giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Estradizioni, Pg e Macron giocano l’ultima carta

La procura generale di Parigi non demorde. Ha formalizzato l’impugnazione della decisione con cui il 29 giugno scorso la corte d’Appello sezione istruttoria aveva rigettato la richiesta di estradizione in Italia per dieci ex appartenenti a gruppi della lotta armata responsabili di fatti reato che risalgono a 40 anche 50 anni fa.
Dunque formalmente tutto ritorna in discussione in attesa della decisione della Cassazione per Giorgio Pietrostefani il dirigente di Lotta Continua condannato come mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi da tempo in precarie condizioni di salute, per gli ex brigatisti Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio di Marzio, Enzo Calvitti, per l’ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura, per l’ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo Luigi Bergamin e per Narciso Manenti dei Nuclei Armati per il contropotere territoriale.
Va ricordato che la procura di Parigi esercitando il ruolo dell’accusa nel corso dei quindici mesi di udienze non aveva concluso con la richiesta di dare avviso favorevole all’estradizione come era quasi sempre accaduto in situazioni del genere. La procura della capitale francese aveva sollecitato un supplemento di informazioni all’Italia e chiesto se il nostro paese fosse in grado di celebrare nuovamente i processi degli estradandi perché in passato erano stati condannati in loro assenza.
L’Italia sul punto non ha mai dato una risposta certa perché a causa della differenza di ordinamenti tra Il nostro paese e la Francia non si poteva procedere in tal senso. Oltralpe non sono possibili deroghe alla contumacia per cui la corte d’Appello decideva che in Italia nella lotta al terrorismo era stato violato il principio del doppio processo. Inoltre la richiesta di estradizione presentata a tanti anni dai fatti violava pure la vita privata di persone residenti da tempo in Francia.
A questo punto però la procura generale che in Francia dipende dal ministero della Giustizia ha scelto di giocare l’ultima carta anche se ricorsi del genere davanti alla Cassazione nella lunga storia dei processi estradizionali non hanno mai ribaltato la situazione.
La decisione di impugnare ha un sapore molto politico nel senso di cercare di tener fede all’impegno che il presidente Macron e il ministro della giustizia Dupont Moretti avevano preso con l’Italia nel momento in cui il guardasigilli Marta Cartabia aveva inoltrato le richieste mettendo tra l’altro in pratica una precisa volontà del presidente Mattarella che il giorno del ritorno di Cesare Battisti aveva annunciato: “E adesso gli altri”.
(frank cimini)

Lettera evento del Papa sui rifugiati di Parigi

C’è una lettera di Papa Francesco che ha il sapore di un evento in risposta a una missiva consegnata lo scorso dicembre dal professor Luciano Vasapollo contenente un appello a favore degli italiani rifugiati a Parigi e che rischiano l’estradizione per fatti di lotta armata risalenti a 40 anche 50 anni fa,
Il Pontefice su carta intestata della segreteria di Stato ha fatto pervenire la lettera in cui si riferisce “alla vicenda giudiziaria causa di preoccupazione per diverse persone e per le loro famiglie” auspicando che si possano realizzare “le legittime aspirazioni di ciascuno ispirando nel rispetto della giustizia gesti concreti di reciproca comprensione e riconciliazione”.
Si tratta di parole importanti anche ricordando l’intervento del Papa contro l’ergastolo e quanto lo stesso Francesco aveva sostenuto in udienza generale sottolineando che non ci può essere condanna senza una finestra di speranza, invocando il rifiuto di una giustizia vendicativa.
Il Papa rispondendo al professor Vasapollo, vicepresidente dell’Associazione Padre Virginio Rotondi per il giornalismo di pace, ovviamente non entra nel merito della vicenda giudiziaria relativa ai rifugiati politici in Francia.
La risposta del Papa costituisce senza dubbio un evento inedito anche in relazione a fatti del passato che si richiamano allo stesso tema, a cominciare da quando nel 2005 Giovanni Paolo secondo davanti alle camere riunite chiese un provvedimento di clemenza per i detenuti. Col risultato di essere lungamente applaudito ma senza che i politici poi assumessero iniziative concrete.
Della lettera del Papa resa nota dal professor Vasapollo non ha parlato nessun giornale. Le parole del Pontefice da un lato potrebbero rivelarsi utili per la sorte dei rifugiati soprattutto se non venissero ignorate dal ministro Cartabia e dal presidente Mattarella entrambi protagonisti nella vicenda delle richieste di estradizione inoltrate alla Francia. Dall’altro lato va considerato che la situazione generale in riferimento a possibili provvedimenti di clemenza appare molto peggiorata sia rispetto al 2005 sia rispetto agli anni precedenti.
Replicando a una persona con la quale si confronta da tempo Papa Bergoglio ha lanciato una sorta di sasso nello stagno auspicando una soluzione. Per la prima volta un Pontefice accenna alla storia della sovversione interna degli anni ‘70. I toni e i contenuti tanto per fare un altro esempio sono molto diversi da quando Paolo Sesto chiedendo alle Br di rilasciare Moro “senza condizioni” chiuse in pratica il caso decretando la morte dell’ostaggio (frank cimini)

