giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Pista anarchica eterna solidarietà a Cospito è reato grave

Per Alfredo Cospito non basta la tortura del 41bis fino al divieto di tenere in cella le foto dei genitori defunti. Cospito continua ad essere processato un po’ ovunque. Per stare agli ultimi giorni tra Perugia, Genova, Firenze e Carrara con misure cautelari destinate a chi lo ha sostenuto perché come scrive il giudice delle indagini preliminari del capoluogo ligure inneggiare a Cospito è un reato.

Il circolo culturale anarchico “GogliardoFiaschi” di Carrara in un comunicato parla di una decina di misure che la procura di Genova aveva chiesto come custodia in carcere e che il giudice ha trasformato in quattro arresti domiciliari, cinque obblighi di dimora. In cella a La Spezia è finito solo un indagato perché viveva in una casa occupata.

Associazione sovversiva con finalità di terrorismo, istigazione a delinquere. Tutto ruota intorno al quindicinalea Sergio “Bezmotivny” peraltro già chiuso per articoli a partire dal 2020 che avrebbero offeso l’onore e il prestigio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Nel dicembre scorso il circolo di Carrara aveva manifestato solidarietà a Cospito postando sul proprio profilo Facebook la foto di un intervento dell’anarchico detenuto a Sassari Bancali risalente addirittura al 1990 durante l’occupazione di un teatro cittadino.

il nome del quindicinale, ritenuto dai magistrati stampa clandestina, richiama la vicenda degli anarchici del primo novecento in Russia contro il regime zarista. Il circolo è da tempo attivo con iniziative di tipo culturale e letterario con temi che riguardano lavoro ambientale e ecologia. Gogliardo Fiaschi era un partigiano deceduto nel 2000 che tredicenne aveva preso parte al,a Resistenza sulle Alpi Apuane nella formazione anarchica “Gino Lucetti”.

Computer cellulari e materiale di area tra cui manifesti contro Marta Cartabia sono stati sequestrati dalla Digos. Sotto accusa addirittura “due casi di proselitismo nei confronti di minorenni”.

Il gip nell’ordinanza dice che anche il giudizio sulla personalità degli imputati conferma il fortissimo pericolo di reiterazione dei reati e prosegue addebitando “la reattività contro qualsiasi imposizione proveniente dallo Stato identificato come il nemico principale”. Poi c’è “l’adesione convinta alla pratica anarchica fino a farne una ragione essenziale di vita”.

Insomma dalla lettura dell’ordinanza emerge chiaramente che il problema è politico. “E’ l’ennesimo tentativo di dimostrare l’esistenza di una associazione con finalità di eversione, tutti tentativi già falliti in passato, peraltro in questo caso relativa a mere pubblicazioni e nessun atto concreto da parte degli indagati – dicono gli avvocati Fabio Sommovigo, Marta Magnanini e George Botti – Si tratta di scritti che si suppongono istigatori o apologetici e quindi di un ambito strettamente connesso all’espressione della libertà di pensiero”

E aggiungono i i legali: “2 anni di indagini con due fascicoli aperti pedinamenti e intercettazioni dimostrano che oltre a scrivere gli indagati null’altro hanno fatto e soprattutto che non vi è stata alcuna condotta loro attribuibile concretamente offensiva per persone o cose”

(frank cimini)

41bis Pensare l’impensabile tentare l’impossibile. Un libro

Pensare l’impensabile tentare l’impossibile” è il titolo di un lavoro di 73 pagine (10 euro Edizioni Colibrì’) a cura dell’Archivio Primo Moroni, Calusca City Lights e Csoa Cox 18 che sintetizza un dibattito avvenuto a Milano nei mesi scorsi e va oltre aggiornando il caso di Alfredo Cospito e del 41bis del quale viene messa in discussione la definizione di carcere duro perché significherebbe pensare che possa esistere un carcere leggero.

Insomma il problema è il carcere. “Pensare l’impensabie, tentare l’impossibile” è una frase di Alfredo Cospito riferita da uno dei suoi legali Maria Teresa Pintus. “Il 41bis è una misura di pressione non una condanna come si sente dire nei talk show e pure nei telegiornali. La condanna la infligge il giudice il 41bis no – sostiene Pintus- La sottoscrizione avviene a firma del ministro della Giustizia, quindi dell’esecutivo. Se da un punto di vista tecnico è un errore da un punto di vista popolare il 41bis invece resta effettivamente una condanna di cui è molto difficile ottenere la revoca. Il 41bis diventa un marchio. L’unico giudice competente a revocarlo è nel nostro paese il Tribunale di Sorveglianza di Roma che si configura come un tribunale speciale”.

E non è vero che il 41bis viene applicato solo a chi ha l’ergastolo ostativo. Tra i destinatari anche reclusi in attesa di giudizio.

