giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Non diamoli per scontati: numeri e nomi aggiornati dei suicidi in carcere

 

Una regola salda dell’informazione è che il continuo ripetersi e raccontare di un fenomeno può portare all’assuefazione tanto che perfino un’ecatombe può diventare un rumore di sottofondo  assumendo il volto appena accigliato di una scontata contabilità.

‘Giustiziami’ crede però che  sia un rischio da correre rispetto a quello che sta accadendo nelle carceri soprattutto perché di questi suicidi non sapremmo nulla se i sindacati della polizia penitenziaria, gli avvocati e i media non ci rendessero noto che quasi ogni giorno una persona si uccide al buio, quasi sempre impiccandosi. Non è una soluzione ma sarebbe una prima presa di responsabilità se fosse proprio lo Stato a comunicare in via ufficiale la morte di  uomini e donne che sono nella sua custodia.

6 gennaio 2024: Matteo Concetti, 23 anni. Stava male da tempo, soffriva di disturbo bipolare. Era rientrato nel carcere di Ancona perché, svolgendo la pena alternativa lavorando in una pizzeria, aveva sforato sull’orario di rientro a casa. Il 5 gennaio aveva detto alla madre: “Se mi riportano in isolamento, mi ammazzo”

8 gennaio 2024: Stefano Voltolina, 26 anni, detenuto a Padova, soffriva di depressione. Una volontaria ha affidato il suo ricordo a ‘Ristretti orizzonti’: “Era sveglio, buono, curioso. Abbiamo fallito”
10 gennaio 2024: Alam Jahangir, 40 anni, originario del Bangladesh, si è impiccato con un pezzo di lenzuolo a Cuneo, pochi giorni dopo il suo ingresso
12 gennaio 2024: Fabrizio Pullano, 59 anni, si è impiccato nel padiglione di alta sicurezza del carcere di Agrigento
15 gennaio 2024: Andrea Napolitano, 33 anni. A Poggioreale per l’omicidio della moglie, soffriva di disturbi psichiatrici
15 gennaio 2024: Mahomoud Ghoulam, 38 anni, marocchino senza fissa dimora, era entrato da poco a Poggioreale
22 gennaio 2024: Luciano Gilardi, gli mancava un mese alla libertà ma è morto prima da detenuto a Poggioreale
23 gennaio 2024: Antonio Giuffrida, 57 anni, era in carcere a Verona Montorio per truffa
24 gennaio 2024: Jeton Bislimi, 34 anni, si è ucciso nel carcere di Castrogno a Teramo: musicista macedone, 34enne, aveva provato ad ammazzare sua moglie. Aveva già tentato il suicidio
25 gennaio 2024: Ahmed Adel Elsayed, 34 anni, è stato trovato dagli agenti impiccato nel bagno della sua cella a Rossano Calabro. Gli mancava poco per il fine pena
25 gennaio 2024: Ivano Lucera, 35 anni, si è impiccato nel carcere di Foggia. Soffriva di dipendenze
28 gennaio 2024: Michele Scarlata, 66 anni, si è ucciso nel carcere di Imperia pochi giorni dopo esserci entrato con l’accusa di avere tentato di uccidere la compagna

 3 febbraio 2024: Alexander Sasha, ucraino di 38 anni, aveva già tentato di tagliarsi la gola prima di impiccarsi a Verona Montorio

