giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Gli amici e quelle “maglie celebrative” per Formigoni in vacanza

Tutti per uno, uno per tutti. Quattro amici rilassati a poppa, su un tavolo piatti e bicchieri sparsi dopo uno spuntino, in fondo il bel mare della costa dalmata. I ‘moschettieri’ dell’ex ‘re’ lombardo, Roberto Formigoni, sfoggiano orgogliosi polo ”marinaresche” con la scritta “President Roberto – Sailing Team Croazia 2009″. Maglie che, ipotizzano gli investigatori, sono state “prodotte a fini celebrativi di una visita di Formigoni” nel Paese balcanico. La foto souvenir è contenuta in una pen drive acquisita nell’ambito dell’inchiesta su presunte tangenti nel mondo della sanità lombarda, che coinvolge anche l’imprenditore ed ex consigliere regionale di Forza Italia Massimo Gianluca Guarischi. Ex politico che, secondo le indagini della Dia e dei pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, avrebbe raccolto le mazzette versate dagli imprenditori e avrebbe pagato una serie di viaggi al Celeste, accusato di corruzione e turbativa d’asta.

Le polo con dedica risalgono al 2009, ma gli amici di Formigoni le ripropongono tre anni dopo. E’ il 27 giugno 2012 e da sinistra verso destra nella foto, scrive la Direzione Investigativa Antimafia, figurano Massimo Dell’Acqua, Mauro Villa detto Willy (all’epoca segretario personale dell’ex Presidente del Pirellone), Nikola Juric, proprietario dell’Hotel Spongiola nell’isola di Krapanji dove alloggiano Formigoni e compagnia, e Luana Cazzato, amica dell’attuale senatore del Pdl. Il viaggio in Croazia, stando alla ricostruzione della Procura, è offerto come tanti altri da Guarischi, che all’epoca era tornato in libertà dopo una condanna per mazzette appena finita di scontare. E ora è di nuovo a processo, dove sono stati depositati gli atti sulla presunta corruzione di Formigoni, inchiesta quest’ultima ancora aperta. Tra le altre cose, una testimone racconta a verbale che in barca, oltre all’ex Governatore e agli amici, c’erano pure “il capitano di nazionalità croata” e “due, tre persone di servizio”. (manuela d’alessandro)

 

Nuove carte su corruzione Formigoni, ‘i viaggi a scrocco a spese di Guarischi’

“Voglio che sia chiaro: in caso di incidente, non ero io alla guida!”. Scherza Roberto Formigoni, al timone di un gommone fuoribordo e al tempo – siamo ai primi di settembre del 2012 – alla guida soprattutto di una Regione Lombardia che lascerà a breve, dopo 18 anni di governo del Pirellone, travolto da un’ondata di inchieste giudiziarie.

Nella scena, ripresa in un video di 37 secondi, il Celeste al timone sta per dare gas e trainare sugli sci d’acqua Gianluca Guarischi, faccendiere e imprenditore, in passato consigliere regionale di Forza Italia, in libertà dopo una condanna per tangenti appena finita di scontare. Sono grandi amici, lui e Formigoni. Vanno in vacanza assieme, solo che a pagare, è quasi sempre Guarischi. Almeno stando a una serie di informative della Direzione Investigativa Antimafia depositate dai pm di Milano Gittardi e D’Alessio nel nuovo processo per corruzione a carico di Guarischi. Il quale, nonostante il processo sia già in fase di dibattimento, a oggi è ancora in carcere.

In uno stralcio ancora aperto delle indagini, Formigoni è accusato di corruzione proprio per i regali ricevuti da Guarischi per favorire, stando agli inquirenti, le società di una famiglia di imprenditori della sanità, Giuseppe Lo Presti e figli, che proprio ieri hanno patteggiato. Viaggia spesso, Formigoni, a bordo di jet privati ed elicotteri. Ma a sganciare, secondo gli investigatori della Dia, è sempre il faccendiere amico.