Charlie Bernao parla del collegamento fortissimo tra guerra è populismo penale, attività interna di repressione di punizione e di uso della tortura. “I giuristi creano a tavolino il diritto penale del nemico e contro il nemico si creano i presupposti per utilizzare la tortura che sarebbe vietata dalle convenzioni internazionali. Gli psichiatri e gli psicologi ci dicono che l’effetto dell’isolamento sulle funzioni cerebrali del prigioniero è molto simile a ciò che succede quando un uomo viene picchiato affamato o privato del sonno”.

Insomma il 41bis è una forma aggiornata e particolarmente disumana di tortura.

Elton Kalica parla di “carcere di annientamento” oltre che di tortura. Kalica che è stato detenuto in regime di alta sicurezza racconta che “ti contavano i calzini le mutande i pantaloni le magliette e soprattutto i libri. Al 41bis sono morti gran parte dei membri di Cosa Nostra e altri ormai in età avanzata moriranno nei prossimi anni. Poi si cercherà altra gente a mettere al 41bis o si deciderà di chiuderlo? “A mio avviso – conclude Kalica – il fatto di averlo reso permanente attesta l’intenzione di perpetuarlo. Magari mi sbaglio ma voi non contateci”.

”In tanti vogliono il morto ma nessuno si assume la responsabilità di vestire i danni del boia – dice Anna Beniamino coimputata di Cospito nel processo per i pacchi bomba di Fossano – in compenso sono tanti i becchìni pronti per preparare la fossa all’anarchico, un balletto sguaiato intorno a una forca. La lotta di un anarchico in sciopero della fame ha spezzato la narrazione imperante nonostante il ridicolo tentativo di dipingerlo colluso con i mafiosi”.

L’avvocato Flavio Rossi Albertini ricorda che quando Cospito ha deciso di interrompere lo sciopero della fame ha ringraziato tutti e tutte coloro che hanno reso possibile “questa tenace quanto inusuale forma di protesta”.

Considerazione finale inevitabile. Di questo lavoro sarebbe stato orgoglioso, e lo dimostra la partecipazione all’iniziativa dell’Archivio, il Maestro Primo Moroni che aveva dedicato molti anni della sua vita alla battaglia contro il carcere e l’articolo 90 il padre del 41bis all’inizio dell’infinita emergenza italiana. Infinita e infatti siamo ancora qui.

(frank cimini)

Al 41bis più facile avere ventilatore e gamberoni che libri

Ristretti al 41bis è più facile avere il ventilatore e i gamberoni piuttosto che un paio di libri chiesti più di un mese fa. È la considerazione che fa l’avvocato Flavio Rossi Albertini difensore delL’anarchico Alfredo Cospito detenuto nel carcere di Sassari Bancali commentando la vita quotidiana del suo assistito.
Niente di nuovo sotto il sole per giunta visto a scacchi nelle due ore d’aria concesse dall’articolo del regolamento penitenziario relativo al carcere duro.
Del resto se sono considerate pericolose le foto dei genitori defunti prima negate poi concesse e quindi di nuovo tolte figuriamoci i libri. Sono le “regole” della tortura legalizzata avviata nel caso di Cospito dal maggio del 2022 dalla falsa garantista Marta Cartabia e confermate dal suo successore Carlo Nordio altro liberale a parole che all’istanza di revoca del 41bis non si è degnato di rispondere delegando di fatto la decisione al Tribunale di Sorveglianza di Roma giudice unico in Italia con il compito di decidere sui reclami dei sepolti vivi. Forse accadrà in autunno quando anche il Tribunale circondariale di Torino farà la sua scelta in merito alle foto “incriminate”.
(frank cimini)

Non ci sarà il processo di appello Rubyter

Non ci sarà un processo di appello per la vicenda denominata Rubyter. E non c’entra assolutamente niente che l’imputato principale Silvio Berlusconi è passato a miglior vita il 12 giugno scorso. La procura della Repubblica di Milano dopo molte discussioni e riunioni ha deciso di non impugnare la sentenza del Tribunale che a febbraio scorso aveva assolto tutti gli imputati.

Alla fine è passata la linea del procuratore capo Marcello Viola di non presentare alcun ricorso. Il verdetto del Tribunale viene considerato inappuntabile e inattaccabile. L’impugnazione insomma si sarebbe risolta in una perdita di tempo, di lavoro e di denaro pubblico. E va considerato anche che la procura generale della Repubblica non avrebbe sostenuto il ricorso come era accaduto nel processo per corruzione internazionale ai vertici dell’Eni.

E’ la prima volta che un’assoluzione in un processo a carico di Berlusconi non viene impugnata.

Nel motivare l’assoluzione i giudici della settima sezione penale del Tribunale di Milano avevano parlato di una “omissione di garanzia”. Le ragazze che frequentavano le feste e le cene nella villa di Arcore avrebbero dovuto essere indagate già all’epoca dei processi Ruby e Rubybis per gli indizi di corruzione presenti a sentire come tali quindi con l’assistenza di un avvocato e la facoltà di non rispondere.

Il fatto che ciò non sia accaduto ha irrimediabilmente pregiudicato l’operatività di fattispecie di diritto penale sostanziale. E per queste ragioni sono cadute le accuse a carico di Silvio Berlusconi e di altri 28 imputati.