3 febbraio 2024: un detenuto disabile di 58 anni si è impiccato nel carcere di Carinola (Caserta). Il suo nome non è noto.
8 febbraio 2024: Hawaray Amiso, 28 anni, doveva scontare solo tre mesi a Genova. Invece avrebbe “manomesso la serratura del cancello della cella per ritardare l’intervento degli agenti di custodia” prima di impiccarsi
10 febbraio 2024: Singh Parwinder, 36 anni, bracciante agricolo, si è ucciso nel bagno del carcere di Latina
11 febbraio 2024: cittadino albanese, 46 anni, imprenditore. Si è ucciso a Terni. Gli erano state revocate da poco le misure alternative al carcere.
13 febbraio 2024: Rocco Tammone, 64 anni, era in semlibertà. Rientrato dal lavoro, si è ucciso nel cortile del carcere di Pisa
14 febbraio 2024: Matteo Lacorte, 49 anni, si è impiccato nel carcere di Lecce nel reparto di massima sicurezza. La Procura indaga per istigazione al suicidio
26 febbraio 2024: cittadino marocchino, 45 anni, si è impiccato a Prato
12 marzo 2024: Jordan Tinti, trapper, 27 anni, in carcere a Pavia per rapina aggravata dall’odio razziale. Aveva tentato il suicidio pochi mesi prima
13 marzo 2024: Andrea Pojioca, senza fissa dimora, 31 anni, ucraino. In carcere a Poggioreale per tentata rapina
13 marzo 2024: Patrck Guarnieri, è morto il giorno in cui compiva 20 anni per asfissia nel carcere di Teramo. Il pm indaga perché l’autopsia lascia dei dubbi che si sia trattato davvero di suicidio
14 marzo 2024: Amin Taib, 28 anni, tossicodipendente, si è ucciso nella cella di isolamento a Parma
21 marzo 2024: Alicia Siposova, 56 anni, slovacca, si è suicidata mentre era in corso una visita del cardinale Matteo Zuppi nel carcere di Bologna.
24 marzo 2024: Alvaro Fabrizio Nunez Sanchez, 31 anni, attendeva come molti l’ingresso in una Rems da alcuni mesi per gravi sofferenze psichiatriche. Invece si è ucciso nel carcere di Torino
27 marzo 2024: cittadino italiano, 52 anni, di cui non state rese note le generalità, si è impiccato al cancello della cella con il laccio dei pantaloni nel carcere di Tempio Pausania
1 aprile 2024: Massimiliano Pinna, 32 anni, si è impiccato al secondo giorno di carcere a Cagliari dove era stato portato per un furto
7 aprile 2024: Karim Abderrahin,  37 anni, si è impiccato in cella a Vibo Valentia
10 aprile 2024: Ahmed Fathy Ehaddad, 42 anni, egiziano, attendeva l’inizio del processo per un caso di violenza sessuale nel carcere di Pavia
17 aprile 2024: Nazim Mordjane, 32 anni, palestinese, è morto inalando gas da un fornello da campeggio nel carcere di Como.  Nel settembre dell’anno scorso era evaso ferendo un agente di polizia
22 aprile 2024: Yu Yang, 36 anni, si è impiccato attaccandosi alla terza branda del letto a castello a Regina Coeli

4 maggio 2024: Giuseppe Pilade, 33 anni, pativa disturbi psichiatrici e sarebbe dovuto stare in una Rems ma, come per la maggior parte di chi ci dovrebbe stare, non c’era posto per lui e si è tolto la vita nel carcere di Siracusa

16 maggio 2024: Santo Perez, 25 anni, si è  impiccato nella sezione media sicurezza del carcere di Parma

23 maggio 2024: Maria Assunta Pulito, 64 anni, si è soffocata con due sacchetti di plastica annodati intorno alla testa e alla gola a Torino. Accusata di violenza sessuale assieme al marito, aveva sempre respinto le accuse

2 giugno 2014: George Corceovei, 31 anni, ha approfittato che due detenuti uscissero dalla cella che condividevano con lui per impiccarsi a Venezia
2 giugno 2024:Mustafà, 23 anni, si è impiccato nel carcere di Cagliari ma il suo corpo non ha ceduto subito. E’ morto due giorni dopo in ospedale
4 giugno 2024: Mohamed Ishaq Jan, pakistano, 31 anni. Da una decina di mesi aspettava di essere processato per lesioni e rapina a Roma Regina Coeli
11 giugno 2024: Domenico Amato, 56 anni, viene trovato impiccato alla mattina presto nel carcere di Ferrara. Con la sua morte, è stato osservato, lo Stato ha perso due volte perché era un collaboratore di giustizia e perché era nella custodia dello Stato
13 giugno 2024: A.L.B., italiano di 38 anni, si è tolto la vita nel carcere di Ariano Irpino impiccandosi alle otto della sera
14 giugno 2024: Alin Vasili, 46 anni, rumeno, si è impiccato nel penitenziario di Biella
15 giugno 2024: Giuseppe Santolieri, 74 anni, condannato a 18 anni per l’omicidio della moglie, si è ucciso nel carcere di Teramo soffocandosi con una corda. Lo aveva annunciato ai compagni di prigionia: “Non posso più andare avanti”
15 giugno 2022: un detenuto di 43 anni si è impiccato nel carcere di Sassari con un lenzuolo nel reparto ospedaliero
21 giugno 2024: Alì, un ragazzo algerino di 20 anni, si è impiccato nel carcere di Novara. “con un cappio rudimentale”, riferisce il sindacato della penitenziaria. Era detenuto per reati di droga

