giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Ilaria Salis libera ma da Ungheria carota e bastone

L’Ungheria libera Ilaria Salis mentre si appresta a chiedere al parlamento europeo la revoca dell’ immunità acquisita con le elezioni del 9 giugno scorso. Insomma da Budapest praticano la politica del bastone e della carota.

Ieri mattina la polizia è andata nella casa che dal 23 maggio ospita Ilaria Salis agli arresti domiciliari togliendo la caviglierà elettronica che serviva per controllarla ed evitare che non scappasse. Questa è la conseguenza della decisione del Tribunale che ha accolto l’istanza presentata dall’avvicato Giorgy Magiar subito dopo l’elezione al Parlamento di Strasburgo che però sarà proclamata ufficialmente solo il prossimo 16 luglio.

Le autorità ungheresi hanno deciso di giocare d’anticipo liberando l’insegnante di Monza che lunedì compirà 40 anni e che festeggerà qui dopo che il padre e l’intera famiglia avevano già comprato i biglietti per raggiungerla a Budapest in occasione del compleanno.

Ilaria infatti è completamente libera e torna. Ma la battaglia come precisano i suoi difensori italiani Eugenio Losco e Mauro Straini non è finita. Toccherà al Parlamento europeo decidere sulla richiesta ungherese di revoca della immunità. Impossibile prevedere adesso se il processo continuerà o se riprenderà soltanto alla fine del mandato.

Ilaria Salis era stata arrestata il 23 febbraio dell’anno scorso con l’accusa di aver aggredito e picchiato un paio di partecipanti alla manifestazione “dell’onore” organizzata da gruppi neonazisti. Provocando ferite guaribili tra i 5 e gli 8 giorni ma che nel capo di imputazione diventavano “potenzialmente letali” fino a far ipotizzare una condanna a 24 anni di reclusione o a un patteggiamento a 11 anni.

A novembre dell’anno scorso la notizia della carcerazione di Ilaria in condizioni terribili cominciava a filtrare sui giornali. Ma il caso scoppiava clamorosamente solo in occasione dell’udienza del 28 marzo scorso quando le telecamere del Tg3 riprendevano l’imputata in manette, ceppi catene e al guinzaglio delle guardie. Fino ad allora il governo italiano a conoscenza di tutto non aveva mosso un dito. Le immagini cambiarono il quadro fino alla decisione degli arresti domiciliari con la caviglierà finiti ieri mattina.

Il padre Roberto Salis dice: “Vado a prenderla e me la porto a casa io. Sono molto contento sto cercando di organizzare il rientro il prima possibile. Ho lavorato in sordina ma non ci aspettavamo che venisse liberata già oggi. Mi ha chiamato l’avvocato Magiar per dirmi che la polizia stava andando a liberarla”.

Secondo i dirigenti del gruppo Sinistra e Verdi “la liberazione è una sconfitta di Orban e dei leader repressivi di estrema destra. È una vittoria significativa per la giustizia”.

L’Ungheria fa sapere che combatterà ancora per farla condannare. Aiutata evidentemente in Italia da chi tira fuori vecchie storie di occupazioni abusive di case per le quali come sottolineano gli avvocati non ci sono mai stati provvedimenti formali.
(frank cimini)

Rubare gli avvocati è molto pericoloso

Ci sono ladri cattivelli, quelli che puntano al colpo sicuro, mettendo in conto la violenza. La vecchietta indifesa per strada, il coltello per minacciare.

Ladri che puntano alto. Il quadro al museo, l’operazione pianificata nei dettagli, il fascino criminale di Lupin.

Poi ci sono i ladri che sfidano l’abisso, cacciandosi nei guai a tutti i costi, per inseguire il sogno di un televisore 4k, di una vacanza di lusso in Polinesia. Come lei, I., 54 anni, che tra tutti i posti in cui poteva mettersi a rubare ha deciso di puntare all’unica categoria con cui i guai sono sicuri: gli avvocati.

Si faceva assumere come segretaria. Si presentava benissimo. Seria, sorridente.

Con l’avvocato Francesco Molfese, studio in viale Montenero, secondo la procura ha giocato un po’ sporco, approfittando dell’età e della salute. Ad agosto 2022 gli ha preso la carta di credito, ha falsificato una delega e si è presentata in banca per effettuare tre bonifici con causali finte. Due a se stessa, uno al compagno. Totale 15.450 euro. Poi ha usato quella stessa carta per fare acquisti: Unieuro, Rinascente, Micheal Kors, Coin, profumeria Mazzolari in Galleria Vittorio Emanuele. Agosto 2021. Fanno altri 8900 euro.

All’avvocato Alessandro Limatola sottrae due bancomat e si impossessa di 6mila euro in pochissimi giorni di prelievi seriali. Passarla liscia era davvero una missione impossibile, una sfida al destino: uno dei bancomat era collegato al conto di una Fondazione di studi economici e giuridici. Settembre 2022.