Il conto delle somme versate da Guarischi per i viaggi di lusso con Formigoni, arriva a 65mila euro. Destinazioni? Croazia, Sankt Moritz, Valtellina, Olbia.
E’ il caso del viaggio del 21 giugno 2009 in Croazia. Volo Linate-Spalato su un aereo privato noleggiato dalla Topjet Executive di Milano. A bordo Guarischi, Formigoni, la fidanzata Luana Cazzato e altre due persone.
Costo dell’operazione, fatturata a Guarischi, 14mila euro. La compagnia trascorre una serena settimana su uno yacht al largo di Sebenico.
Passano tre anni, è agosto 2012, e mentre Formigoni è già indagato per il caso Maugeri, trascorre un altro soggiorno in Croazia con Guarischi, la Cozzato e altri. Questa volta ciascuno sembra pagare il proprio biglietto d’aereo,
mentre non si sa chi paghi il noleggio dello yacht e l’albergo a Maslinica. I bagagli li porta gentilmente un collaboratore di Guarischi, partendo dal Pirellone su un’auto intestata all’imprenditore Lo Presti.
Il braccio destro di Formigoni, Mauro Villa, gli consegna due valigie per il Celeste, insieme a due borsoni marchiati ‘Peck’. “Sbirciando – spiega l’autista – ho riconosciuto vari generi alimentari”.
La vacanza del governatore viene però funestata dal lutto: il 31 agosto muore il cardinal Carlo Maria Martini, deve rientrare immediatamente a Milano e Guarischi gli trova un jet privato. A Linate lo aspetta il solito collaboratore dell’amico, che gli consegna una cassa di champagne Ruinart: “Non ricordo se fossero sei oppure 12 bottiglie”, dirà agli investigatori. Offre Guarischi, ça va sans dire. Con il jet privato, Formigoni farà presto a tornare alla serenità delle vacanze croate, trainando sugli sci d’acqua Guarischi, alla guida del gommone, solo due giorni dopo.
C’è poi il volo in elicottero per Sankt Moritz, esclusiva località invernale svizzera, dove la compagnia festeggia il compleanno di Luana, la fidanzata di Formigoni, insieme a Giuseppe Biesuz, ex Ad di Trenord, poi finito in altri guai giudiziari. Far girare le eliche dell’elicottero Swiss Jet, andata e ritorno, non è cosa da poco. Paga ancora l’amico Gianluca: seimila euro.
Le pale girano anche quando Formigoni, il 4 marzo 2011, prende un elicottero da Linate a Livigno, poi passa a Santa Caterina Valfurva e fa ritorno a casa, insieme ad altri 5 passeggeri.
Sull’agenda degli impegni del presidente, per quelle ore risulta l’indicazione “privato”. Costo dell’operazione? Ottomila euro. Fatturati alla Guarischi Consulting dalla Topjet. La stessa società che fattura, di nuovo a Guarischi, 7.480 euro per un’andata-ritorno Linate-Olbia in jet privato il 9 e l’11 ottobre 2009. A bordo ci sono quattro persone, tra cui Formigoni. I passeggeri sono invece sei – tra cui sempre Guarischi e Formigoni – il 2 giugno 2010, e quattro giorni dopo sul volo di ritorno. Stessa destinazione, Olbia, stesso destinatario dell’addebito, Guarischi, che questa volta sgancia 11.800 euro.
Tutti sono ospiti nella famosa villa di Cala Volpe che ha già fatto capolino nell’inchiesta Maugeri. Acquistata da Alberto Perego, amico di Formigoni, a un prezzo secondo gli inquirenti, sottostimato di qualche milione di euro.
La Sardegna dev’essere il luogo del cuore per Formigoni: ci torna con gli amici il 12 aprile e poi il 17 settembre 2012. Volare è comodo se come sempre paga Guarischi. Fanno altri 17mila euro.
Secondo gli investigatori, Gianluca Guarischi è per Formigoni il nuovo Pierangelo Daccò. Un consulente e amico intimo che offre regali e vacanze in cambio di favori a imprenditori della sanità fidati.
Amicizie sul crinale del business illecito, secondo gli inquirenti. Commentando una delle vacanze croate, il solito collaboratore di Guarischi dirà all’imprenditore Lo Presti. “Gianluca non è in vacanza, perché sta lavorando più che a Milano. L’ho visto in forma smagliante, con il nostro amico che pende dalle sue labbra…Se Luca gli dice ‘bevi’ lui beve, ‘cammina’ cammina, ‘fermati’ fermati”. (nino di rupo)

