giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Moro, ma quanto costa ai cittadini l’ennesima inchiesta sui “misteri”?

In questi giorni Antonio Marini, procuratore generale facente funzione di Roma, sta interrogando tutte le persone già condannate da tempo con sentenza definitiva per il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro e della sua scorta. Siamo a 37 anni dai fatti. Ma la caccia ai misteri inesistenti e a chi c’era dietro le Br sembra proprio non demordere. In più c’è una guerra interna alla magistratura, dal momento che Marini ha ereditato l’inchiesta dal collega Luigi Ciampoli andato in pensione e dopo averlo criticato per non avergli affidato il fascicolo. Ciampoli ha chiesto l’intervento del Csm per dirimere il litigio.

Ciampoli aveva chiesto l’archiviazione in relazione all’ormai  famosa moto Honda a bordo della quale secondo i dietrologi ci sarebbero stati appartenenti ai servizi segreti. Marini ha ottenuto dal gip la restituzione del fascicolo per continuare a indagare tra l’altro su un dettaglio in realtà già chiarito in atti nel 1998. Al momento dei fatti non c’era nessuna moto. Una moto era passata in precedenza e a bordo c’erano due militanti dell’Autonomia romana. I due erano lì per caso, furono sentiti sia pure a distanza di anni. Uno nel frattempo è pure deceduto e anche per questo Ciampoli aveva chiesto di archiviare.

La guerra interna alla procura generale costerà ai contribuenti italiani un bel po’ di soldini e si somma sia alla smania di protagonismo dei magistrati sia alla dietrologia che sul caso Moro è già stata utilizzata da non pochi per costruire notorietà, carriere, fortune personali e addirittura seggi parlamentari. In tempi di tanto conclamata spending review non è poco.

Bisogna aggiungere che la commissione parlamentare sulla strage di via Fani, nella sua ennesima riedizione, recentemente aveva spedito sul posto la polizia giudiziaria “per ricostruire la scena del crimine” con un laser. Sempre 37 anni dopo, ripetiamo.

Magistrati e politici stavolta sembrano uniti nella lotta nell’ostinarsi a non voler prendere atto dei fatti nudi e crudi. Dietro le Br c’erano solo le Br, un gruppo di operai delle fabbriche del nord insieme a giovani romani, tutti comunisti. L’unicità di questa vicenda a livello mondiale sta nella circostanza che allora, 1978, altri comunisti erano in maggioranza di governo. Anche per questa ragione dietrologia e complottismo hanno avuto gioco facile nel suscitare attenzione nonostante l’assenza di riscontri sia pure minimi. Che dire? L’unica a questo punto è ricordarsi delle parole profetiche di Aldo Moro: “Il mio sangue ricadrà su di voi”. (frank cimini)

Addio all’avvocato Guiso, difese Curcio e Craxi

Se ne va a 82 anni l’avvocato Giannino Guiso, un protagonista dei processi politici nel nostro paese, una sorta di Verges* italiano. Dai giorni drammatici del sequestro Moro quando per conto del Psi come avvocato di Renato Curcio cercò di intavolare una trattativa per salvare la vita dell’esponente democristiano fino a Mani pulite dove come legale di Craxi, insieme a Enzo Lo Giudice anche lui scomparso di recente, si scontrò duramente con il pool della procura di Milano.

“Un giorno la storia giudicherà chi ha cercato di giudicare Craxi” furono le sue parole dopo la morte del leader socialista. Guiso tentò nelle aule giudiziarie ma anche fuori di far emergere che Craxi era il caprio espiatorio in relazione a un fenomeno come il finanziamento illecito dei partiti ben noto a un’intera classe politica ma che per decenni quasi tutti avevano finto di ignorare.

Guiso attraversò in pratica quelle che furono insieme alla mafia le principali “emergenze” della storia italiana e che fanno sentire ancora oggi il loro peso su una amministrazione della giustizia incapace, nonostante i tanti progetti di riforma, di risolvere i suoi problemi.

Anche in tempi recenti aveva ribadito la sua convinzione, Moro poteva essere salvato, se la politica avesse fatto in pieno il suo mestiere senza delegare interamente alla magistratura la risoluzione del problema della sovversione interna. A Guiso era chiaro che dalla madre di tutte le emergenze in poi si era ristretto il diritto di difesa e i codici erano stati strumentalizzati dai magistrati per aumentare il loro potere a scapito dei politici.

L’avvocato sardo diceva di apprezzare in particolare il Craxi di Sigonella che si scontrò con gli americani per difendere la sovranità del paese. Guiso se ne va mentre i problemi che aveva segnalato in tutta la sua vita professionale sono lontani dall’essere risolti. Criticava aspramente i magistrati ma anche la politica che si era consegnata mani e piedi alle toghe. Spiegava sempre che il diritto non può essere uno strumento di trasformazione della società. Predicava per molti versi nel deserto, ma lo ha fatto con grande generosità, con discorsi che andavano al di là della posizione del cliente di turno patrocinato al momento. Guiso aveva una visione complessiva e per questo perse la sua battaglia per salvare la vita prima di Moro e poi di Craxi (frank cimini)

*Jacques Verges, l”avvocato del diavolo francese che difese terroristi di destra e di sinistra

 

L’indagine sui siriani anti – Assad: terrorismo o reati comuni?

La Procura di Milano indaga su uno ‘spicchio’ di guerra civile siriana nel nostro Paese.

Tra la fine del 2011 e il 2012, mentre cresceva la protesta popolare contro Bashar Al – Assad, un gruppo di siriani mise a segno una serie di aggressioni, pestaggi, devastazioni, minacce ai danni di connazionali da loro ritenuti a favore del dittatore. Tra gli atti più violenti, l’assalto ai titolari di un bar a Cologno Monzese da parte di uomini armati di bastone e spranghe che parlano in arabo e accusano i due baristi (cristiani) di sostenere il regime.

Reati comuni oppure terrorismo? Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Alessandro Gobbis e Adriano Scudieri, dopo una lunga ponderazione, scelgono di contestare l’articolo 270 bis, quello che punisce l’associazione internazionale finalizzata al terrorismo, introdotto dopo gli attentati alle Torri Gemelle. La fazione dei ‘giusti’, così veniva acclamata in quei giorni da tutto l’occidente, viene accusata di terrorismo. Spingendosi in questa direzione, i pm tengono conto anche della ‘proiezione’ internazionale del gruppo che preparava armi chimiche contro Assad in Siria e si rendeva protagonista, attraverso il suo leader Haisam Sakhanh, un elettricista di Cologno partito al fronte, di un’esecuzione sommaria ai danni di sette soldati inginocchiati e torturati. Fonti investigative spiegano che si è optato per il 270 bis perché le azioni truci erano finalizzate a intimidire un’intera fascia di popolazione con una determinata caratteristica, quella di appartenere agli adepti di Assad. Allo stesso modo sarebbe stato terrorismo se i fan del dittatore avessero ‘perseguitato’ i ribelli. In passato, l’articolo 270 bis è stato ipotizzato nella maggior parte dei casi per islamici che reclutavano combattenti da mandare nelle zone di guerra o raccoglievano denaro per la causa. Qui siamo in uno scenario abbastanza inedito dagli esiti, a livello processuale, non scontati. (manuela d’alessandro)