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Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Il pg Isnardi va in pensione e lascia l’inchiesta su Sala aperta a tutto

Felice Isnardi allo scoccare dei 70 anni ripone la toga, offre spumante al bar del Palazzo e lascia nel mezzo del cammino l’inchiesta sulla Piastra di Expo che coinvolge il sindaco Beppe Sala. Non sarà lui, ma chi erediterà gli atti – i colleghi Massimo Gaballo e Vincenzo Calia – a decidere se chiedere l’archiviazione oppure il processo per l’accusa di turbativa d’asta relativa alla fornitura di 6mila alberi per l’Esposizione Universale.

Il 20 settembre scorso Isnardi, dopo avere strappato l’inchiesta alla Procura ritenuta inerte che mai aveva indagato Sala, si era limitato a chiedere il rinvio a giudizio del sindaco per il reato di falso (udienza preliminare il 14 dicembre) nella sostituzione di 2 commissari di gara, lasciando immaginare di avere stralciato l’ipotesi della turbativa in vista di un’archiviazione.

Invece rumors degli ultimi giorni davano molto probabile una richiesta di processo anche per la turbativa che sembrava potesse arrivare oggi come ultimo atto del magistrato. Non è accaduto e le interpretazioni possono essere varie. Si è preferito lasciare ai due pg che potrebbero sostenere l’accusa nel processo la parola finale. Ci sono state pressioni del procuratore capo Roberto Alfonso su Isnardi che potrebbe avere preferito non mettere la faccia su un epilogo non condiviso.

Il magistrato che iniziò la carriera con l’inchiesta cinematografica ‘Pizza connection’ è apparso comunque sereno al brindisi d’addio. Scherzando coi giornalisti ha detto: “Verrò a trovarvi in sala stampa per avere da voi informazioni o magari farò una ‘Procura ombra‘”. In fondo proprio questo è quello che ha fatto negli ultimi anni riaprendo casi come quelli dell’operaio Giuseppe Uva morto dopo un arresto, di Mps e della ‘Piastra’. Inchieste che per la Procura Generale erano state archiviate con troppo fretta e senza i dovuti approfondimenti, quella su Expo in nome della ‘moratoria’ terreno di scontro feroce tra gli ex numeri uno e due Edmondo Bruti Liberati e Alfredo Robledo. (manuela d’alessandro)

Atti sulla Piastra, “il verbale truccato da Sala addirittura a casa sua”

Quello che potete vedere qui è uno dei 3 verbali che, secondo la Procura Generale di Milano, sono stati falsificati da Beppe Sala per salvare la gara della Piastra di Expo, un appalto da 272 milioni di euro per preparare la base dell’Esposizione.

Il documento spunta dai 6 faldoni di migliaia di pagine depositati con la chiusura delle indagini a carico tra gli altri  del sindaco di Milano, accusato di falso ideologico e materiale, proprio in relazione ai documenti sulla gara,  e turbativa d’asta per la procedura sulla fornitura di 6mila alberi da piantare tra i padiglioni.

E’ stato preso dalla Guardia di Finanza negli uffici della società in liquidazione il 17 marzo scorso su disposizione del pg Felice Isnardi che ha riacceso l’inchiesta in precedenza archiviata dalla Procura al culmine del violento scontro tra l’allora capo Edmondo Bruti e il suo vice Alfredo Robledo.  Nell’informativa finale delle Fiamme Gialle datata 12 aprile, viene riportata anche un’intercettazione dalla quale si desume che l’allora vertice di Expo avrebbe “addirittura” (i finanzieri sembrano stupirsi per il luogo poco istituzionale, anche per compiere un presunto reato) truccato i verbali nella sua abitazione di Brera. “Adesso Daniela li porta a casa dell’ad e domattina li porta in Bovisa (ndr, sede degli uffici della società)”.  Ecco come, in una telefonata intercettata del 31 maggio 2012, l’allora project manager per Expo, Simona Micheletto, parlando con Angelo Paris, anche lui ex manager Expo poi finito agli arresti in un’a ltraindagine, parlava, scrive la Gdf, della “nuova versione corretta dei verbali” sulla commissione giudicatrice della gara per la Piastra dei Servizi. Gli investigatori parlano di “condotte dai tratti marcatamente artificiosi finalizzate ad ovviare ad inequivocabili criticità sorte a margine della prima seduta pubblica della Commissione Giudicatrice”.