26 giugno 2024: Francesco Fiandaca di 28 anni che lavorava nella cucina ed era impegnato in diverse attività rieducative, si è impiccato nel carcere ‘Malaspina’ di Caltanissetta
27 giugno 2024: Luca D’Auria, un ragazzo di 21 anni, già sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio, si è ucciso inalando gas nel carcere di Frosinone
27 giugno 2024: egiziano, 47 anni, era stato condannato per immigrazione clandestina. Si è impiccato con la cintura nel carcere genovese di Marassi.

 1 luglio 2024: Giuseppe Spolzino, un ragazzo di 21 anni si è impiccato nel carcere di Paola. Nel maggio del 2027, a 24 anni, avrebbe potuto ricominciare, uscendo

2 luglio 2024: un uomo di cui non sono note le generalità si è ucciso nel carcere di Livorno a 35 anni
4 luglio 2024: Yousef Hamga, 20 anni, egiziano, si è impiccato nella casa circondariale di Pavia
4 luglio: nel carcere Sollicciano di Firenze si è tolto la vita il ventenne Fedi Ben Sassi. Poco prima di uccidersi, era saltata per mancanza di connessione una sua chiamata alla madre in Tunisia
7 luglio 2024: Vincenzo Urbisaglia, accusato dell’omicidio della moglie, si è ucciso a 81 anni nel carcere di Potenza. Ai legali era stata negata pochi giorni prima la scarcerazione chiesta per il suo stato psicofisico.
9 luglio 2024: Fabrizio Mazzaggio, 57 anni, si è impiccato nel bagno della sua cella a Varese. Aveva problemi di tossicodipendenza. 12 luglio 2024: Fabiano Visentini, 51 anni, si è ucciso a Verona Montorio
13 luglio 2024: un uomo di 45 si è suicida to a Monza chiudendosi la testa in un sacchetto di plastica nella cella dove stava da solo
15 luglio 2024: Alessandro Patrizio Girardi, 37 anni, detenuto per spaccio, si è impiccato nella sua cella nella casa circondariale Santa Maria Maggiore a Venezia dove stava per reati legati alla droga
21 luglio 2024: alla Dozza di Bologna si è tolto la vita Musta Lulzim, 48 anni, albanese. E’ stato trovato impiccato nella sua cella infuocata dall’estate.
25 luglio 2024: Giuseppe Pietralito, 30 anni, si è ammazzato in cella a Rebibbia dopo avere manomesso la porta per ritardare i soccorsi. Aveva saputo da poco che sarebbe uscito nel 2026, 4 anni prima del previsto perché gli era stata riconosciuta la continuazione dei reati. “Ma non ho un lavoro, nessuno crederà in me” aveva detto ai suoi legali.
27 luglio: ennesimo suicidio a Prato dove un giovane di 26 anni si è tolto la vita
28 luglio 2024: Ismael Lebbiati, 27 anni, fine pena previsto nel 2032, si è impiccato nel carcere di Prato dove nelle ore precedenti c’era stata una rivolta.
30 luglio 2024: Kassab Mohammad si è suicidato a 25 anni nel reparto isolamento del carcere di Rieti dov’era stato portato dopo i disordini del giorno prima.

