giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

NoTav, non fu terrorismo. Teorema Caselli ko anche in appello

Finisce al tappeto anche in appello il teorema Caselli che aveva addebitato a 4 militanti NoTav di aver agito con finalità di terrorismo nell’azione contro il cantiere di Chiomonte la notte tra il 13 e il 14 maggio del 2013. La corte d’assise d’appello ha confermato la sentenza che in primo grado aveva assolto gli imputati dall’accusa più grave, condannandoli per i reati fine, tra cui il lancio di molotov contro mezzi militari, a 3 anni e 6 mesi di reclusione.

Già la Cassazione in due occasioni aveva escluso la finalità di terrorismo, adesso è arrivato pure il verdetto d’appello. Il procuratore generale di Torino Marcello Maddalena stamattina aveva replicato alle arringhe dei difensori sollecitando i giudici a condannare gli imputati a 9 anni e mezzo. “Spetta a voi l’ultimo giudizio di merito” erano le parole del pg alle quali rispondeva l’avvocato Giuseppe Pelazza: “E’ come se avesse detto dopo di voi il diluvio, ma non c’è il diluvio, c’è il sole”.

Maddalena sempre al fine di convincere la corte d’assise d’appello, soprattutto i giudici popolari, citava la storia dell’editore Giangiacomo Feltrinelli, morto dilaniato da un ordigno che stava collocnado su un traliccio di Segrate il 15 marzo del 1972. “Il Pg sembra avere un legame quasi coatto con gli anni ’70″ controreplicava sul punto Pelazza.

Insomma l’accusa non è riuscita a sfondare dopo aver giocato tutte le carte possibili e immaginabili. Ha ottenuto, va ricordato, che la finalità di terrorismo è servita a far trascorrere a questi e altri imputati  più di un anno di detenzione in regime di alta sorveglianza, una sorta di 41bis di fatto, l’articolo del regolamento carcerario erede dell’articolo 90 dei cosiddetti “anni di piombo”.

La posta in gioco andava al di là del singolo processo. Caselli, ex pg dopo essere stato già una volta a capo della procura con scambio di ruoli con Maddalena in una sorta di facciamo quello che ci pare senza che il Csm dicesse nulla, intendeva bollare come “terrorismo” qualsiasi azione di resistenza non passiva. Anche a costo di trattare il danneggiamento di un compressore bruciacchiato come il rapimento Moro. Caselli, ora in pensiome, non c e l’ha fatta, nonostante l’aiuto del pg tra pochi giorni pure lui in quiescenza arrivato personalmente in aula a perorare la causa dell’emergenza infinita diventata prassi normale di governo.

Insieme a Maddalena escono sonoramente sconfitti i Caselli boys, i pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, coordinatori dell’inchiesta e rappresentanti dell’accusa in corte d’assise. Il primo, destrorso vicino ai Fratelli d’Italia, il secondo ex militante della federazione giovanile comunista, insieme appassionatamente in una sorta di arco costituzionale della repressione.

Sicuramente l’accusa ricorrerà ancora in Cassazione. Lor signori non demordono. E invece tanto furore investigativo potrebbero dedicarlo agli appalti dell’alta velocità che sembrano gli unici onesti e trasparenti in un’Italia ad alto tasso di corruzione. Purtroppo il Tav, come del resto Expo, fa parte del “sistema paese”. E allora non si indaga, con calorosi saluti all’obbligatorietà dell’azione penale e all’indipendenza della magistratura, principi da strombazzare nei convegni e nei comunicati stampa. Insomma, il vero terribile problema era il compressore (frank cimini)

NoTav, da corte no secco a pg su nuove prove per “terrorismo”

Dalla corte d’assise d’appello di Torino arriva l’ennesimo no all’accusa che aveva chiesto l’acquisizione di altri documenti e testimoni al fine di provare che l’azione contro il cantiere di Chiomonte del maggio 2013 fu eseguita con finalità di terrorismo. Il dibattimento non  sarà in sostanza rinnovato rispetto a quello di primo grado dove i 4 imputati erano stati assolti dalla finalità di terrorismo e condannati solo per i reati fine a 3 anni e 4 mesi. I giudici di appello hanno detto sì all’acquisizione solo degli atti sui quali accusa e difesa concordavano. Tra queste cartea c’è la sentenza della Cassazione a livello di motivazione recentemente depositata dove a proposito del ricorso dei pm contro l’annullamento dell’imputazione più grave si dice che era “ai limiti dell’inammissibilità”.

