giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Greco e Davigo s’erano tanto amati e pure armati

Era assolutamente inimmaginabile fino a non molto tempo fa. Francesco Greco il procuratore di Milano andato in pensione a metà novembre rischia il processo per diffamazione ai danni di Piercamillo Davigo.
La storia è quella dei verbali dell’avvocato Piero Amara consegnati dal pm Paolo Storari a Davigo all’epoca consigliere del Csm. C’è un passaggio della dichiarazione a verbale di Greco davanti ai pm di Brescia che Davigo non ha proprio digerito.
“L’uscita dei verbali era nell’interesse di Davigo che non si è preoccupato assolutamente della sorte del procedimento è quando ha lasciato il Csm quei verbali li ha abbandonati. Fatto imbarazzante”.
Secondo Greco Davigo era interessato a far uscire soprattutto le parole con cui Amara chiamava in causa il magistrato Sebastiano Ardita un tempo suo alleato con il quale aveva successivamente rotto ogni rapporto.
La procura di Brescia ha chiuso le indagini su Greco e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio. Recentemente Greco aveva visto archiviare l’accusa a suo carico per omissione in atti d’ufficio per la ritardata iscrizione al registro degli indagati di Amara che era stata sollecitata da Storari.
È la storia della famosa loggia Ungheria tirata fuori da Amara sulla quale formalmente indagano diverse procure ma di cui non si è saputo più niente.
Questo accade nel trentennale di Mani pulite. Si erano tanto amati ì componenti del mitico pool del quarto piano di corso di Porta Vittoria e pure armati per rivoltare l’Italia come un calzino, combattere come “fenomeno” quella corruzione che in realtà c’era anche prima del magico 1992. Quando la magistratura inquirente in testa giusto la procura di Milano aveva fatto finta di non vedere e non sentire perché evidentemente non era ancora ora di attaccare la politica.
A trent’anni esatti dalla grande farsa, utilizzata dalle toghe per aumentare il loro potere, in procura a Milano si sta vivendo un tutto contro tutti, ufficializzato dal 57 pm su 64 i quali più che votare un documento contro il trasferimento di Storari si schierarono contro l’allora procuratore Francesco Greco. La maggior parte di loro si sentiva penalizzata dal modo in cui il capo aveva organizzato l’ufficio.
Greco dovrà fronteggiare la diffamazione a carico di Davigo. Davigo e Storari il 3 febbraio si troveranno in udienza preliminare per quei verbali di Amara un tempo ritenuto il testimone della corona per vincere il processo contro i vertici dell’Eni che invece finiva in una sconfitta totale.
Nei prossimi giorni il Csm sarà a Milano per sentire Storari che rischia il trasferimento per incompatibilità ambientale. Al pari di Fabio De Pasquale il procuratore aggiunto indagato a Brescia insieme al collega Sergio Spadaro nel frattempo approdato alla procura europea. Il prossimo 17 febbraio, anniversario dell’arresto di Mario Chiesa, ci sarà niente da celebrare anche se la procura di Milano continua a godere di ottima stampa. Il Corriere della Sera non smette di scrivere che è stata un baluardo dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura. 30 anni fa i grandi editori italiani sotto schiaffo del pool per altre loro attività appoggiarono Mani pulite il che permise loro di “farla franca” per dirla con Davigo. Insomma la riconoscenza esiste ancora in questo mondo.
(frank cimini)

Steccanella racconta il tribunale compresi “gli indifendibili”

