giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Lo sciopero degli avvocati per un processo meno mediatico e più giusto

 

La prossima settimana si può scommettere che il Palazzo di giustizia si presenterà ancora più deserto: è ben vero che la neve si ostina a non cadere sulle piste da sci, ma l’accoppiata Sant’Ambrogio-Immacolata a inizio settimana è troppo ghiotta per non allungare in surplace il ponte fino al weekend successivo. Ma già lin questi giorni i corridoi del primo e del terzo  piano, dove si affacciano le aule dei dibattimenti penali, apparivano vuoti come una piazza di De Chirico: merito (o colpa) dell’astensione delle udienze proclamata dall’Unione delle camere penali per una lunga serie di doglianze. L’annuncio dello ‘sciopero’ (tecnicamente espressione inesatta, ma che rende bene l’idea) è stato accolto dalla categoria dei giudici con approcci assai diversi: qualcuno (pochi) ha capito le ragioni degli avvocati, molti se ne sono disinteressati, un giudice per le indagini preliminari ha usato toni caustici (“gli avvocati fanno la settimana bianca“) sollevando legittime proteste della categoria.

Così, visto lo scarso appoggio degli altri protagonisti della scena giudiziaria, gli avvocati si sono industriati a cercare l’appoggio degli utilizzatori finali del sistema, ovvero i cittadini: gazebo piazzato davanti al tribunale, in corso di Porta Vittoria, e volantinaggio per riassumere i motivi dell’agitazione.“Nel processo penale è in gioco la libertà di ogni cittadino”, diceva il volantino, tornando a lanciare la proposta della separazione delle carriere tra giudici e pm come unico rimedio alla disparità plateale tra accusa e difesa nelle fasi dei processi, dimostrata anche dall’avvio di dibattimenti importanti (come Aemilia a Bologna e Mafia Capitale a Roma) in un clima di restrizioni che per i penalisti rendono inevitabile parlare di “difesa menomata”.

Da segnalare anche il dibattito che la Camera Penale martedì sera ha organizzato al Cam di corso Garibaldi sul tema del ‘processo mediatico’, analizzando le modalità con cui lo strapotere dell’accusa si traduce nel trattamento che i media riservano alle indagini e ai processi. Sul palco, il presidente della camera penale Monica Gambirasio, Vinicio Nardo (l’ex presidente) e i giornalisti Frank Cimini e Luca Fazzo. A qualche pm forse saranno suonate le orecchie. (orsola golgi)

qui tutte le ragioni dell’astensione

 

 

 

Da giudice vi spiego perché la riforma Renzi non è una catastrofe

Le proteste e le mobilitazioni, si è parlato addirittura di uno sciopero, dell’Associazione Nazionale Magistrati e delle sue correnti dopo le leggi sulla riduzione delle ferie e sulla responsabilità civile dei giudici devono essere comprese nel loro reale significato. La posta in gioco non è qualche giorno in più o in meno di ferie estive e non è nemmeno il timore di essere trascinati in un giudizio di risarcimento dai propri ex imputati.

Lo scontro è essenzialmente simbolico, una prova nei rapporti di forza tra poteri. La magistratura, con lo spazio che si è conquistata nella vita del Paese, grazie ai demeriti altrui (del ceto politico – amministrativo in particolare), ai propri meriti e anche a dispetto di suoi torti non marginali, non intende essere declassata da “Potere giudiziario” a semplice “Ordine giudiziario”, come peraltro scritto con qualche ambiguità nell’articolo 104 della Costituzione. Dalla posizione conquistata, in sostanza, non intende rinunciare ad una sorta di “privilegio” non scritto di farsi da sé le norme che regolano la sua attività, tramite il Csm soprattutto, facendole al posto del Parlamento che dovrebbe promulgare solo quelle che la magistratura stessa approva. E tantomeno intende subire un declassamento dal Governo che è seguito ai governi di centrodestra che la magistratura stessa con le sue indagini ha obiettivamente tanto contribuito a far scomparire. Continua a leggere