Parigi, Italia sbaglia procedura su ex Br Di Marzio

Le autorità italiane hanno scelto la procedura sbagliata per ottenere la consegna dell’ex militante delle Br Maurizio Di Marzio uno dei dieci rifugiati a Parigi che rischiano l’estradizione. Nell’udienza di mercoledì scorso in corte d’Appello a Parigi i difensori di Di Marzio hanno eccepito la scelta di procedere con ‘emissione di un mandato di arresto europeo, il Mae, invece di una richiesta formale di estradizione. L’avvocato francese Willuam Julie’ che rappresenta lo stato italiano ma la presenza del quale in udienza viene contestata dalle difese ha sostenuto che si tratta di un semplice errore correggibile in corso d’opera.
Secondo Irene Terrel legale di Di Marzio va annullata l’intera procedura fin qui seguita e bisogna ripartire da zero. Sull’eccezione i giudici decideranno il prossimo 24 novembre.
Le udienze per gli altri ex militanti italiani riprenderanno il prossimo 12 gennaio perché l’Italia deve completare i dossier in base ai quali chiede l’estradizione. Non si sa ancora se l’iter proseguirà convocando tutti nella stessa udienza oppure se le presenze saranno frazionate. Anche perché in relazione alla lunghezza del procedimento il giudice a latere aveva suscitato non poche perplessità chiedendo agli avvocati della difesa: “Non vorrete mica parlare ognuno per due ore?”. Si tratta di parole che rischiano di mettere fortemente in dubbio il diritto di difesa contingentando i tempi degli interventi. Con ogni probabilità al fine di garantire alle difese tutti i loro diritti sarebbe opportuno frazionare le presenze in udienza.
(frank cimini)