“Alcuni imputati spesso per ragioni mediatiche sono di fatto considerati indifendibili. Ciò significa che essere il loro avvocato vuol dire non contare quasi nulla perché tutti quelli che incontri magistrati compresi ti ripetono che si è giusto assumere la loro difesa e denunciare l’eventuale lesiine dei loro diritti ma non si può fare molto pena la violenta reazione dell’opinione pubblica”. Gli indifendibili clienti dell’avvocato Steccanella sono Cesare Battisti e Renato Vallanzasca.
A loro l’avvocato dedica un capitolo del suo ultimo lavoro “La giustizia degli uomini” edito da Mimesis 234 pagine, 18 euro.
“Tutto ciò che riferirò è realmente accaduto perché la giustizia è amministrata da uomini per definizioni fallibili. Chi preferisce pensare che nei processi venga sempre accertata la verità farà meglio a lasciar perdere questo libro” avverte Steccanella.
Ma torniamo agli indifendibili il capitolo più interessante a parere di chi scrive queste povere righe. “Il caso Vallanzasca è stato per ne ancora peggiore del caso Battisti perché dopo lo schiaffo subito da un magistrato di sorveglianza ho dovuto rinunciare seppure con amarezza alla sua difesa. Questo giudice scrisse che per concedere la semilibertà a un ultra settantenne dopo 47 anni di galera e responsabile negli ultimi anni soltanto di un tentato furto di mutande in un supermercato occorreva ‘un percorso graduale’ senza considerare le relazioni favorevoli degli esperti del carcere e la disponibilità ad accoglierlo di due comunità di recupero”.
“Battisti è l’emblema del terrorista mentre Vallanzasca è semplicemente l’embkema del criminale” scrive l’avvocato Steccanella ricordando che Battisti prese parte a quella violentissima fase di lotta sociale armata che per circa 15 anni contrassegnò la storia del nostro paese.
Dopo la consegna di Battisti da parte della Bolivia in violazione degli accordi stipulati tra Italia e Brasile Steccanella ricorda che è stato impossibile ottenere un documento capace di spiegare la pericolosità del soggetto “in modo da poter impugnarla davanti alle sedi competenti”.
Una pericolosità che a distanza di oltre 40 anni dai fatti Steccanella definisce assurda. “Anche la semplice richiesta di ottenere cibo compatibile con il proprio stato di salute è sempre risultata difficile” ricorda il legale a proposito del riso in bianco negato a Battisti, “il solo protagonista di quel particolare periodo storico a scontare la pena in condizioni carcerarie speciali come fossimo ancora negli anni ‘70 in piena ‘emergenza terrorismo’, anni di cui peraltro sanno poco o nulla tutti quelli che si stanno occupando di lui ora”.
(frank cimini)

Lettera evento del Papa sui rifugiati di Parigi

C’è una lettera di Papa Francesco che ha il sapore di un evento in risposta a una missiva consegnata lo scorso dicembre dal professor Luciano Vasapollo contenente un appello a favore degli italiani rifugiati a Parigi e che rischiano l’estradizione per fatti di lotta armata risalenti a 40 anche 50 anni fa,
Il Pontefice su carta intestata della segreteria di Stato ha fatto pervenire la lettera in cui si riferisce “alla vicenda giudiziaria causa di preoccupazione per diverse persone e per le loro famiglie” auspicando che si possano realizzare “le legittime aspirazioni di ciascuno ispirando nel rispetto della giustizia gesti concreti di reciproca comprensione e riconciliazione”.
Si tratta di parole importanti anche ricordando l’intervento del Papa contro l’ergastolo e quanto lo stesso Francesco aveva sostenuto in udienza generale sottolineando che non ci può essere condanna senza una finestra di speranza, invocando il rifiuto di una giustizia vendicativa.
Il Papa rispondendo al professor Vasapollo, vicepresidente dell’Associazione Padre Virginio Rotondi per il giornalismo di pace, ovviamente non entra nel merito della vicenda giudiziaria relativa ai rifugiati politici in Francia.
La risposta del Papa costituisce senza dubbio un evento inedito anche in relazione a fatti del passato che si richiamano allo stesso tema, a cominciare da quando nel 2005 Giovanni Paolo secondo davanti alle camere riunite chiese un provvedimento di clemenza per i detenuti. Col risultato di essere lungamente applaudito ma senza che i politici poi assumessero iniziative concrete.
Della lettera del Papa resa nota dal professor Vasapollo non ha parlato nessun giornale. Le parole del Pontefice da un lato potrebbero rivelarsi utili per la sorte dei rifugiati soprattutto se non venissero ignorate dal ministro Cartabia e dal presidente Mattarella entrambi protagonisti nella vicenda delle richieste di estradizione inoltrate alla Francia. Dall’altro lato va considerato che la situazione generale in riferimento a possibili provvedimenti di clemenza appare molto peggiorata sia rispetto al 2005 sia rispetto agli anni precedenti.
Replicando a una persona con la quale si confronta da tempo Papa Bergoglio ha lanciato una sorta di sasso nello stagno auspicando una soluzione. Per la prima volta un Pontefice accenna alla storia della sovversione interna degli anni ‘70. I toni e i contenuti tanto per fare un altro esempio sono molto diversi da quando Paolo Sesto chiedendo alle Br di rilasciare Moro “senza condizioni” chiuse in pratica il caso decretando la morte dell’ostaggio (frank cimini)