“La Procura non indaga”, tolte sette indagini a Greco

Sette inchieste tolte a uno dei magistrati più quotati della Procura di Milano, Francesco Greco, che, secondo  un giudice e la Procura Generale, non avrebbe indagato su vicende di evasione fiscale, scuotono il Palazzo di Giustizia. Da aprile a settembre il procuratore leader del pool che combatte la criminalità economica, che ha ‘firmato’ inchieste come quella sulla scalata ad Antonveneta ed è stato citato ieri anche da Enrico Letta come possibile futuro consulente di Palazzo Chigi, si è visto bocciare dal gip Andrea Salemme sette richieste di archiviazione. Fin qui, nulla di strano: capita che un giudice non condivida l’orientamento della pubblica accusa. Quello che appare davvero inedito, tanto che nessuna statistica e nessuna ‘toga’ di lungo corso lo ricordano, è l’intervento della Procura Generale, l’organo a cui spetta il controllo su tutti i magistrati del distretto milanese. Di solito, quando un giudice non vuole archiviare, ordina allo stesso pm che ha ricevuto la notizia di reato di riapplicarsi sulle indagini.  Il pg Carmen Manfredda, su delega del suo ‘capo’ Laura Bertolé Viale (pubblica accusa nel processo d’Appello Mediaset a Berlusconi), si é invece sostituita a Greco sulla base di un articolo del codice di procedura penale, finora rimasto ‘sulla carta’, che gliene da’ facoltà (‘avocazione delle indagini per mancato esercizio dell’azione penale’). Una di queste inchieste, tutte partite da segnalazioni dell’Agenzia delle Entrate, riguarda una maxi frode da quindici milioni di euro messa a segno attraverso una società estera  da un’ azienda brianzola attiva nel campo degli arredamenti. Greco, stando a quanto riferito da fonti del Palazzo, avrebbe archiviato la pratica nel giro di pochissimi giorni, sostenendo che la frode esisteva, ma non era possibile provarla per un’interpretazione giuridica. Una scelta ritenuta  troppo precipitosa dalla Procura Generale visto che, si fa notare, nemmno un atto d’indagine è stato compiuto per cercare eventuali prove. In queste settimane, la polizia giudiziaria sta raccogliendo informazioni e documenti che poi verranno valutati dalla Procura Generale. La replica della Procura è affidata ai numeri. Viene sottolineato che nei primi cinque mesi di quest’anno sono state inoltrate  all’ufficio gip circa 1600 richieste di decreto penale di condanna per reati fiscali e si è indagato su importanti societa’ fino ad arrivare a sequestri imponenti, come gli 1,2 miliardi di euro ‘congelati’ alla famiglia Riva dell’Ilva di Taranto. (Manuela D’Alessandro)

Il silenzio dei giornaloni sulla procura che non fa indagini

Repubblica zero righe imitata dalla Stampa. Il Corriere della sera 15 righe in cronaca nascostissime. E’ il silenzio dei giornaloni sulla notizia relativa alla procura generale che ha tolto 7 inchieste per frode fiscale ai mitici pm del quarto piano per una ragione molto semplice. Tecnicamente si chiama “inazione”. In parole povere non indagavano. Un gip ha detto no alle richieste di archiviazione ed è scoppiata la bufera di cui i grandi giornali non intendono parlare.

Si tratta di una storia vecchia che risale ai tempi di “Mani pulite” quando i grandi editori che erano anche imprenditori d’altro e sotto schiaffo del pool la fecero franca in cambio dell’appoggio mediatico alla falsa rivoluzione impersonata da un magistrato peraltro abituato a vivere a scrocco degli inquisiti del suo ufficio e che in pratica era anche peggio dei politici finiti in carcere. Insomma una sorta di corruzione organica tra editori e magistrati. E così pure a distanza di vent’anni le disavventure della procura non meritano articoli.

Tra gli indagati delle 7 inchieste per evasione fiscale non c’è il cavalier Berlusconi. Ovvio. In quel caso l’indagine sarebbe stata veloce. Come non c’era Berlusconi di recente neppure in un’altra inchiesta il cui fascicolo, Sea per turbativa d’asta, venne dimenticato-perso (non si è mai capito) e poi ritrovato solo quando apparve sui giornali la notizia che da Firenze a Milano erano state trasmesse intercettazioni con il sospetto che fosse stata pilotata la gara vinta da Gamberale. Succede che i magistrati a volte si impegnano per dare ragione al Cav ma i giornaloni non lo scrivono (frank cimini)

Omicidio Ferrulli, 4 poliziotti imputati, folla di “colleghi” tra il pubblico

4 agenti di polizia sono imputati per l’omicidio di Michele Ferrulli (30 giugno 2011) morto di infarto e che secondo l’accusa sarebbe stato picchiato con i manganelli mentre gridava aiuto. Decine di colleghi degli imputati a ogni udienza presidiano spazio riservato al pubblico e corridoi limitrofi. Sono in servizio? Sono pagati da noi contribuenti per stare lì? E a fare che cosa? Perchè? E’ solidarietà di corpo? Di casta? E’ un modo di esercitare pressione psicologica sui giudici della corte d’assise?

Il tribunale di Milano è già stato teatro di assoluzioni per legittima difesa di commercianti che hanno ucciso sparando alle spalle di rapinatori che scappavano (frank cimini)