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Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

La clamorosa requisitoria che ‘assolve’ Dolce e Gabbana

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‘Botte’ per tutti. Per la Guardia di Finanza, per la Procura e i giudici di primo grado che hanno cucito un’accusa addosso agli stilisti Dolce e Gabbana che “contrasta col buon senso giuridico” e gli è costata nel giugno dell’anno scorso la condanna in primo grado a un anno e otto mesi di carcere per omessa dichiarazione dei redditi. Mai richiesta di assoluzione è stata sostenuta con più vigore da un rappresentante della pubblica accusa con affermazioni che ‘superano’ il processo investendo le relazioni tra giustizia e finanza. Tra un fendente e l’altro, il pg Gaetano Santamario Amato a un certo punto ’esplode’ persino in una dichiarazione d’amore verso gli imputati: “Un grande gruppo industriale presente nel mondo che nel 2004 pensa in grande e decide di trasferirsi nel Paese con la Borsa più vivace in Europa, il Lussemburgo”. Una realtà economica che, “in controtendenza con l’industria italiana”, scoppia di salute e non scappa nel Granducato per beffare il fisco ma per crescere quando “i  tempi sono maturi”. È vero, ammette polemicamente Santamaria, che col trasferimento in Lussemburgo gli stilisti sono passati da una tassazione del 45 per cento ad una del 4. “Come cittadino e contribuente italiano posso indispettirmi per questo risultato. Posso plaudire alla Guardia di finanza che accende i riflettori, però posso allora aspettarmi un intervento su Marchionne e sulla Fiat quando verrá trasferita in Olanda?  Ma come operatore della legge devo spogliarmi da ogni pregiudizio. La comunità europea ha detto che operazioni di questo genere sono legittime, che nessuna norma vieta la ristrutturazione del gruppo come è stata fatta, che la cessione dei marchi è uno strumento previsto ovunque, che il trasferimento un paese della comunità rientra nelle libera scelta imprenditoriale e nel diritto alla libera circolazione”. Tutto cambierebbe se la sede in Lussemburgo fosse stata fittizia. Ma secondo il pg la Gado, quella che per l’accusa era la ’scatola vuota’ attraverso cui evadere, aveva un’ “effettiva operatività”. La sua sede era in in locale angusto? “Guardia di Finanza e Procura non si lascino abbagliare da suggestioni e pregiudizi. È necessario un salto culturale, davvero vogliamo credere che le società devono avere una struttura faraonica? Come tutte le moderne realtà non vogliono avere a che fare con malattie, sindacati, gravidanze, vogliono abbattere i costi fissi”. Santamaria Amato si preoccupa anche per i danni all’immagine provocati da questa storia ai due creativi, che hanno duellato a lungo col Comune di Milano per questa vicenda, arrivando anche a una clamorosa serrata. “Sapete cosa significa per un’azienda avere in casa la Finanza? Sapete cosa rappresenta nel mondo Dolce e Gabbana? Per fermare gli interventi a volte troppo invasivi delle Guardia di Finanza c’è voluto uno statuto in ambito tributario…”. (manuela d’alessandro)

Categoria: Economica