G8, battaglia su estradizione Vecchi davanti a corte Ue

La corte di giustizia europea del Lussemburgo deciderà entro l’estate in merito alla consegna all’Italia da parte della Francia di Vincenzo Vecchi condannato per devastazione e saccheggio in relazione ai fatti del G8 di Genova del 2001. La corte deve rispondere ai chiarimenti chiesti dalla Cassazione francese in merito alle differenze tra i codici dei due paesi.
Oggi davanti alla terza sezione della Corte di giustizia presieduta dalla estone Küllike Jürimäe hanno partecipato alla discussione
gli avvocati di Vincenzo Vecchi, Paul Mathonnet e Amedeo Barletta, i rappresentanti della Commissione UE e i rappresentanti del Governo francese.
La Corte é apparsa molto attenta ponendo una serie di questioni agli avvocati intervenuti nel corso di una discussione durata oltre due ore.
Il tema centrale riguarda l’applicazione del principio della doppia punubilitá in relazione al mandato di arresto europeo.
La difesa di Vecchi ha sostenuto una interpretazione tesa a valorizzare la differenza sostanziale esistente tra il reato di devastazione e saccheggio previsto dalla disciplina italiana e le condotte previste dal codice penale francese, che non tutelano a dispetto della disciplina italiana l’ordine pubblico.
Il Governo francese ha di contro difeso una interpretazione sostanzialista della decisione quadro a tutela della effettivitá dello strumento di cooperazione giudiziaria mentre la Commissione europea ha fatto emergere maggiori aperture verso una interpretazione del principio che possa valorizzare le differenze tra i sistemi giudiziari nazionali, consentendo anche la non esecuzione dei mandati di arresto o la esecuzione parziale in presenza di divergenze sostanziali tra le ipotesi penali dei diversi Stati membri.
E’ intervenuto anche l’Avvocato generale della Corte di giustizia Rantos che ha preannunciato le proprie conclusioni scritte per il prossimo 31 marzo.
La decisione della corte del Lussemburgo è attesa nel giro di tre o quattro mesi. Poi gli atti torneranno alla Cassazione francese dove aveva presentato ricorso la procura di Angers contro la decisione della corte locale.
Vincenzo Vecchi vive e lavora in Francia da diversi anni. Era stato arrestato nel 2019 poi rimesso in libertà in attesa delle decisioni della giustizia francese. Sia Roma sia Parigi sollecitano la consegna del militante no-global all’Italia dove dovrebbe scontare un residuo di pena di un anno e 2 mesi. La condanna per gli scontri relativi alla manifestazione antifascista di Milano infatti era stata considerata già scontata. (frank cimini)

G8, Roma e Parigi pressano Corte Ue: Vecchi in Italia

Il governo italiano e quello francese insieme alla procura di Angers pressano la corte di giustizia europea del Lussemburgo al fine di ottenere la consegna alle autorità del nostro paese di Vincenzo Vecchi condannato per devastazione e saccheggio in relazione ai fatti del G8 di Genova del 2001. Vanno in questa direzione le memorie depositate presso la corte Ue che è impegnata nell’udienza dì giovedì 20 gennaio al fine di rispondere alla Cassazione francese.
La Cassazione d’Oltralpe si è rivolta alla Ue per avere spiegazioni in relazione all’esecuzione del mandato di arresto europeo perché il reato di devastazione e saccheggio non è riconosciuto dal codice francese. Secondo la procura di Angers e i governi dei due paesi invece la condizione della doppia incriminazione è ugualmente soddisfatta e il mandato di arresto va eseguito dal momento che sarebbe pacifico secondo la condanna che Vincenzo Vecchi alcuni dei fatti contestati li ha commessi.
L’iter giudiziario è ancora lungo. Alla prima udienza interverranno le parti in causa. Vecchi ha come difensori Paul Mathonnet e Amedeo Barletta. Poi i giudici rivolgeranno domande ai legali. Tra alcune settimane ci sarà l’intervento dell’Avvocato generalepresso la Corte di giustizia europea che emetterà la sentenza non prima di tre o quattro mesi. Poi tutto tornerà nelle mani della Cassaziond francese.
Per il governo italiano il rifiuto opposto dalla corte di Angers alla consegna di Vecchi “equivale a garantire all’interessato l’impunita’ per la totalità dei fatti anche se la la maggior parte di essi non è contestato che per la maggior parte di essi la consegna sarebbe stata possibile”.
I due governi e il pm di Angers vogliono evitare la verifica delle imputazioni temendo che in questo modo salti il sistema della cooperazione giudiziaria. Si muovono in una logica repressiva con una visione di giustizia sostanziale.
(frank cimini)