giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

L’emozionante lettera dell’ergastolano all’avvocato dopo il primo permesso premio

“Maria, continuo a leggere e rileggere il verbo ‘Ammette, ammette, ammette’ per cercare di imprimere nella mia mente la bellezza di questa parola, il suo vero significato che per me significa rinascita”.

Vito Baglio ha 50 anni, è recluso a Opera e ha appena ricevuto dal Tribunale di Sorveglianza di Milano un permesso per andare all’Università dopo 21 anni di carcere senza mai vedere la luce perché è – o meglio era fino a ieri – un ergastolano ostativo.

Maria invece è Maria Brucale, il suo avvocato che da sempre si batte  per l’abolizione della prigione senza possibilità di uscita, riservata a persone accusate di reati di particolare gravità, come quelli di mafia o terrorismo. Ha postato sul suo profilo Facebook la lettera che Vito Baglio le ha scritto subito dopo avere ricevuto la notizia del suo primo permesso: “Maria finalmente tu ce l’hai fatta, io ce l’ho fatta, entrambi ce l’abbiamo fatta. E’ bellissimo! Non volevo crederci, ma quando ho letto le ultime righe dell’ordinanza sono crollate tutte le barriere. C’è veramente scritto che posso uscire fuori dal carcere”.

“Questa lettera – racconta Brucale – è la dimostrazione di come può cambiare un uomo in carcere. Vito, che era stato condannato per reati di mafia, ha sfruttato tutte le occasioni per migliorare e ha fatto un percorso stupendo grazie anche all’associazione ‘Nessuno Tocchi Caino”. Tra le sue esperienze anche quella da ‘attore’ nel film ‘Spes contra Spem’ girato da Ambrogio Crespi e approdato al Festival di Venezia dove ha portato il tema degli ‘uomini ombra’, destinati a una carcere eterno a meno che, prescrive la legge, non collaborino con la giustizia. Negli ultimi anni la Corte costituzionale ha però aperto dei varchi ed è stato introdotto il principio dell”inesigibilità’ della collaborazione.  Questo è stato il caso di Baglio, come spiega il suo legale: “E’ impensabile che una persona come lui, che ha fatto il suo percorso, abbia ancora contatti con la criminalità. Una volta stabilito oltre un anno fa che non poteva collaborare, abbiamo finalmente ottenuto il sì dei giudici al permesso. Ora potrà averne altri ogni 45 giorni se si comporterà bene”.

(manuela d’alessandro)

La visita del Ministro Bonafede dove è caduto il giovane avvocato

Dice il procuratore Francesco Greco guardando le balaustre alte pochi centimetri al terzo piano del Palazzo di Giustizia: “Ma vi rendete conto quante sentenze abbiamo ascoltato appoggiati qua?”.  E’ appena finito un incontro durato circa un paio d’ore nell’ufficio del Presidente della Corte d’Appello Marina Tavassi tra i vertici della giustizia milanese e il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Antonio Montinaro, l’avvocato di 31 anni precipitato da un parapetto al quarto piano, è a pochi metri da qua, in un letto del Policlinico. “Abbiamo ascoltato e preso in carico le istanze della giustizia milanese che merita la nostra particolare attenzione – promette il Guardasigilli – Non può accadere che in un tribunale e in uno Stato come il nostro una persona si faccia male perché si appoggia a un parapetto”.

Stavolta non si puo’ dire che non fosse stato annunciato: “Abbiamo presentato 5 – 6 segnalazioni negli ultimi due anni, l’ultima un paio di mesi fa, sia sulla sicurezza in generale che sulle balaustre in particolare – spiega Greco – dossier mandati alla Commissione Manutenzione (di cui fanno parte Tavassi, il Presidente del Tribunale Roberto Bichi e il Procuratore Generale Roberto Alfonso) che li ha girati a sua volta al Ministero”. Risposte zero. Il  lungo torpedone di magistrati, ministro, giornalisti, avvocati, sovrintendenti si sofferma prima dove Antonio è cascato sei metri più sotto, poi in altri  punti critici, con una particolare attenzione per le acciaccate vetrate. Ha un senso di solenne e ridicolo vedere il corteo snodarsi nel vecchio Palazzo mentre Antonio rischia di non camminare mai più. (manuela d’alessandro)

Praticante caduto, quel parapetto fu segnalato alla Commissione manutenzione

Stamattina un ragazzo che sogna di fare l’avvocato si è appoggiato al parapetto del quarto piano del palazzo di giustizia di Milano ed è precipitato al piano di sotto.  Rischia di rimanere paralizzato a causa di gravi lesioni spinali, ora è in terapia intensiva al Policlinico. Stava telefonando quando ha perso l’equilibrio ed è caduto. Il pm Maura Ripamonti, esclusa l’ipotesi del gesto volontario anche sulla base delle dichiarazioni del giovane, ha aperto un’inchiesta per lesioni colpose gravisisme a carico di ignoti. Difficile pensare che quei parapetti siano a norma. Nel 2016, la Procura aveva fatto una segnalazione alla Commissione manutenzione proprio su quei parapetti, sottolineandone la pericolosità. In questi anni, si sono spesi milioni di euro ’dote’ di Expo, compresi i soldi per gli inutili monitor, ormai diventati scheletri digitali.