giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Le gravi ‘dimenticanze’ di Fiera ed Expo sui controlli per mafia

C’è una crepa nel muro di controlli che avrebbe dovuto proteggere Expo  dalla mafia. Eppure ieri Roberto Maroni aveva rassicurato tutti (si fa per dire, visti gli esiti dell’inchiesta): “Dalla Direzione investigativa antimafia arrivò il via libera per Dominus”.

Invece ora si viene a sapere che Expo e Fiera ebbero un’amnesia fatale sulla società al centro dell’inchiesta che ha portato a 11 arresti a cui Nolostand spa, la controllata da Fiera spa ora commissariata, subappaltò i lavori per alcuni padiglioni.

Da fonti giudiziarie apprendiamo che  il nulla osta non poteva essere dato per una ‘dimenticanza’ alla base dei controlli: Expo e Fiera non inserirono Dominus, amministrata di fatto da 2 degli arrestati sospettati di contiguità con la mafia, in Si.Prex, la piattaforma informatica delle imprese operanti in Expo 2015. Dominus sarebbe stata indicata solo in un generico elenco cartaceo inviato da Fiera spa alla Prefettura e, per conoscenza, alla Dia e all’Autorità Nazionale Anticorruzione, il 16 maggio 2014. La lista comprendeva 216 fornitori abituali della Fiera che potenzialmente avrebbero potuto essere utilizzati per i lavori in Expo e quindi da sottoporre alle verifiche dellla Dia ma anche della Prefettura e delle altre forze dell’ordine.

Verifiche che però sarebbero scattate solo dopo l’inserimento di Dominus nella piattaforma Si. Prex. Un passaggio ‘saltato’ nonostante Dominus fosse diventata da ‘potenziale’ a concreta fornitrice di lavori per Expo, tanto da vedersi affidata la costruzione ddei padiglioni della Francia, della Guinea Equatoriale, del Qatar e persino la passerella calcata dai milioni di visitatori per accedere all’Esposizione Universale. (manuela d’alessandro)

La lettera anonima sull’amministratore mafioso cestinata da Fiera Milano

 

L’antimafia nazionale sgrida quella milanese, “non ci da’ informazioni”

Il rimprovero spunta dal fitto elenco di processi e inchieste vittoriosi della Procura di Milano. Una ‘spina’ tra gli elogi che colpisce al cuore il gruppo di magistrati guidati da Ilda Boccassini nella lotta alla criminalità organizzata.  In sostanza, nella sua relazione annuale l’Antimafia nazionale accusa quella milanese di passarle poche informazioni e non aiutarla nella sua attività di  coordinamento. Come a dire, i ‘fuoriclasse’ della battaglia contro le mafie non fanno gioco di squadra. Nel rapporto vengono evidenziate le ”perduranti criticita’ nelle relazioni con la Dda di Milano, che incidono sull’esercizio delle funzioni di questa Dna”, dovute allo scarso ”flusso informativo” che non permette di ”cogliere tempestivamente e in modo sostanziale i nessi e i collegamenti investigativi tra le altre indagini in corso sul territorio nazionale” che presentano ”profili di collegamento” con quelle in corso nel capoluogo lombardo. Nonostante le disposizioni normative e le ”successive indicazioni contenute nelle circolari e risoluzioni adottate” dal Csm, scrive la Dna, ”l’Ufficio distrettuale di Milano non ha garantito sinora un adeguato flusso informativo in favore della Dna”. Da parte della Dda di Milano, ribadisce la Dna, non c’e’ uno scambio ”idoneo” di informazioni ”per la preclusione posta a conoscere specificatamente gli atti relativi ad indagini in corso e, tanto meno, le richieste cautelari avanzate, essendo state quest’ultime rese conoscibili solo dopo l’esecuzione delle misure” di custodia cautelare. Problemi simili, secondo la Dna, ”riguardano lo scambio informativo all’interno dello stesso ufficio”, perche’ ”le notizie relative alle indagini dei singoli procedimenti non risultano essere patrimonio comune di tutti i magistrati componenti della Dda” milanese.