Dopo avere scoperto che due commissari erano incompatibili, già nella prima seduta della Commissione, Sala avrebbe siglato tre atti che annullavano i precedenti aggiungendo due commissari supplenti. Li avrebbe firmati a casa sua il 31 maggio 2012, ma la data sugli atti è del 17 maggio.

Tanti gli atti d’indagine nuovi sull’altra accusa a Sala, quella di avere stralciato la gara sugli alberi di Expo dall’appalto principale della Piastra nonostante il “parere contrario” di altri manager “preoccupati delle possibili conseguenze sulla tenuta e sulla regolarità del bando”.

Colpisce lo sguardo d’insieme su quello che è stato Expo dei finanzieri in un’altra recente informativa. “Rispetto ai plurimi argomenti trattati è stato rilevato quale fattore comune, e spesso distintivo, il ricorso ad alterazione e adeguamenti di procedura ad evidenza pubblica variamente, e a volte in modo inconciliabile, posti in essere da soggetti con ruoli di rilievo pubblico (…). Le condotte hanno determinato indubbi risvolti di natura economico – patrimoniale che, in questo caso, spesso hanno a loro volta innescato ricadute sui valori di finanza pubblica correlati all’esposizione”. (manuela d’alessandro)

Proroga indagini scaduta per Sala, si avvicina l’ora della verità

Ci siamo. Domani scade la proroga di sei mesi delle indagini sulla Piastra di Expo che riguarda anche Beppe Sala e, tra un paio di settimane o poco più, dovrebbe essere notificata al sindaco la chiusura dell’inchiesta, l’atto che precede di solito la richiesta del processo.

In teoria il pg Felice Isnardi, che aveva sfilato le cartealla Procura per svolgere “ulteriori approfondimenti investigativi”, potrebbe anche chiedere l’archiviazione della posizione dell’esponente del Pd, eventualità che appare del tutto remota. In questi mesi il pg ha lavorato sottotraccia ed è emerso poco delle sue attività. Tra le altre cose, ha interrogato, su richiesta dei suoi legali, l’imprenditore Paolo Pizzarotti, l’altro nome ‘nuovo’ assieme a quello di Sala inserito dalla Procura Generale nel registro degli indagati. Il sindaco, assistito dall’avvocato Salvatore Scuto, ha scelto invece una strategia diversa, preferendo non raccontare al magistrato la sua versione sui due presunti verbali falsificati. Secondo l’accusa, Sala in qualità di ad e commissario unico per l’Esposizione Universale avrebbe retrodatato nel maggio 2012 due verbali di nomina della ‘Commissione aggiudicatrice’ per la Piastra dei Servizi perché non voleva annullare la procedura fin lì svolta nel timore che ‘saltasse’ Expo.

Nel fascicolo sono finite anche le dichiarazioni rese ai media dal primo cittadino: “Quanto è successo in quelle giornate convulse onestamente non lo ricordo – aveva detto  – L’indagine ha comunque appurato che ciò che sarebbe accaduto è stato irrilevante per la gara”. L’inchiesta era stata al centro dello scontro furibondo tra l’allora procuratore capo Bruti Liberati e l’aggiunto Robledo che rinfacciava al ‘rivale’ di non fargli svolgerele indagini su Expo.

Come si comporterà ora Sala dopo lo psicodramma dell”autosospensione’?

Di fatto, la chiusura delle indagini segna un altro atto dell’accusa, come lo era l’iscrizione tra gli indagati,  e sarebbe logico che andasse avanti a governare la città almeno fino a quando un giudice non deciderà di processarlo.E’ certo che a rappresentare l’accusa in un eventuale processo non ci sarà Felice Isnardi che in autunno andrà in pensione.