3 agosto 2024: un recluso marocchino, 31 anni, senza dimora, si è impiccato nel carcere di Cremona

5 agosto: nel bagno del Tribunale di Salerno, dopo la convalida del suo arresto, si è ammazzato stringendosi un cappio al collo Luca Di Lascio, arrestato per codice rosso
5 agosto 2024: a Biella, A.S., albanese, 55 anni, stava facendo lo sciopero della fame perché aveva chiesto di essere trasferito in un carcere più vicino ai suoi familiari. Poi, si è ucciso
7 agosto: 35 anni, tunisino, si è tolto la vita impiccandosi con un laccio dei pantaloni nel carcere di Prato. (AGI)

15 agosto 2024: 36 anni, tunisino,  avrebbe finito di scontare la pena per reati legati alla  droga nel 2025. Si è impiccato nella sua cella di isolamento nel carcere di Parma dove era stato trasferito il giorno prima.

2 settembre 2024: Salvatore Borrelli, 62 anni, ex tossicodipendente, non aveva più rapporti con la famiglia. Si è impiccato nella cella della sezione isolamento del carcere di Benevento

5 settembre 2024: gli piaceva il profumo del pane che aveva imparato a fare nel carcere isolano di Gorgona dove lo infornava. Arrestato un anno prima per reati tributari, sembrava su una strada propizia. Invece V.G. si è tolto la vita a 56 anni, in permesso premio a casa della compagna.

5 settembre 2024: a Vincenzo Villani, 46 anni, mancavano pochi mesi da scontare. Alle 9 e 20 del mattino si è impiccato nella sua cella al primo piano della casa circondariale di Imperia

16 settembre 2024: John Ogais, 32 anni, si è tolto la vita nel carcere di Ariano Irpino nonostante fosse sottoposto alla sorveglianza attiva per avere aggredito quattro agenti il giorno prima

17 settembre 2024: Salvatore Di Vivo, 50 anni, arrestato il 25 agosto per maltrattamenti in famiglia, alle 6 e 45 si è impiccato nella sua cella di Regina Coeli

29 settembre 2024: Saddiki aveva frequentato un corso da cuoco nel carcere di Reggio Emilia dove cucinando stava mettendo dei soldi da parte per i figli. Era altissimo, quasi due metri, si sarebbe impiccato con una maglietta alle grate della finestra.

4 ottobre 2024: l’ha trovato appeso alle sbarre di una cella un agente penitenziario. Era mattina e lui, di cui si sa aveva 24 anni ed era marocchino, l’avevano arrestato due giorni prima e portato al ‘Del Papa’ di Vicenza con l’accusa di stalking.

7 ottobre 2024: maghrebino, 40 anni, gli mancava anno da scontare. Si è impiccato alle otto della sera a Vigevano

12 ottobre 2024: alle 5 e mezzo del mattina, l’alba ancora acerba fuori, hanno trovato Pasquale De Mastro, 44 anni, detenuto per droga, strangolato coi lacci delle scarpe nel suo letto a San Vittore

E se credete ora/che tutto sia come prima/Perché avete votato ancora/la sicurezza, la disciplina/Convinti di allontanare/ la paura di cambiare/Verremo ancora alle vostre porte/E grideremo sempre più forte/Per quanto vi crediate assolti/Siete per sempre coinvolti/Per quanto vi crediate assolti/Siete per sempre coinvolti/

p.s. tra le fonti di questo articolo ci sono comunicati della polizia penitenziaria, Ristretti Orizzonti, agenzie di stampa, testate nazionali e locali

 

Da 40 giorni in carcere da assolto
Vizio di mente, ma in Rems non c’è posto

Da almeno un anno delira, crede di sapere individuare i positivi al coronavirus e di poterli guarire con il suo “effetto”, si sente “controllato dagli aeroplani”. Assolto 40 giorni fa su uno scippo per “totale incapacità di intendere e volere al momento del fatto reato”, è ancora in prigione. Sì, da assolto. Com’è possibile? Perché il giudice, ormai 50 giorni fa, il 29 aprile, ha sostituito la custodia cautelare in carcere con una misura di sicurezza in Rems. Solo che in Rems di posto non ce n’è. 

Si chiama O.D.B., ha 22 anni, è marocchino. E’ già passato, un anno fa, da Castiglione delle Stiviere. E lì ha mostrato una forma di “psicosi paranoide”, collegata anche ad “abuso di cannabis e alcool”, come certifica il perito nominato dal tribunale di Brescia, Giacomo Francesco Filippini. Dopo un periodo di cura presso il Cps, poi, ha abbandonato la terapia mostrando, da novembre 2021, un “progressivo peggioramento del quadro psicopatologico caratterizzato da ideazione paranoidea, tematiche di controllo, interpretatività, fenomeni allucinatori e bizzarrie comportamentali”.