Nell’ordinanza la corte definisce “ininfluenti” le carte e i testimoni che la procura generale voleva introdurre. Il pg Marcello Maddalena, che al pari di altri suoi colleghi non andrà in pensione il 31 dicembre a causa della sospensiva decisa dal consiglio di stato, prenderà la parola lunedì per ribadire che gli imputati vanno condannati anche per terrorismo. Maddalena posa il suo ragionamento sul ricorso contro la sentenza di primo grado presentato dai pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, fedeli al teorema Caselli, smentito già in due occasioni dalla Cassazione, oltre che dalla sentenza della corte d’assise.

E’ chiaro che la contesa vera va ben al di là del processo relativo alle azioni contro  i cantieri del Tav. Caselli, ora in pensione, intendeva allargare ulteriormente la possibilità di bollare come eversive tutte le manifestazioni di resistenza attiva a livello sociale e politico. La linea dell’ex procuratore fin qui ha ricevuto dai giudici solo bastonate, ma i rappresentanti dell’accusa non intendono demordere.

Lunedì dunque parlerà il pg, venerdì 18 toccherà alle difese e il 21 dicembre dovrebbe esserci la sentenza (frank cimini)

NoTav, da Cassazione nuova batosta per il teorema Caselli

E due. La Cassazione per la seconda volta boccia il teorema Caselli e afferma che nell’azione contro il cantiere di Chiomonte di cui rispondono 3 militanti NoTav non è ravvisabile la finalità di terrorismo. La norma prevede che chi agisce deve volere un danno grave per un paese o una organizzazione internazionale, ribadisce la Suprema Corte, spiegando inoltre che le bottiglie molotov furono lanciate solo contro i mezzi di cantiere e non contro le persone che stavano lavorando.

Le censure della procura alla motivazione del tribunale del riesame che avveva annullato l’ordinanza del gip “rasentano l’inammissibilità” scrivono i giudici della prima sezione penale della Cassazione. La Suprema Corte conferma quanto deciso dal Tribunale al quale i pm addebitavano una lettura frammentaria degli elementi di prova e l’illogicità della motivazione.

Insomma i pm torinesi se ne dovranno fare una ragione, anche se appaiono chiaramente intenzionati in tutt’altra direzione. Dal momento che il procuratore generale Marcello Maddalena, alla vigilia della pensione è presente come rappresentante d’accusa al processo d’appello contro i 3 militanti NoTav che riprenderà il prossimo 11 dicembre.

In pensione da un po’ è invece l’ideatore del teorema, l’ex procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli, un professionista dell’emergenza fin dagli anni ’70 che ha cercato invano di trasformare un compressoricidio in una sorta di rapimento Moro. Nell’azione che risale alla notte tra il 13 e il 14 maggio del 2013 fu danneggiato infatti un compressore. Ma da quell’episodio partì non solo un’inchiesta con arresti e detenzione in regime di alta sorveglianza protrattasi per altri 4 militanti NoTav anche quando l’aggravante della finalità di terrorismo era caduta ma una campagna mediatica martellante sul pericolo della sovversione nell’alta velocità.

Del resto quando alla prima udienza del processo ai tre, poi assolti dall’accusa di terrorismo e condannati a 3 anni e 6 mesi per i reati fine, il presidente della corte comunicò che la Ue, citata dai pm tra le parti offese, comunicava di non volersi costituire parte civile, la notizia non apparve su nessun giornale. I grandi quotidiani di questo paese sono controllati direttamente o indirettamente dalle banche, molto interessate (eufemismo) alle opere dell’alta velocità. E quindi un po’ tutti i poteri hanno dato il loro contributo al cosiddetto “sistema paese” al fine di realizzare la Torino Lione devastatrice del territorio e che costa una montagna spropositata di soldi. E al sistema paese ha dato il suo ok anche la magistratura se si considera che gli appalti del Tav sembrano gli unici onesti e trasparenti in un mare di corruzione (frank cimini)

NoTav, 3 condanne a 2 anni 10 mesi, dimezzata richiesta pm

Sono stati condannati a 2 anni 10 mesi e 20 giorni di reclusione e saranno scarcerati in giornata Lucio Alberti, Graziano Mazzarelli e Francesco Sala, i  3 militanti Notav processati con il rito abbreviato per l’azione al cantiere di Chiomonte del 14 maggio 2013. I pm di Torino Padalino e Rinaudo avevano chiesto 5 anni e 6 mesi, insistendo sul carattere “militare” dell’azione, nonostante l’accusa di aver agito con la finalità di terrorismo fosse caduta per i 3  imputati come per gli altri 4 già processati con rito ordinario e condannati a 3 anni e 6 mesi.