(manuela d’alessandro)

Cosa hanno fatto per un anno e mezzo in Comune i 2 funzionari indagati?

Cosa facevano da un anno e mezzo Armando Lotumulo e Stanislao Innocenti, i due dirigenti del Comune di Milano, arrestati per corruzione negli appalti sulla sicurezza delle scuole? Per il sindaco Beppe Sala giacevano in una stanzetta isolati dal mondo, per i magistrati continuavano a ricoprire “importanti” incarichi “apicali” per la comunità.

Il 29 settembre 2015 diverse testate giornalistiche riportano che i “funzionari del 13esimo e del 19esimo piano”, così vengono indicati nelle intercettazioni, sono indagati perché avrebbero preso dei tablet in cambio di favori ad amici imprenditori. Poco dopo, stando a quanto dichiarato oggi da Sala che ne ha annunciato la sospensione, vengono spostati in uffici “in cui non avevano più nessun contatto con l’esterno e non si occupavano di gare”.

Le carte dell’inchiesta, che avrebbe poi appurato altri gravi casi di corruzione a carico dei due,  raccontano una storia diversa.  Dal sito del Comune il gip apprende di quelle che definisce “importanti competenze connesse al nuovo incarico” assegnato a Innocenti, piazzato alla “Direzione centrale Sviluppo del Terriorio – settore Sportello Unico per l’Edilizia” dove ci si occupa, tra le altre cose, di procedimenti di condono e controllo e vigilanza sull’attività edilizia, gestione delle procedure sanzionatorie e demolizioni di ufficio”. Altrettanto di rilievo, considera il magistrato, l’incarico attribuito a Lotumulo alla Direzione Centrale Mobilità, Trasporti, Ambiente ed Energia.  Tanto da poter parlare di due persone la cui “sfera di potere è molto ampia e solida sia per i ruoli apicali che per la stratificazione nel tempo del loro potere”.

Lo stesso pm Luca Poniz, nel chiedere l’arresto, evidenziava il pericolo di “reiterazione di reati della stessa specie” dal momento che i due “continuano a ricoprire ruoli di vertice all’interno dell’amministrazione comunale in settori pertinenti ai lavori pubblici“.  (manuela d’alessandro)

 

Fondi Expo per monitor e giustizia: gaffe di Sala, sono venuti in Comune? Ah….

“Sindaco, cosa ne pensa delle acquisizioni della Guardia di Finanza sull’utilizzo dei fondi Expo per la giustizia  milanese?”. Risposta: “E’ una cosa che non ci riguarda, non sono venuti da noi”. “Veramente si, l’Anac ha mandato la Finanza in Comune e in Tribunale..”. Sguardo smarrito: “Ah…”.

A Beppe Sala questa storia dei 16 milioni di euro spesi in nome di Expo con criteri poco chiari non riesce a conficcarsi nella mente. Sappiamo che il nostro sindaco, riconosciuto manager di alto livello, non ha una memoria prodigiosa, vedi proprietà non dichiarate e presunti verbali falsi di cui non ricorda l’esistenza.

Per la seconda volta, il primo cittadino viene in Tribunale per testimoniare al processo a carico di Roberto Maroni e, data la sua affabilità, lo interroghiamo di nuovo sui monitor di Expo, sempre implacabilmente non funzionanti. L’altra volta, prima che si accendesse l’interesse di Cantone, era sembrato alieno al dossier. “A cosa servono questi schermi con la scritta ‘udienza facile”?, ci aveva domandato per poi essere attraversato da un bagliore di memoria: “Ah, sono quelli della Pomodoro…(Livia, ex presidente del Tribunale)”.

Stavolta avrebbe dovuto essere un po’ più informato visto che la Finanza ha fatto messe di documenti proprio a Palazzo Marino il 9 febbraio scorso. Ma forse sono andati in uffici lontani dal suo. Lui, all’epoca, era commissario di Expo.

(manuela d’alessandro)

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