A gennaio scorso Odb sfila il portafoglio a una donna di 78 anni. Lo beccano subito. Il giudice delle direttissime convalida l’arresto e gli impone l’obbligo di presentazione alla Pg. Tre giorni dopo commette un altro scippo. E allora la misura si aggrava: carcere. La sua avvocata chiede l’abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica, che decreta: “totalmente incapace di intendere e di volere al momento del fatto”. Il 29 aprile il giudice di Brescia Luigi Andrea Patroni Griffi dispone il Rems al posto del carcere di Pavia. Misura di sicurezza per la durata di due anni: Odb è pericoloso, non mostra “alcun sentimento di sincero pentimento né tantomeno di colpa per l’accaduto, vissuto con freddezza e distacco anaffettivo”, si legge nella perizia. Se rimesso in libertà “non seguirebbe le cure”. Lo stesso giudice lo assolve il 9 maggio.
C’era un precedente quasi identico. Un arresto a Mantova, a dicembre scorso, per tentata rapina. Carcere, ma poi Odb viene rimesso in libertà dal Riesame. Intanto lo psichiatra Pietro Lucarini riceve l’incarico per una perizia. Esito identico: “disturbo psicotico”, “vizio totale di mente”, “persona socialmente pericolosa” per cui si rende necessaria la misura di sicurezza in un Rems. Poi il 24 maggio l’assoluzione anche a Mantova: reato commesso da persona non imputabile.

Eppure a oggi Odb è ancora in prigione, “seguito, per fortuna, da una psichiatra estremamente competente. Però nel 2022 una situazione del genere è inaccettabile”, dice la sua legale, Federica Liparoti. La quale il 7 giugno, dopo istanza al Dap riceve risposta: “Tutte le strutture del territorio nazionale hanno dichiarato l’indisponibilità”. Per Odb, al momento, non c’è posto.

Il terrore del virus in carcere e il piano di emergenza

 

Una giudice di Milano bloccata all’ingresso di San Vittore perché ha la febbre e potrebbe essere infetta. L’immagine svela l’isolamento in cui versano le carceri italiane e in particolare quelle lombarde, coi detenuti ai quali sono state tolte le possibilità  di avere colloqui di persona coi familiari e di uscire, nemmeno per lavorare, se non con deroghe eccezionali. Per il momento non sono stati registrati casi di coronavirus. Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato di polizia penitenziaria, informa che “nelle carceri lombarde ci sono una ventina di persone in isolamento perché hanno la febbre, non il coronavirus, per una misura di cautela. A nessuna di loro è stato fatto il tampone, perché non ci sono i criteri che valgono per tutti. Ma quando avranno febbre alta e disturbi respiratori, non resterà che metterli in ospedale e avranno già probabilmente infettato i loro compagni”.

Tra esigenze di salute pubblica e anche di sicurezza, perché non è difficile immaginare subbugli dei reclusi se qualcuno di loro dovesse ammalarsi, gli istituti penitenziari affrontano un momento molto delicato. “L’epidemia arriva in una situazione già grave – spiega Francesco Maisto, garante dei diritti delle persone private della libertà di Milano –  determinata  da due fattori: il sovraffollamento, con ottomila detenuti a fronte di una capienza di seimila in Lombardia, e i problemi particolari in tema sanitario che ci sono da sei-sette mesi. E’ successo che, per inadempimento di una legge regionale che ha imposto degli accorpamenti, siamo arrivati al punto che erano scaduti i contratti dei medici e non erano state fatte delle proposte per nuovi contratti. Quindi dei medici lavoravano senza contratto e altri non hanno più lavorato”.