Anche con l’avvocato Alessandro Orsenigo, operazione bancomat: mille euro.

Nello studio dell’avvocato Lorenza Biglia, in via Lanzone, si presenta invece per un colloquio. Ma l’attesa è sfibrante, così la donna esplora lo studio e scova la borsa incustodita dell’avvocatessa Rossana Spagnolli. Intanto si intasca i 250 euro in contanti, poi col bancomat spende 48 euro in tabaccheria.

A dicembre 2022, tre prelievi con la tessera dell’avvocato Massimo Bonacina. Fanno 1250 euro.

Dallo studio dell’avvocato Claudio Acampora prende la carta di credito “eludendo la sorveglianza” direttamente dal cassetto della scrivania del titolare. Le marche da bollo sottratte sono un di piu. Coi prelievi arriva a 4850 euro in due giorni (gli avvocati non hanno il limite quotidiano di 500 o 1000 euro come gli umili redattori di questo blog).

Alla fine, di un avvocato ha avuto bisogno lei. Prima il carcere, a San Vittore, poi l’immediato disposto dalla giudice Lorenza Pasquinelli, infine ieri la condanna davanti alla quarta monocratica. Il pm aveva chiesto sei anni, il giudice gliene ha dati quattro. La morale però è anche che evidentemente gli avvocati milanesi non si parlano abbastanza tra loro. E come sempre noi siamo qui per aiutare.
(N.d.r)

In Cassazione Davigo gioca la carta Coppi

In Cassazione il professor Franco Coppi considerato il più importante penalista italiano affiancherà Davide Steccanella con l’obiettivo di ribaltare la condanna di primo grado confermata in appello a un anno e tre mesi comminata a Piercamillo Davigo in relazione alla consegna al pm Paolo Storari dei verbi di Piero Amara.
Nel ricorso alla Suprema Corte i difensori dell’ex pm di Mani Pite ed ex membro del Csm fanno osservare che il loro assistito è stato condannato per concorso nel reato con un imputato Storari assolto in via definitiva dalla stessa imputazione.
Inoltre sempre nel ricorso si fa notare in via subordinata che la procura avrebbe al limite dovuto modificare l’accusa a Davigo contestando la norma che punisce il concorrente che trae in inganno l’altro in buona fede e quindi incolpevole. Ma si tratta all’evidenza di un fatto diverso da quello per il quale Davigo è stato condannato.
La procura avrebbe dovuto mutare l’imputazione ma non l’ha fatto è la tesi dei difensori.
Gli avvocati fanno osservare che a conclusione di una vicenda giudiziaria che ha interessato quattro procure con diversi imputati che ebbero a che fare con i verbali di Amara l’unico condannato è stato Davigo.
(frank cimini)

Sala porta Barbacetto in tribunale per i post critici sull’urbanistica

 

Su proposta del sindaco Giuseppe Sala, la Giunta di Milano ha votato all’unanimità una delibera per chiedere un risarcimento danni al giornalista Gianni Barbacetto davanti al tribunale civile. Già fa abbastanza impressione immaginare che un’amministrazione intera con voto unanime si dedichi a perseguire un singolo cronista per averla denigrata.

Il secondo aspetto importante è che siamo davanti a un’iniziativa di quelle che si prendono quando si vuole fare molto male: non una querela per diffamazione depositata in Procura ma direttamente una richiesta di risarcimento per i danni subiti. Ma quello davvero preoccupante è che Barbacetto venga portato a giudizio non per gli articoli pubblicati sul ‘Fatto Quotidiano’ ma per commenti su Facebook, su X e sul suo blog postati a marzo, aprile e maggio di quest’anno. Tutti contenenti dichiarazioni critiche rispetto alle politiche urbanistiche portate avanti dalla giunta Sala che hanno attirato anche l’attenzione, a torto o a ragione lo vedremo, della magistratura ma anche di tanti cittadini riuniti in comitati. Tutti che si richiamano nei contenuti agli articoli che scrive sul suo giornale. L’impressione è dunque che l’amministrazione voglia colpire ‘duro’ perché Barbacetto non godrebbe della copertura economica che gli garantirebbe il giornale a meno che il direttore Marco Travaglio non decida, com’è probabile, di battersi a fianco di uno dei suoi giornalisti più rappresentativi.

“Da oggi sospendo ogni attività social – è stata la reazione  -. Mi è arrivata notizia dal ‘Giornale’  che la giunta di Milano ha deliberato di portarmi in tribunale, suppongo per le critiche al sindaco e le informazioni sull’atività del Comune in campo urbanistico, oggetto di inchieste della Procura. Tutto quello che posto suo social passa prima dal mio giornale che però non è stato querelato. Io da solo sono più debole”.

Noi da piccolo blog, che ha subito un’azione simile in passato uscendone vincitore, esprimiamo la nostra vicinanza al collega.  Della storia di Davide e Golia ci piace solo il finale ed è quello che gli auguriamo.

(manuela d’alessandro e frank cimini)