NoTav estradizione Scalzo in Francia limita difesa in Italia

La Corte d’Appello di Torino si è riservata di decidere sull’estradizione in Francia del leader NoTav Emilio Scalzo accusato Oltralpe di violenza aggravata in relazione a scontri con la polizia a Claviere. I giudici dovrebbero depositare il provvedimento nel giro di pochi giorni.
Il difensore Danilo Ghia ha chiesto di non eseguire il mandato di arresto europeo perché Scalzo è imputato in Italia in diversi processi (prossima udienza il 5 ottobre) dove sarebbe impossibilitato a difendersi in caso di estradizione. Il procedimento a suo carico in Francia invece ha spiegato l’avvocato nulla vieti che vada avanti in sua assenza. In subordine il legale ha chiesto che il suo assistito sconti in Italia l’eventuale condanna che dovesse arrivare al termine del processo francese.
Va ricordato che un mandato di arresto europeo è abbastanza insolito per il reato di violenze nel corso di una manifestazione di piazza. Scalzo intanto resterà agli arresti domiciliari fino alla decisione dei giudici di Torino. Oggi il leader NoTav ha partecipato all’udienza per poi intrattenersi brevemente con i partecipanti al presidio davanti al Tribunale organizzato per solidarietà dal movimento contro l’alta velocità.
L’avvocato Danilo Ghia esclude legami di questo caso con la vicenda dei dieci ex appartenenti a gruppi della lotta armata degli anni 70 e 80 per i quali l’Italia ha chiesto l’estradizione alla Francia. Intanto a Parigi sono riprese le udienze e i giudici hanno rinviato tutto al prossimo 12 gennaio in attesa che Le autorità italiane completino i dossier sulla base dei quali era stata chiesta la consegna delle persone fermate a fine aprile e poi rimesse in libertà. Si prevedono tempi lunghi per un iter dove comunque l’ultima parola spetta al governo francese. Per Scalzo invece decide l’autorità giudiziaria e basta. Secondo l’avvocato Ghia si tratta di procedure diverse nelle due vicende.
(frank cimini)

Arrestato leader NoTav, Francia Italia eurorepressione

Evidentemente l’Italia non vedeva l’ora di dire un si alla Francia a livello di repressione dei movimenti antagonisti e il momento è arrivato. È stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Susa in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità francesi Emilio Scalzo, 66 anni, uno dei leader storici del movimento NoTav. Scalzo avrebbe aggredito un agente della gendarmeria francese, stando all’accusa, durante gli scontri tra anarchici e polizia d’oltralpe in occasione di una manifestazione partita da Claviere e poi sconfinata in territorio francese.
Scalzo è stato fermato dai militari dell’arma a Bussoleno dove abita. I NoTav dopo aver diffuso la notizia dell’arresto hanno organizzato per la serata di ieri una protesta al presidio di San Didero con lo slogan “Ridateci Emilio Subito”.
È impossibile non mettere in relazione l’arresto di Emilio Scalzo con le partite repressive in corso sul fronte Italia Francia. Innanzitutto c’è la vicenda delle estradizioni relative a nove ex militanti di gruppi della lotta armata per fatti di quaranta e anche cinquanta anni fa fermati a Parigi e poi liberati in attesa delle decisioni dei magistrati, con le udienze che riprenderanno a fine settembre nell’ambito di un iter politico giudiziario che si preannuncia lungo e complesso. L’Italia finora è stata chiamata a completare i dossier relativi a ogni singolo caso.
Inoltre la corte di giustizia di Strasburgo dovrà fissare entro la fine dell’anno in corso l’udienza in cui dovrà decidere la compatibilità del reato dì devastazione e saccheggio con l’ordinamento francese.
Si tratta della storia relativa all’anarchico Vincenzo Vecchi condannato in Italia a 12 anni di reclusione per fatti relativi anche alle manifestazioni del G8 di Genova dell’estate 2001 e per il quale l’Italia chiede la consegna che finora era stata negata. Era stata la giustizia francese a rivolgersi a quella europea per chiarire i contorni giurisprudenziali del caso. La decisione di Strasburgo ha un valore che va ben al di là della vicenda in cui è coinvolto Vecchi perché il reato di devastazione e saccheggio non previsto dalla legislazione francese è stato a lungo utilizzato in Italia per reprimere le manifestazioni di piazza.
Sul punto c’era stato un lungo contenzioso con la Grecia in relazione alla posizione di quattro anarchici per la manifestazione antiExpo del primo maggio del 2015 a Milano. Alla fine i greci negavano l’estradizione scegliendo di processare i loro cittadini in patria decidendo condanne intorno ai due anni e mezzo di reclusione, pene infinitamente inferiori a quelle che si rischiano con la stessa accusa in Italia dove il codice parla di sanzioni tra gli 8 e i 15 anni di prigione.
(frank cimini)