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Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Fondi giustizia Expo: inchiesta da Milano a Brescia, possibili reati toghe

I monitor sono sempre lì, forse qualcuno sta pensando di trasmetterci i mondiali di calcio anche se l’assenza dell’Italia non aggiungerebbe molto pathos alla loro muta presenza. Ma c’è una piccola novità nelle indagini sull’utilizzo dei fondi Expo per la giustizia milanese in cui viene ipotizzato anche lo spreco di denaro pubblico per comprare le decine di schermi Samsung appesi nel palazzo destinati, in teoria, a rendere più facile l’orientamento del cittadino. Il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pm Paolo Filippini hanno trasferito le carte alla Procura di Brescia per valutare possibili ipotesi di reato a carico delle toghe meneghine coinvolte nella gestione del denaro. Nei mesi scorsi, i magistrati hanno iscritto una persona nel registro degli indagati (non un magistrato) e poi si sono resi conto che non avrebbe avuto senso trattenere un fascicolo che, prima o poi, li avrebbe chiamati a valutare una possibile responsabilità dei magistrati. Gli accertamenti compiuti a Milano entrano nel fascicolo già aperto a Brescia da mesi, dopo che, nel novembre del 2017, l’Anac aveva chiuso la sua indagine ipotizzando colpe sia del Comune di Milano che della magistratura milanese “per un improprio ricorso alle procedure negoziate senza previa pubblicazione del bando di gara” in relazione all’utilizzo di dieci dei quindici milioni di euro arrivati alla giustizia milanese in nome di Expo. Somme utilizzate per lo più per svecchiare la giustizia milanese attraverso il processo digitale.  In conclusione della sua delibera, l’autorità presieduta da Raffaele Cantone aveva annunciato l’invio del report alle Procure di Milano, Brescia e Venezia, quest’ultima competente sui reati del magistrati in servizio a Brescia, dove è presidente della Corte d’Appello l’ex giudice milanese Claudio Castelli.  Gli altri nomi dei magistrati fatti da Anac erano quelli dell’ex presidente del Tribunale Livia Pomodoro e del giudice Laura Tragni. Sulla vicenda sono in corso da tempo anche gli accertamenti della Corte dei Conti. In generale, la sensazione è che nessuno abbia troppa voglia di scavare anche perché non è facile fare indagini ‘a freddo’, senza la possibilità di intercettazioni, su fatti che risalgono a molto tempo fa.

(manuela d’alessandro)

Fondi Expo, ora i magistrati chiedono al Csm di aprire una pratica su loro stessi

Tre esponenti della corrente di Magistratura indipendente chiedono al Csm di aprire una pratica sulla distribuzione dei 16 milioni di fondi Expo assegnati alla giustizia milanese per lo più senza gare e con criteri apparsi  poco trasparenti anche all’Anac. E a decidere quale commissione dell’organo di autogoverno della magistratura si dovrà occupare della vicenda sarà, tra gli altri, anche l’attuale primo presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio che, all’epoca, guidava  Corte d’Appello di Milano.

“Si tratta di un argomento – scrivono Luca Forteleoni, Claudio Galoppi e Lorenzo Pontecorvo nella mailing list di Area – di fondamentale importanza sul quale deve essere fatta chiarezza al fine di salvaguardare il prestigio e la credibilità dell’ordine giudiziario”.    

I tre, si legge nella mail che Giustiziami ha potuto leggere, chiedono “l’apertura di una pratica avente ad oggetto l’attuazione, presso il Tribunale di Milano, dei principi organizzativi previsti per il processo civile telematico di cui alla risoluzione consiliare del 13 maggio 2015 nonché la verifica della regolare gestione dei fondi pubblici utilizzati per l’implementazione di specifici progetti organizzativi”.

Per capire quanta voglia avranno le toghe di indagare su loro stesse, bisognerà capire a chi il Comitato di Presidenza, di cui fa parte anche Canzio, assegnerà la pratica, se alla più agggressiva  prima commissione, che si occupò anche del caso Bruti – Robledo, o alla settima, solitamente più cauta nel valutare profili disciplinari dei magistrati. Tra chi potrebbe finire nel mirino ci sono l’ex capo dei gip milanesi facente funzione Claudio Castelli, ora presidente della Corte d’Appello di Brescia, e il magistrato civile Enrico Consolandi, mentre Livia Pomodoro, all’epoca vertice del Tribunale milanese, non rischia nulla da questo punto di vista perché è in pensione.

Quanto a Canzio, in seguito alle prime rivelazioni giornalistiche il 21 ottobre 2014 dichiarò a questo blog: “Non solo non sappiamo niente di questi contratti ma niente ne vogliamo sapere. Questo deve essere chiaro perché la conoscibilità implica delle responsabilità. Come mai il Tribunale è così presente nelle carte? Chiedetelo a loro…”.

(manuela d’alessandro)