Anche la sentenza del gup dopo quella della corte d’assise, ricordando la Cassazione che aveva bocciato per prima il “teorema Caselli” sul terrorismo, ridimensiona non poco la ricostruzione della procura. Stiamo parlando del danneggiamento di un compressore avvenuto la notte del 14 maggio 2013  che è già costato in pratica un anno di custodia cautelare ai primi 4 imputati e poco meno agli altri 3. La qualificazione giuridica decisa da Caselli poco prima di andare in pensione non ha retto ma hanno avuto scarso successo anche le pesanti richieste di condanna. Per i primi 4 imputati erano stati sollecitati in assise 9 anni e 6 mesi di reclusione. Per gli imputati del processo in abbreviato 5 anni e mezzo. L’accusa ha ragionato come se fosse ancora in piedi la finalità di terrorismo ed è stata smentita pure a livello di quantificazione della pena.

Lucio Francesco e Graziano, detenuti in regime di alta sorveglianza anche dopo la bocciatura dell’imputazione più grave, avevano pagato un ulteriore prezzo a livello di salute contraendo la scabbia che li costringeva a giorni di isolamento che per decisione della direzione del carcere di Torino impediva loro di incontrare i legali per studiare la linea di difesa. (scabbia per i Notav)

Il punto di riferimento di chi indaga sulle proteste contro l’alta velocità continua a essere una giustizia dell’emergenza al fine di tutelare una grande opera che danneggia il territorio delle valli piemontesi, tutela una classe politica in grandissima parte favorevole al Tav. Gli appalti dell’alta velocità invece appaiono come i più onesti e trasparenti del mondo. Lì, diciamo, la procura di Torino non si esercita. Insomma, quella dell’azione penale obbligatoria al di là di roboanti dichiarazioni e comunicati, è una favola.(frank cimini)

NoTav, altri 3 arresti ma Spataro rinuncia a teorema Caselli

Altri 3 militanti Notav finiscono in carcere per l’azione contro il cantiere del maggio 2013 ma l’accusa, a differenza di quanto accade per i 4 sotto processo dal 22 maggio, non fa riferimento all’aver agito con finalità di terrorismo con grave danno all’immagine dell’Italia e della Ue. La richiesta della procura accolta poi dal gip porta la data dell’8 luglio, quando si era già insediato come capo dell’ufficio Armando Spataro in sostituzione di Giancarlo Caselli andato in pensione.

L’accusa per le persone arrestate oggi parla di porto e detenzione di armi da guerra, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. La procura dunque ha scelto di adeguarsi alla decisione della Cassazione che aveva rimandato a una nuova udienza davanti al Riesame di Torino la discussione sulla finalità di terrorismo.  Se ne deduce che l’impostazione di Spataro è più pragmatica, meno “ideologica”. Del resto nel motivare la scelta la Suprema Corte era stata molto chiara: il grave danno va dimostrato nel concreto come pure il rischio che l’opera dell’alta velocità non possa essere portata a termine.

L’accusa ha scelto di fare un passo indietro, ma intanto ci sono 4 giovani militanti in carcere dal dicembre scorso che per aver danneggiato un compressore rischiano fornalmente fino a 30 anni di prigione, mentre la parte più grave dell’imputazione è stata in pratica cancellata dalla Cassazione.

Che l’imputazione facesse acqua lo aveva confermato anche la Ue rifiutando di eleggere domicilio in Italia e di costituirsi parte civile. “Alla Ue il processo sembra non interessare granché” aveva sintetizzato il presidente della corte d’Assise. Adesso bisognerà aspettare il nuovo Riesame per vedere se la corte su richiesta delle difese modificherà il capo di imputazione. I 3 arrestati di oggi invece rischiano un processo in Tribunale ma non in corte d’assise. (frank cimini)