti’s decisero che era l’ora di Berlusconi

E’ l’autunno del 2011, tre manager di Fonsai, Salvatore, la figlia Jonella Ligresti ed Emanuele Erbetta insieme col consulente Fulvio Gismondi, si riuniscono in un ufficio romano e convengono di essere ‘alla frutta’. Il loro ‘padrino’ Giancarlo Giannini, l’uomo che alla guida dell’Isvap per quasi un decennio ha fatto finta di non vedere le ‘stranezze’ nei conti della compagnia di assicurazioni, sta per eclissarsi e c’è il rischio concreto che abbandoni Fonsai a un destino incerto. Ed ecco che spunta il nome di Silvio Berlusconi, il solo che potrebbe fare un favore al patron di Fonsai, piazzando Giannini al vertice dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Salvatore annuncia a Jonella, Erbetta e Gismondi, che incontrerà il Cavaliere per chiedergli un aiuto. Questa la ‘trama’ ipotizzata dalla Procura di Milano che (nella sezione Documenti’ l’atto di chiusura indagini) , sulla base di interrogatori e intercettazioni,  fa da sfondo al lunghissimo ‘romanzo’ contenuto in 4 faldoni e mezzo da domani a disposizione degli avvocati di Giannini e Ligresti. Il piano dell’ingegnere non potrebbe comunque andare a segno perché di lì a pochi giorni Berlusconi lascerà Palazzo Chigi. Continua a leggere

Sempre al Coin, magistrato scambiato per commessa

Lei è molto graziosa, elegante e sempre ben vestita. Con quel sorriso scintillante potrebbe venderti qualsiasi cosa. Attratto dalla sua allure, un cliente del Coin, il grande magazzino di piazza Cinque Giornate che dista pochi metri dal Tribunale, le si avvicina fiducioso per chiedere informazioni sulla merce: “Posso chiedere a lei?”. “No, io non lavoro qui”, si schernisce. “Ah, mi scusi – ribatte quello – la vedo sempre qui, pensavo fosse una dipendente”. Lei è un magistrato.

La sentenza che obbliga lo Stato a risarcire i familiari se il killer non paga

E ora lo Stato italiano rischia di essere sommerso dalla class action dei cittadini parenti di vittime di omicidi e stupri che non abbiano ricevuto un risarcimento perché il colpevole è inadempiente o perché non è stato trovato. La sentenza (consultabile nella sezione ‘Documenti’) che ‘apre’ questa strada potenzialmente ‘esplosiva’, richiamando una direttiva  europea non adottata dall’Italia, è stata pronunciata da un giudice civile di Roma, Federico Salvati, che ha condannato la Presidenza del Consiglio a risarcire 80mila euro alla madre di Jennifer Zacconi, la 20enne incinta al nono mese uccisa nel 2006 e sepolta in una buca vicino a Venezia. “La Repubblica Italiana – si legge nel verdetto – non ha integralmente adempiuto all’obbligo di conformarsi alla direttiva, nella parte in cui impone l’adozione di ‘sistemi di indennizzo nazionali’”. Continua a leggere

Lo sguardo del detenuto in 28 scatti
(ma il fotografo è un avvocato)

Un’infinità di sbarre, porte pesantissime. Bisogna superarne sette come questa per arrivare alle celle del quarto braccio. Lunghi corridoi per raggiungere ‘la rotonda’, soprannome nome quasi poetico per l’esagono che costituisce il centro geometrico di un carcere tetro come quasi tutti gli altri. O forse peggio, perché la struttura di San Vittore è del 1879, le sue mura hanno 134 anni. Passata la rotonda, ancora corridoi, poi due rampe strette di scale, ed ecco le celle del quarto. Ora disabitate, perché il reparto è inutilizzato dal 2006, quando fu dichiarato inagibile. Sarà ristrutturato in primavera. Ma i suoi posti, spiega un commissario della polizia penitenziaria, “sono ancora conteggiati tra quelli previsti da regolamento”. Un trucchetto per ridurre il rapporto tra detenuti effettivi e capacità dell’istituto? “In effetti è un po’ così”, conferma l’agente. Ai numeri attuali, 1480 persone contro i circa 800 posti previsti. Sette porte per arrivarci da visitatore, ma per il detenuto il percorso è diverso. Non parte dall’ingresso in piazza Filangieri, ma dal retro del carcere, all’angolo tra via Bandello e via Vico.

Poi è la via crucis. Con le sue tappe e le sue cadute. Catturate una per una, in bianco e nero, negli scatti di Alessandro Bastianello, avvocato milanese che per passione – civile e fotografica – ha ritratto i passaggi che dal portone sul retro di San Vittore portano fino alla cella, in 28 scatti. L’attesa in una specie di sala d’aspetto. La consegna degli effetti personali che finiscono in un pacco legato con lo spago, custodito in un anonimo magazzino, su scaffali metallici. La schedatura, il nome del detenuto inserito in un archivio suddiviso in ordine alfabetico. La consegna della delle lenzuola e della cosiddetta dote, un corredo minimo di carta igienica, sapone e poco altro. Continua a leggere

Rcs, ora indaga la Procura, giornalisti ricevuti da pm Greco

La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta sulle disavventure di Rcs che hanno portato qualche giorno fa anche alla vendita dello storico immobile di via Solferino, ‘casa’ del Corriere della Sera. Il procuratore aggiunto Francesco Greco e il pm Adriano Scudieri indagano per appropriazione indebita su uno dei ‘capitoli’ più drammatici della crisi che ha colpito il colosso dell’editoria italiana, quello relativo a Rcs Sport. Ci sono già alcuni nomi iscritti nel registro degli indagati sui quali però al momento viene mantenuto stretto riserbo. Secondo l’ipotesi dell’accusa, qualche manager si sarebbe arricchito attraverso le sciagurate transazioni tra Rcs Sport e alcune associazioni sportive ad essa collegate, una delle cause principali dell’indebitamento del Gruppo. Si calcola un ammanco da dieci milioni di euro anche se l’audit interno sta ancora facendo i calcoli dopo che sono stati azzerati i vertici della società controllata. Stamattina, tre componenti del cdr sono stati ricevuti per un colloquio informale di oltre un’ora nell’ufficio del procuratore Greco durante il quale i giornalisti hanno espresso la loro preoccupazione per quanto sta accadendo in via Solferino. Il procuratore gli avrebbe garantito massimo impegno nel fare chiarezza sulle vicende che hanno mortificato negli ultimi mesi anche il più importante quotidiano italiano. Era stata la stessa Rcs nei mesi scorsi a presentare un esposto in Procura che si era aggiunto a quello  dell’Ordine dei Giornalisti di Roma su altro capitolo della vicenda, quello sull’acquisto da parte di Rcs della società editoriale spagnola Recoletos. Un altro ‘bagno di sangue’ per la società che potrebbe avere arricchito qualcuno anche se per ora l’ipotesi di appropriazione indebita riguarda solo Rcs Sport. (manuela d’alessandro)