giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

I giudici restituiscono a Cospito le foto dei parenti

”È del tutto ragionevole ritenere che le 29 fotografie di cui si discute siano le stesse che Alfredo Cospito poteva tenere già nel carcere di Milano”. È uno dei passaggi delle motivazioni con cui i giudici di Torino hanno deciso che siano restituite al detenuto anarchico le immagini di genitori e parenti oltre alle cartoline e a varia corrispondenza.

I giudici hanno accolto il reclamo presentato dal difensore Flavio Rossi Albertini. I giudici spiegano che non conta niente il fatto che le immagini possano riguardare persone sconosciute. “La consegna delle foto non pregiudica nulla. Si tratta di foto risalenti a decenni fa come si apprezza dall’abbigliamento delle persone in contesti domestici e familiari. Non appaiono celare messaggi critici e non mettono a repentaglio l’impostazione del regime penitenziario del 41bis”.

Nell’udienza di due giorni fa il pm della procura di Torino Paolo Scafi aveva affermato che le foto avrebbero potuto contenere messaggi criptici. Si tratta dello stesso pm che era stato applicato nel processo di appello per i pacchi bomba di Fossano e dello stesso pm che nei giorni scorsi aveva chiesto pene superiori a un anno di reclusione per una dozzina di studenti responsabili di aver occupato aulette universitarie. Scafi negava anche la sospensione condizionale della pena perché gli imputati non si erano pentiti.

Cospito è attualmente detenuto nel carcere di Sassari dove le foto erano state “bloccate” nonostante avessero avuto nella prigione di Opera in precedenza il visto favorevole della censura. Cospito protagonista di un lungo sciopero della fame attende che  l’udienza del prossimo 19 ottobre per discutere la revoca del 41bis dopo che l’apposita istanza mandata al ministro Nordio non aveva ricevuto risposta.

(frank cimini)

Cospito, ecco perché il Dap blocca le foto dei parenti

“Le fotografie raffigurano soggetti sconosciuti a questa direzione”. Lo scrive il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria distaccamento di Sassari per spiegare i motivi che impediscono al detenuto Alfredo Cospito la disponibilità delle foto dei genitori defunti e di altri familiari.

Nel reclamo contro il divieto sul quale i giudici del Tribunale di Torino si sono riservati di decidere  l’avvocato difensore Flavio Rossi Albertini osserva che le fotografie riportano tutte sul retro il visto di censura della casa di reclusione di Opera dove Cospito era ristretto sottoposto al regime del 41 bis.

”La motivazione contenuta nel provvedimento di trattenimento temporaneo inoltre è destituita di ogni fondamento – scrive il legale – perché i soggetti riprodotti nelle immagini sono persone già censite dall’istituto ovvero immortalano fratelli di Cospito già regolarmente autorizzati ad effettuare i colloqui visivi mensili con il congiunto”.

L’avvocato chiede di annullare il trattenimento che riguarda le foto dei genitori defunti già oggetto del procedimento davanti ai giudici di Torino e altre 27 immagini delle quali la difesa ha appreso solo successivamente fossero state nloccate.

Il legale sostiene che siamo davanti a divieti che finiscono per violare diritti di rango costituzionali attinenti alla sfera privata e personalissima dell’individuo.

”Non si comprende in che modo le fotografie possano essere ritenute pericolose” conclude il legale.

Nell’udienza di ieri a Torino il pm Paolo Scafi ha sostenuto che le foto potrebbero contenere messaggi criptici. Si tratta dello stesso magistrato che nei giorni scorsi per l’occupazione di due aulente universitarie ha chiesto pene superiori a un anno di reclusione per una dozzina di studenti universitari insistendo affinché fosse negata la sospensione condizionale perché benché incensurati non avevano dimostrato pentimento.

(frank cimini)

Non c’è terrorismo ma pm insiste comunque per la galera

Nonostante il Tribunale del Riesame abbia annullato l’accusa di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo la procura di Genova insiste affinché le 9 misure cautelari tra arresti domiciliari e obblighi di dimora siano trasformate in carcerazione a carico degli anarchici che rispondono di pubblicazione clandestina (la rivista Bezmotivny che sta in bacheca sulla pubblica via e viene spedita per abbonamento postale) e istigazione a delinquere per aver inneggiato ad Alfredo Cospito.

All’udienza di stamattina il pm non si è presentato in aula davanti al Riesame facendo riferimento alla memoria già presentata al collegio che aveva escluso il reato associativo e che è stata nuovamente depositata.

Gli avvocati delle difese hanno discusso ribadendo la necessità di rigettare la richiesta della procura. Secondo il pm gli indagati dovrebbero finire in carcere per la responsabilità di aver scritto su una rivista ormai praticamente chiusa a causa di ristrettezze economiche e per aver manifestato solidarietà a Cospito. Per la procura gli indagati sono “inaffidabili” in quanto “refrattari alle regole imposte dall’autorita’”. Le difese fanno riferimento alla violazione e della libertà di pensiero. Il Tribunale del Riesame si è riservato di decidere sulle misure cautelari e lo farà nei prossimi giorni.

Intanto nel carcere di Sassari Bancali Alfredo Cospito è stato sospeso per una settimana dalle attività ricreative e sportive perché nel corso del colloquio con la sorella Claudia lo scorso 8 agosto parlando della vicenda delle foto dei genitori che non può tenere in cella aveva detto: “le foto me le hanno sbloccate da Torino dal signor Salutto (in realtà il procuratore generale Saluzzo n.d.r.) quella testa di c…. ma il carcere si sarà opposto”.

