giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Ombre Rosse scatta prescrizione per Raffaele Ventura

Raffaele Ventura era uno dei rifugiati politicici a Parigi per i quali l’Italia aveva chiesto l’estradizione che era stata negata dalla magistratura francese. Adesso per Raffaele Ventura condannato in origine a 27 anni di reclusione per fatti di lotta armata fra i quali l’omicidio del poliziotto Antonino Custra arriva la dichiarazione di estinzione della pena residua, 14 anni, decisa il 30 ottobre scorso dalla corte di appello di Milano. In data di oggi la procura generale che non ha presentato ricorso in Cassazione ha deciso la revioca del mandato di arresto europeo.

Ventura, 75 anni a Parigi dal 1981. è libero di tornare in Italia. La corte di appello  aveva applicato la norma secondo cui la pena si estingue col decorso di un tempo pari al doppio della pena inflitta e, in ogni caso, non superiore a trenta e non inferiore a dieci anni.

L’operazione Ombre Rosse  era stata decisa dal ministro Marta Cartabia e ispirata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando il giorno del rientro di Cesare Battisti aveva dichiarsto: “E adesso gli altri“.  Ma la sezione istruttoria della corte di appello di Parigi negava la consegna dei rifugiati per il motivo che tutti erano stati condannati in contumacia, condizione non ammessa dalla legge francese. Tutti a eccezione di Giorgio Pietrostefan, delitto Calabtesi. Ma in questo caso avevano osato il troppo tempo trascorso (mezzo secolo dal 1972) e le condizioni di salute dell’ex dirigente di Lotta Continua.

Insomma a Parigi adesso c’è un rifugiato politico in meno. Se ne farà una ragione l’Italia che non solo con questo governo continua a cercare di artigliare in giro per il mondo persone per fatti di 50 anni da.

(frank cimini)

 

Il nuovo reato sulla patente sospesa per droga non è come sembra

“Drogarsi è da coglioni, mettersi alla guida da drogati è da doppi coglioni”, così il ministro Salvini annunciava che, con la riforma del codice della strada che ora il Senato si appresta ad approvare, avrebbe finalmente fatto “ritirare la patente a chi viene trovato alla guida drogato”.

Non serviva una riforma: Salvini forse lo ignora, ma il reato esisteva già e prevede appunto, per chi sia colto alla guida in condizione di alterazione psico-fisica dovuta all’assunzione di sostanze stupefacenti, oltre alla condanna, la sospensione della patente di guida.
Allora cosa prevede il nuovo reato? La punizione non più di chi guida “sotto l’effetto” ma “dopo aver assunto stupefacenti”. Sembra una piccola differenza, ma è sufficiente per trasformare una norma in tema di sicurezza stradale nel cavallo di troia per una svolta in senso proibizionistico della nostra legislazione.
La procedura che verrà introdotta prevede che, per l’accertamento della presenza di tracce di sostanze stupefacenti nell’organismo, la polizia potrà sottoporre il guidatore a un tampone salivare. Se il test è positivo, denuncia e patente sospesa. Il problema è che non è affatto detto che chi risulti positivo ad un simile esame sia ancora sotto l’effetto della sostanza. Infatti, diversamente dall’alcool, le sostanze stupefacenti, anche le droghe leggere, tendono a lasciare nell’organismo tracce biologiche persistenti, che permangono ben oltre il tempo necessario a smaltire l’effetto: per giorni, anche per settimane.
“Se ti stronchi di canne e guidi, io ti ritiro la patente”, dice Salvini. Bene; ma così la patente la ritiri anche a chi ne ha fatto un uso moderato (o terapeutico), magari giorni o anche settimane prima di guidare.
Il fatto che al momento del controllo la persona fosse perfettamente lucida è irrilevante. Qual è il senso? Il senso c’è, ma non è quello di sicurezza che viene dichiarato. Il vero obiettivo della norma è di natura etica: punire l’uso personale.
Difficile non collegare questo intervento con la proibizione della cannabis legale, quella priva di effetto drogante, introdotta con il pacchetto sicurezza e non collocare il tutto in un disegno più ampio. Ed eccolo, il vero volto del governo più a destra della storia repubblicana: un po’ bacchettone, un po’ berbenista, un po‘ ipocrita, molto opportunista.
Il disegno di legge deve ora essere votato in Assemblea. Fino a martedì è ancora possibile presentare emendamenti. Durante l’esame in commissione solo i senatori di AVS sembrano essersi accorti del problema. Salvini a parte, veramente le altre forze politiche non vogliono intervenire per modificare una norma così illiberale?
avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini