giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Ligresti-Cancellieri-Cav, il Belpaese del ”tengo famiglia e pure amici”

Non si ferma la saga da ”amici miei” che vede coinvolto il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri per i suoi presunti rapporti con i Ligresti. Tanto che, proprio mentre il Guardasigilli incassa la fiducia del Parlamento malgrado i turbamenti del Pd su quelle telefonate con la compagna e il fratello di ‘Don’ Salvatore, da Milano esce ‘nero su bianco’ il virgolettato di un verbale dell’ingegnere di Paternò: racconta di quella volta che avrebbe raccomandato la vecchia amica a Berlusconi. Una ”segnalazione”, una spintarella, presunta, all’italiana.

E’ il 15 dicembre 2012. Il pm di Milano Luigi Orsi interroga Salvatore Ligresti in una tranche dell’inchiesta Fonsai, quella in cui è indagato per calunnia e corruzione anche l’ex presidente dell’Isvap, Giancarlo Giannini, che per 8 anni avrebbe chiuso un occhio sul gruppo assicurativo anche perché Ligresti gli aveva promesso, tramite Berlusconi, un posto all’Antitrust. E quando il pm gli chiede ”quanto spesso” gli sia ”capitato” di ”segnalare delle persone all’autorità politico-amministrativa”, l’ex patron di Fonsai si ricorda della sua vecchia conoscenza. ”Mi feci latore – ha spiegato – del desiderio dell’allora prefetto Cancellieri che era in scadenza a Parma e preferiva rimanere in quella sede anziché cambiare destinazione”. E con chi si fece latore? Con il Cavaliere ovviamente, che c’entra sempre. Continua a leggere

Telefonate private dal Ministero, peculato per Cancellieri?

E se fosse il reato di peculato quello di cui dovrebbe essere accusata Anna Maria Cancellieri per la telefonata di solidarietà (“qualsiasi cosa io possa fare conta su di me”) alla compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella Fragni?

Alle 16 e 42 del 17 luglio 2013, giorno di arresti per la famiglia Ligresti, la Guardasigilli chiama dal numero del suo ufficio al Ministero della Giustizia (0668853233) la vecchia amica. Fin dalle prime battute, si capisce che è una conversazione privata ed è la stessa Ministra ad averlo dichiarato, quando ha spiegato anche in Parlamento che si trattava di una manifestazione di solidarietà. “Sono Anna Maria. Io sono mesi che ti voglio telefonare per dirti che ti voglio bene, la vita mi scorre in una maniera indegna. Ma oggi dico: ‘devo trovare il…’perché te lo devo dire, ti voglio bene, guarda (…)”.  Senza entrare nel merito dell’opportunità politica, è chiaro che Cancellieri alza la cornetta per esprimere un sentimento di vicinanza (“Non è giusto, non è giusto…” dice a più riprese il Ministro della Giustizia) alla sua amica ‘Lella’. “Con quella telefonata – spiegherà poi in Parlamento – volevo esprimere la mia solidarietà: le espressioni usate in quel contesto erano utili a manifestare empatia”. Continua a leggere

Ubriaco in bicicletta, magistrato condannato a 2 mesi e 20 giorni di arresto

Condannato a due mesi e venti giorni di arresto e a 800 euro di multa  per essere stato sorpreso ubriaco in sella alla sua bicicletta.  La nemesi della Giustizia si è presentata a un bravo magistrato, già protagonista di importanti inchieste,  con la divisa dei vigili, categoria di per sé poco flessibile ma che nel caso sembra avere manifestato uno zelo d’acciaio.

Il ciclista togato stava procedendo un po’ alticcio sul marciapiede a ora tarda quando è stato avvicinato dagli uomini della legge stradale, pronti a punirlo perché non pedalava in strada. Quello però se ne stava buono sul marciapiede forse per una scelta di prudenza, consapevole che la scarsa lucidità da troppo alcol avrebbe potuto nuocere a sé e ad altri.

Niente, gli agenti non hanno voluto sentire spiegazione: guida in stato di ebbrezza, e denuncia all’autorità giudiziaria, che in questi casi è quella di Brescia perché un magistrato meneghino non può essere giudicato dai suoi colleghi. Qui si è consumata la piccola ‘odissea’ del magistrato, con qualche colpo di scena degno di indagini di maggior peso. La Procura bresciana ha chiesto di archiviare il suo caso non ritendolo colpevole, il giudice dell’udienza preliminare si è opposto chiedendo l’imputazione coatta e alla fine la toga è stata condannata in primo grado a due mesi e venti giorni di arresto e 800 euro di multa, in base alla legge del 2010 che disciplina i reati stradali. (manuela d’alessandro e frank cimini)

L’uomo ‘cavia’ in cella con Kabobo che ‘stava meglio’

Va premesso come punto di partenza e dato di fatto, appurato in esclusiva da Giustiziami.it, che quel povero detenuto non aveva il numero di telefono di Anna Maria, Cancellieri ovviamente. Non possiamo sapere, invece, cosa ha pensato quando ha scoperto che avrebbe condiviso una cella di San Vittore con Adam ‘Mada’ Kabobo, il ghanese che lo scorso maggio ha ucciso a colpi di piccone tre passanti a Milano, mentre tre riuscivano a salvarsi. Non avendo telefonate illustri da giocarsi, si sarà rincuorato quando qualcuno, magari di passaggio, gli ha detto ‘guarda che non è proprio matto, stai tranquillo’. Una perizia psichiatrica, d’altronde, solo qualche settimana fa aveva accertato che la persona che gli inquirenti descrivevano come un ‘meteorite’ caduto sulla Terra non era totalmente infermo di mente quando compiva una strage. Continua a leggere

Nomi e indirizzi baby – squillo visibili, procedimento disciplinare sul Corriere

Si sa, se uno lavora in un grande giornale dev’essere bravo. Uno che a scuola non ha mai avuto bisogno di sbianchettare i voti sul diario per riscriverli maggiorati di un paio di punti, prima di mostrare al genitore il suddetto libriccino. Sarà per questo che chi ha mandato in stampa il Corriere della Sera, nei giorni scorsi, dev’essere poco avvezzo all’uso del bianchetto coprente. Così, nel pubblicare – dovere di completezza e prova di affidabilità, ci mancherebbe – il capo di imputazione formulato dalla Procura di Roma nei confronti degli ultimi arrestati per la vicenda delle ragazzine che si prostituivano ai Parioli, il trucco del bianchetto non è andato a buon fine. Continua a leggere