giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

L’arresto di Mantovani chiesto oltre un anno fa da Robledo

L’arresto di Mario Mantovani vicepresidente della Regione Lombardia ed ex assessore alla sanità era stato chiesto poco più di un anno fa dall’allora procuratore aggiunto Alfredo Robledo, capo del dipartimento anticorruzione poi trasferito a Torino dal Csm a causa del contenzioso con il capo dell’ufficio Edmondo Bruti Liberati.

La richiesta di arresto era firmata da Robledo e dal pm Giovanni Polizzi, poi rimasto a coordinare le indagini. I magistrati dell’accusa sollecitarono in via informale una decisione del gip Pepe che tardava ad arrivare facendo riferimento ai gravissimi fatti di concussione e corruzione aggravata contestati. Dopo il trasferimento di Robledo la procura inoltrò al gip anche una integrazione alla richiesta di custodia cautelare in carcere, successivamente accolta dal gip e eseguita oggi. A distanza di un anno e più. Del resto in relazione a un’altra inchiesta, quella sui funzionari del Comune trovati in possesso tra l’altro di lingotti d’oro, la richiesta di arresto era stata inoltrata nel 2013.  Il giudice delle indagini preliminari Ferraro ha dunque impiegato due anni per decidere. Sembra a causa di enormi carichi di lavoro. (frank cimini e manuela d’alessandro)

Expo, Renzi ringrazia Bruti per la moratoria sulle indagini

“L’Expo non doveva esserci ma si è fatto grazie a Cantone e Sala, grazie ad un lavoro istituzionale eccezionale, grazie al prefetto e alla procura di Milano che ringrazio per aver gestito la vicenda con sensibilità istituzionale”. Il presidente del consiglio Matteo Renzi manda dal Giappone attraverso i giornalisti al seguito un pubblico ringraziamento al capo della procura di Milano Edmondo Bruti Liberati. Il riferimento è alla moratoria sulle indagini con l’evento in corso di cui avevamo scritto su “Giustiziami” senza essere smentiti. Quindi tanti saluti al principio dell’obbligatorietà dell’azione penale e il premier ha dimostrato di apprezzare. Del resto non poteva essere diversamente. Il problema non è quanto dice il presidente del consiglio dei ministri ma quello che ha fatto il capo dei pm.

Bruti nel contenzioso interno con Alfredo Robledo aveva tolto al suo aggiunto il coordinamento delle indagini su Expo che poi sono state fermate. Insomma hanno fatto la fine dell’inchiesta sulla gara d’asta per la Sea rimasta per sei mesi “dimenticata” in un cassetto, prima di essere affidata con gravissimo ritardo a Robldo quando chi era indagato aveva ormai saputo di esserlo e quindi non poteva più essere intercettato.

Insabbiare, non indagare al fine di non disturbatore il manovratore è per il premier “sensibilità istituzionale”. Renzi ringrazia Bruti che ha deciso di andare in pensione, evitando in pratica il procedimento disciplinare, il 16 novembre, subito dopo la fine dell’esposizione. Tanto per essere sicuro dell’assenza di “sorprese” per l’evento, acquisito da Milano sconfiggendo le terribili armate di Smirne, con uno schieramento bipartisan dalla Moratti a Prodi, insieme appassionatamente a Parigi.

Questa storia manda a farsi benedire la divisione e il bilanciamento dei poteri, l’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale tanto gridata nei convegni e nei comunicati dell’Anm, l’indipendenza e l’autonomia della magistratura. E chi ne esce peggio sono proprio le toghe. I ringraziamenti nipponici sono la ciliegina sulla torta. Una torta avvelenata nel paese in cui i politici scimmiottano i giudici, i giudici scimmiottano i politici e i giornalisti leccano un po’ gli uni e un po’ gli altri a seconda delle convenienze (frank cimini).

Bruti: Vado in pensione. Cassazione: ok Robledo a Torino

Nel giorno in cui la Cassazione, sezioni civili, dà l’ok al trasferimento a Torino dell’ex aggiunto Alfredo Robledo a causa degli sms scambiati con l’avvocato della Lega Nord Domenico Aiello, il capo della procura di Milano Edmondo Bruti Liberati annuncia che andrà in pensione il 16 novembre, rinunciando a prorogare l’incarico.

Bruti e Robledo. I protagonisti dello scontro più forte mai avvenuto dentro una procura importante, dove è emerso chiaro come non mai il collegamento tra giustizia e politica. E basta leggere gli atti del contenzioso per rendersene conto. Nemmeno l’imputato eccellente per antonomasia con tutti i suoi potenti mezzi era riuscito a mettere in così grande difficoltà l’immagine e non solo quella della magistratura italiana.

Dunque per la Cassazione era urgente il trasferimento a Torino di Robledo, al di là di quello che sarà il procedimento nel merito che in verità non è nemmeno stato avviato. Al pari quello a carico di Bruti che a questo punto non ci sarà. La ciliegina sulla torta l’aveva messa pochi giorni fa il consiglio giudiziario milanese rinviando al 22 settembre il parere sulla decisione della conferma dell’incarico di Bruti come procuratore capo. Tomo tomo cacchio cacchio Bruti va via senza rischiare di pagare dazio per aver “dimenticato” per 6 mesi nel cassetto un fascicolo. Non si trattava di un incidente stradale, ma della gara d’asta per la Sea, una delle più importanti aziende italiane, dove era lambita la giunta di centrosinistra del capoluogo lombardo.