Le regole per il coronavirus sono state dettate da un susseguirsi frenetico di decreti, raccomandazioni del capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e direttive di vario genere. Il problema è stato armonizzarle e metterle in ordine di gerarchia. “Non è che ogni direttore potesse scegliersi la normativa ritenuta più giusta, questo non è giustificato neanche dall’emergenza”,  osserva Maisto. Per le carceri milanesi all’inizio  la scelta era stata quella di lasciare la possibilità di colloqui visivi ai detenuti, mentre altrove, per esempio in Emilia Romagna, erano stati sospesi subito. Col decreto legge del 2 marzo, il governo ha stabilito che negli istituti  delle regioni che hanno comuni in ‘zona rossa’ i parenti non possono accedere alle carceri e i colloqui si fanno via telefono, via skype o con videochiamata.

Un’ interpretazione della disposizione ha fatto sì che questa questa possibilità non venisse concessa nelle carceri di massima sicurezza, come Opera. “Sono stata stamattina a Bollate – racconta l’avvocato Valentina Alberta – il cortile era pieno di gente che telefonava. Quello che non capisco è perché solo noi avvocati dobbiamo entrare con la mascherina, mentre gli operatori no. Allora che senso ha non fare entrare i parenti? ”. Nel frattempo, in Lombardia sono arrivate le tende per il triage a Opera, Bollate e San Vittore. Agli avvocati viene controllata la temperatura e sono sospesi gli ingressi dei volontari per evitare assembramenti. “Non vado in carcere da due settimane – afferma Juri Aparo, psicologo che dalla fine degli anni settanta ha seguito migliaia di carcerati col suo ‘Gruppo della Trasgressione’ – come volontario non posso, come operatore a Bollate potrei, ma non ci sono andato perché le attività di gruppo sono sospese. Quelli che mi chiamano, considerandomi alla stregua di un familiare, sono dispiaciuti, ma molto equilibrati, dimostrano di avere cognizione della realtà delle cose. Non posso assicurare che tutti abbiano queste stato d’animo. D’Altra parte se in carcere ci fossero dei casi di coronavirus le cose andrebbero ancora peggio”.  “I detenuti considerano corrette le prescrizioni – conferma Di Giacomo – meglio così che prendersi il virus. Certo, nel momento  in cui dovesse succedere ci sono anche persone irragionevoli che potrebbero dare vita a una rivolta. A questa eventualità non si è preparati. Al prefetto di Poggioreale ho chiesto di tenere pronto l’esercito. La polizia penitenziaria, in generale, non è abbastanza ”. L’avvocato Maria Brucale, attivista radicale, ha altre sensazioni: “A Opera viene concessa una telefonata in più del normale. Così si ovvia all’interruzione degli affetti? I detenuti sono isolati e spaventati, bisogna aiutarli”. Per rassicurarli,  i detenuti sono accompagnati in gruppi di 150 al teatro del carcere dove un’équipe di infettivologi spiega le modalità di trasmissione del contagio e i sintomi. E se il virus dovesse davvero ‘entrare’ negli istituti di pena cosa succederebbe? “Sarebbe una possibile tragedia”, dice Maisto, che però rassicura: “Un piano c’è, le zone di isolamento ci sono in tutte le carceri, anche se poi bisogna fare i conti anche con eventuali falle dall’esterno”. (manuela d’alessandro)

Spazzacorrotti, caos sui tempi di scarcerazione dei condannati

I magistrati di Milano divisi sui tempi di applicazione della pronuncia della Consulta sulla legge Spazzacorrotti.  Qualcuno, la minoranza, sta accogliendo subito le istanze degli avvocati che chiedono il ritorno alla libertà di chi stava dentro con una condanna a meno di 4 anni. La maggioranza invece, in particolare al Tribunale di Sorveglianza, ha deciso di rinviare la decisione a quando saranno pubblicate le motivazioni dei giudici costituzionali, dopo il comunicato che comunque ha tutti i crismi dell’ufficialità.  La questione potrebbe avere risvolti importanti se e quando saranno concessi eventuali risarcimenti per l’ingiusta detenzione.  Tra i primi a uscire, un detenuto condannato per corruzione. Il sostituto pg Antonio Lamanna ha accolto, nel suo caso, la richiesta di sospendere l’ordine di esecuzione della pena “vista l’interpretazione costituzionalmente orientata effettuata dalla Corte Costituzionale»,  ritenendo di “anticiparne gli effetti perché trattasi di pronuncia con effetti favorevoli al condannato in materia di liberta”. La Consulta aveva stabilito che è incostituzionale la retroattività della legge  voluta dal governo Lega – 5 Stelle che aveva reso arduo l’accesso alle misure alternative al carcere per i condannati ai reati contro la pubblica amministrazione, tra cui peculato, concussione e corruzione. Ora, col divieto di applicazione retroattiva della legge penale sfavorevole, così come scolpito dall’articolo 25 della costituzione, potranno uscire. Quando, almeno a Milano, non è chiaro.  (manuela d’alessandro)