L’avvocato Flavio Rossi Albertini ha presentato reclamo spiegando che la diffamazione ipotizzata non è ravvisabile giuridicamente richiedendo la stessa la comunicazione con due persone e che la frase pronunciata da Alfredo Cospito si risolverebbe al massimo in una ingiuria oggi depenalizzata.

Secondo il legale la sanzione è al di l fuori del principio di legalità “ovvero di tassatività e tipicità delle infrazioni disciplinari non essendo rinvenibile alcuna previsione normativa che sanzioni il comportamento tenuto dal proprio assistito”.

Il 14 settembre ci sarà a Torino l’udienza per discutere sulla possibilità di tenere in cella le foto dei genitori. Il 19 ottobre a Roma invece si parlerà della richiesta di revoca del 41bis davanti al Tribunale di Sorvegliana.

(frank cimini)

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Riesame Genova annulla accusa di terrorismo

A Genova non c’è nessuna associazione sovversiva finalizzata al terrorismo. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame bocciando la tesi della procura. Restano 4 anarchici agli arresti domiciliari e altri 5 con obbligo di dimora con le accuse di pubblicazione clandestina della rivista Bezmotivny e offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubbluca. Insomma la logica dei giudici è stata quella di un colpo al cerchio e uno alla botte perché non se la sono sentita di cancellare la tesi dei pm su tutta la linea.
Dice l’avvocato Fabio Sommovigo uno dei difensori: “Dovremo attendere le motivazioni per avere un quadro davvero preciso della decisione. Dal dispositivo però già emerge con chiarezza che il Tribunale del riesame di Genova ha escluso la sussistenza dell’associazione terroristica ipotizzata dal pm e dal gip. È stata quindi accolta sul punto la prospettazione difensiva e eliminata dalla vicenda cautelare quella che appariva, sinceramente, un’interpretazione errata e abnorme.
Resta, invece, confermata la decisione di mantenere l’applicazione di gravi misure cautelari connesse esclusivamente alla realizzazione di un periodico che, peraltro, prima dell’ordinanza cautelare, aveva già cessato le proprie pubblicazioni. Ciò preoccupa.
Occorrerà leggere attentamente le ragioni di tale scelta, anche al fine di valutare possibili impugnazioni.
Il legale conclude: “sono stati annullati anche annullati anche i sequestri per difetto di motivazione”.
Insomma la montagna ha partorito il topolino. Siamo sempre nell’ambito di una repressione senza sovversione e su questo adesso c’è pure il timbro dei giudici del Riesame. Il quindicinale che ora non esce più per mancanza di soldi era tanto clandestino da stare in bacheca sulla pubblica via a Carrara.
Tra un mese e mezzo il Riesame depositerà le motivazioni della sua decisione. Intanto hanno chiuso un giornale di opposizione con tanti saluti alla libertà di stampa (frank cimini)

Giurisprudenza creativa, pm: anarchici sono inaffidabili

“Non emergono dagli atti di indagine elementi seri e concreti che consentano di fare affidamento su una cooperazione da parte degli indagati. Anzi tale concorso di volontà non solo non è ipotizzabile ma può ragionevolmente escludersi. Si tratta di soggetti refrattari al rispetto delle regole imposte dall’autorita’”. Questo scrive il pm di Genova Federico Monotti nel ricorso contro la decisione del gip di decidere “solo” per arresti domiciliari e obblighi di dimora in relazione alla posizione degli anarchici accusati di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo per la pubblicazione della rivista Bezmotivny definita dai magistrati “clandestina” pur stando in bacheca sulla pubblica via di Carrara.
Siamo in presenza di una giurisprudenza sempre più creativa che arriva a affermare che gli indagati devono cooperare con l’indagine altrimenti non risultano affidabili. Per cui per loro ci può essere solo la custodia cautelare in carcere. Il ricorso del pm sarà discusso davanti al Tribunale del Riesame il 6 settembre mentre quello dei difensori che chiedono di annullare tutte le misure cautelari sarà esaminato domani mattina lunedì.
Agli atti è stata allegata una relazione della Digos sull’ultimo numero della rivista che è praticamente stata chiusa con l’esecuzione delle misure cautelari. La polizia racconta le difficoltà economiche del quindicinale emergenti dallo scambio di mail tra gli indagati per concludere: “Malgrado le difficoltà appare di tutta evidenza la ferma volontà del gruppo editoriale a proseguire nella stampa del quindicinale anarchico clandestino proseguendo nella loro idea apologetica associativa istigatoria ed esaltando sia la parte ideologica sia l’azione diretta”.
Hanno paura lor signori insomma di un quindicinale chiuso per mancanza di soldi perché tra l’altro non tornerebbero indietro i soldi delle vendite delle copie mandate a diversi centri sociali. Mezzo secolo fa più o meno il potere costituito scatenò la repressione per un fumetto pubblicato dalla rivista Metropoli. Ma almeno il potere di allora aveva l’attenuante cosiddetta che c’era di mezzo Moro e oltre ai morti per le strade. Qui nel terzo millennio siamo alla repressione senza sovversione. Del tutto preventiva. (frank cimini)