Ha pagato alla fine solo l’anello più debole, Robledo, schiacciato dal ruolo gerarchico di Bruti che come fondatore di Md era per l’organizzazione orizzontale contro i vertici. E che nella guerra interna ha avuto il sostegno importante di Giorgio Napolitano dal Quirinale il quale spesso ha fatto riferimento proprio ai poteri di cui dispongono i capi degli uffici inquirenti. Si chiude, si fa per dire, così una bruttissima pagina della storia della magistratura. Indipendenza? Autonomia? E da chi? Da questa vicenda è emerso che i politici con tutte le loro gravissime colpe non sono certo i peggiori nell’ex patria del diritto. Da tempo ormai è tutto al rovescio (frank cimini)

Bruti-Robledo, l’omertà nel dna di csm e consiglio locale

L’ultima notizia sta nell’ennesimo rinvio. Da parte del consiglio giudiziario, il Csm locale, al 22 settembre per esprimere il parere sulla conferma di Edmondo Bruti Liberati come capo della procura di Milano. Parere da inviare al Csm, che nonostante l’annuncio del pg della Cassazione al momento della richiesta di trasferimento dell’aggiunto Alfredo Robledo a Torino, non ha compiuto un atto che sia uno del procedimento disciplinare a carico di Bruti. E nemmeno in relazione all’iter del procedimento a carico di Robledo, la vicenda del quale sembra in pratica chiusa con la misura cautelare con destinazione Torino.

Tutto ciò accade dopo che i pm di Brescia, nel chiedere l’archiviazione dell’abuso d’ufficio a carico di Bruti, avevano “rimproverato” il capo della procura per valutazioni squisitamente politiche in riferimento sia al fascicolo Sea dimenticato per 6 mesi un cassetto e assegnato a Robledo solo quando ormai era impossibile fare indagini sia all’archiviazione del primo esposto dei radicali per le firme false del partito di Formigoni.

Insomma, stiamo parlando di comportamenti omertosi, perché da Brescia era chiara l’indicazione della valutazione disciplinare in sede di archiviazione penale. Ci sono dei magistrati che accusano un loro autorevole collega di aver agito in base alla politica e non accade nulla. E’ ridicolo sciacquarsi la bocca con i nomi di Falcone e Borsellino a ogni occasione per poi silenziare oltre limite una storia scabrosa dove finora ha pagato solo uno dei due protagonisti, quello che ricopriva il ruolo meno importante dal punto di vista gerarchico.

E come se non bastasse Bruti potrebbe chiedere la proroga dell’incarico in deroga alla norma che fissa il pensionamento a 70 anni. Con i tempi delle decisioni di Csm e consiglio locale evidentemente se lo può permettere. Ma non c’è bisogno di un eccessivo spirito critico per concludere che l’indipendenza della magistratura è ormai una barzelletta. Senza dimenticare la moratoria delle indagini su Expo a evento in corso che manda tanti saluti pure all’esercizio obbligatorio dell’azione penale, altro principio buono per essere sbandierato in convegni e comunicati. Al pari dei nomi dei magistrati uccisi dalla mafia (frank cimini)

ps a ottobre il consiglio giudiziario, dopo innumerevoli rinvii, ha pronunciato il ‘non luogo a provvedere’ sul parere per la conferma di Bruti Liberati. La decisione è stata motivata col fatto che il procuratore ha annunciato di andare in pensione il 16 novembre e il parere sarebbe ormai superfluo.

Pm Perrotti a capo dell’anticorruzione senza delega su Expo

Da oggi Giulia Perrotti è il nuovo capo del pool anticorruzione alla procura di Milano ma non avrà la delega a coordinare le indagini su Expo. Così ha deciso il capo Edmondo Bruti Liberati che continua a tenere per sè la delega come aveva fatto dal momento in cui l’aveva tolta all’allora aggiunto Alfredo Robledo, poi trasferito a Torino dal Csm al culmine della guerra interna all’ufficio.

Bruti quando aveva dimezzato in pratica l’incarico di Robledo cercò tra i suoi aggiunti qualcuno disponibile a prendere la delega relativa agli appalti dell’Esposizione, ma non trovò nessuno. Adesso che c’è formalmente un magistrato a ereditare l’attività che fu di Robledo, il capo dell’ufficio non cambia registro e il fatto è quantomeno anomalo in una grande procura. E appare addirittura grave considerando quello che era accaduto fino ad oggi nelle indagini su Expo. C’è chi maliziosamente fa osservare che tenendo presente la moratoria in atto dal punto di vista investigativo sulla materia il procuratore può benissimo trattenere la delega “perché tanto non c’è niente da fare”. (frank cimini)

p.s. nella foto il cambio della targa dell’ufficio che fu di Alfredo Robledo.