Fratture in carcere, l’appello di Rosa Zagari per essere curata

“Vivo un calvario, qui non mi curano: aiutatemi”. Non riesce a camminare da oltre un anno, da quando si è rotta due vertebre nel carcere di Reggio Calabria scivolando dopo essersi fatta una doccia. Rosa Zagari, 44 anni, reclusa in stato di custodia cautelare a Messina con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, affida al suo legale un appello per chiedere non di uscire di prigione, ma di ricevere delle terapie adeguate. La sua vicenda, oggetto di una petizione nei mesi scorsi e segnalata dal garante nazionale dei detenuti, viene definita dall’ avvocato che la assiste, Antonino Napoli, “un caso di violazione dei principi fondamentali della dignità e della tutela della salute che non si possono attenuare solo perché una persona è detenuta”. Stando al racconto del difensore e agli accertamenti dei periti nominati dalla difesa, la donna non è mai stata trattata in modo adeguato in nessuna delle tre strutture penitenziarie in cui è stata, né a Messina, né a Reggio Calabria, né a Santa Maria Capua Vetere, dove si trova ora. L’avvocato Napoli ha chiesto più volte, finora invano, che un gip nomini un medico legale in grado di fare una diagnosi non di parte, mentre i familiari spiegano che la loro congiunta “ormai pesa 42 chili e la stiamo perdendo”. “E’ ridotta malissimo – sono le parole della sorella – mi ha detto che in carcere la prendono in giro sostenendo che finge. A gennaio è morta di dolore anche la mamma che si era spesa molto per farla curare”. 

 Ai domiciliari una prima volta nel 2016 per  l’accusa di favoreggiamento del latitante e compagno Ernesto Fazzalari, da cui poi è stata assolta, è finita poi in carcere nell’ambito di un’altra inchiesta. Dopo essere stata condannata in primo grado a otto anni per associazione a delinquere di stampo mafioso, è in attesa dell’appello. Ma è sulla sua storia clinica, e non sul merito delle accuse, che l’avvocato punta per portare avanti la sua denuncia: “A Reggio Calabria, un nostro ortopedico di fiducia, primario dell’ospedale di Locri, aveva notato che il busto era stato messo male e aveva prescritto una riabilitazione mai fatta. In seguito, la mia assistita  è stata trasferita a Santa Maria Capua Vetere dove non c’è un centro clinico e, quindi, anche lì nulla è stato fatto per curarla. Nel luglio scorso, sua sua richiesta, sono andato a trovarla e ho visto coi miei occhi che non era in grado di camminare, se non appoggiata a un’altra persona. Dopo varie istanze al Dap, siamo riusicti a farla trasferire al centro clinico di Messina, dove le vengono somministrati degli antidolorifici, ma nulla più. La certezza che abbiamo è che, a un anno dalla caduta, non cammina da sola, l’ho visto ancora una volta a fine dicembre. A un certo punto, mi hanno detto dal carcere che era un problema neurologico, non ortopedico. Un neurologo di nostra fiducia l’ha allora visitata e prescritto dei medicinali, che non le sono stati somministrati, e indicato degli esami, ancora non eseguiti. In carcere dicono che non cammini perché  è depressa, ma le vertebre sono rotte e come può non essere prostrata dopo le conseguenze fisiche dell’incidente e le mancate cure?”. Il gip di Messina, riferisce il difensore, “ha chiesto una relazione al centro clinico del carcere che difficilmente ammetterà di non prestarle le cure. Vorremmo solo una perizia di un esperto di fiducia del giudice che stabilisca la verità”. (manuela d’alessandro)