Nel caso le ragazze fossero state imputate si sarebbe potuto discutere di contestare l’induzio e a non rendere dichiarazioni nei confronti del solo Berlusconi. Ci sarebbe questo errore di qualificazione giuridica alla base dell’esito del processo finito con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”.

Nel caso le ragazze fossero state sentite in modo corretto sarebbe stato possibile anche discutere dell’accusa do corruzione in atti giudiziari con riferimento a quelle che avessero consapevolmente deciso di rendere dichiarazioni sulla responsabilità altrui.

Insomma le cosiddette “Olgettine” sarebbero dovuto essere indagate già all’epoca dei fatti non ascoltate come testimoni semplici. Per cui non si può contestare il reato di salsa testimonianza ne’ quello di corruzione in atti giudiziari.

L’autorita’ giudiziaria deve assicurare come ha spiegato il collegio della settima penale il rispetto del caso concreto del bilanciamento tra la garanzia dell’individuo e le istanze della collettività di accertamento dei reati come nelle norme sullo statuto dei testimoni.

Va ricordato che il processo sarebbe finito con le assoluzioni si era già capito alla fine dell’anno scorso quando i giudici del Tribunale avevano accolto l’apposita eccezione formulata dall’avvocato Federico Cecconi, il difensore di Silvio Berlusconi. In sede di requisitoria il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il sostituto Luca Gaglio comunque chiedevano la condanna degli imputati senza successo. I pm avrebbero voluto presentare ricorso contro la sentenza del Tribunale ma alla fine è stato il capo della procura a imporsi.

Va ricordato che in questa intricata vicenda c’erano stati altri comportamenti anomali della procura retta all’epoca da Edmondo Bruti Liberati. Berlusconi venne iscritto tra gli indagati il 21 dicembre del 2010 mentre le ragazze frequentatrici di Arcore venivano pedinate dalla primavera. Insomma avevano indagato su Berlusconi da mesi senza formalizzarlo.
(frank cimini)

Volantini alla Santa Messa e lo zampirone terrorista

La nuova inchiesta della procura Bologna, reduce da diversi insuccessi sugli anarchici, comprende tra l’altro un lancio di volantini il 27 novembre dell’anno scorso nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù in occasione della Santa Messa in solidarietà con Alfredo Cospito.

Un paio di settimane prima nel parcheggio della M.A.R.R. Spa viene contestato il posizionamento di quattro ordigni incendiari artigianali mediante l’innesco costituito da uno zampirone e il tutto recita l’accusa veniva reso vano da circostanze contingenti non dipendenti da chi agiva sempre nell’ambito della campagna in chiave antimilitarista in solidarietà con Cospito allora impegnato in un lungo sciopero della fame contro l’articolo 41bis del regolamento carcerario.

L’azione di sabotaggio si legge nel provvedimento della procura che contesta l’associazione sovversiva a fini di terrorismo seppure non concretizzata veniva rivendicata mediante la pubblicazione di un comunicato “intriso di invettive formulate in chiave anticarceraria e in appoggio al già menzionato militante del “Nucleo Olga – FAI/FRI pubblicata sul sito di controinformazione ‘il rovescio.info’”.

Le 6 persone indagate rispondono di aver organizzato una associazione di stampo anarco-insurrezionalista “strutturata in modo non gerarchico e spontaneista che agisce secondo il patto di mutuo appoggio e attraverso la solidarietà rivoluzionaria in ambito nazionale e internazionale con l’accordo sulla scelta dell’azione diretta compiuta con l’uso di ogni mezzo, benzina, materiali incendiari”.

C’e’ anche la storia di chi saliva in un cantiere in cima a una gru di proprietà della Iba Spa “fissando alla struttura portante della predetta macchina la scritta “Il 41bis uccide – Alfredo Libero – Tutti liberi – Morte allo Stato”. Poi veniva costituito un cordone di sicurezza lungo il perimetro del cantiere, accendendo alcuni fumogeni e innalzando striscioni per impedire le eventuali operazioni di videoripresa e individuazione dei rei”.

La procura di Bologna aveva già messo sotto inchiesta le manifestazioni di solidarietà con i detenuti nel bel mezzo dell’emergenza Covid. Gli arrestati venivano liberati nel giro di poco tempo dal Tribunale del Riesame. L’indagine era coordinate dal sostituto procuratore Stefano Dambruoso che da pm a Milano era finito sulla copertina di Time come cacciatore di fondamentalisti islamici.

Adesso, e non poteva essere diversament, è il turno della manifestazioni a favore di Alfredo Cospito equiparate ad azioni di eversione dell’ordine democrstico. Insomma c’è sempre una pista anarchica da perseguire. Restando a questa nuova inchiesta l’appuntamento è per i 5 luglio al fine di eseguire accertamenti irripetibili sul materiale repertato e se ne occupa il Ris di Parma. Gli indagati sono stati invitati a nominare legali e consulenti di fiducia.

((frank cimini)