giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

“Nostro figlio bocciato in prima liceo ed espulso dal sistema scolastico pubblico”

Per i ragazzini comaschi bocciati in prima, alle superiori, trovare posto in scuole pubbliche è difficile, se non impossibile. Ci sono problemi di spazi, capienza, orientamento. Lo denunciano i genitori, lo confermano i presidi.

“Non accettiamo ripetenti esterni”

Le scuole superiori pubbliche comasche (tutte quelle contattate, con un solo distinguo) in questo periodo dell’anno non accettano l’iscrizione di studenti bocciati in prima in altri istituti del territorio. Al momento non ci sono posti liberi per chi è inciampato e si è fermato all’inizio del percorso, i ripetenti, come in molti continuano a chiamarli.  Le famiglie devono ripiegare su scuole parificate e private, se possono permettersele e sempre che propongano indirizzi formativi adatti. Oppure a settembre saranno costrette a tenere i figli a casa, salvo colpi di scena, arrendendosi ad uno Stato che non garantisce a tutti il diritto all’istruzione e sottraendoli ad un obbligo di legge.

Bocciato allo Scientifico, rifiutato da altre scuole

Una di queste storie sbagliate (e riscontrate) riguarda il presente e il futuro di Alex (nome inventato, per tutelare il minore). L’adolescente, 15 anni e mezzo, ha frequentato il primo anno del liceo scientifico “Paolo Giovio” di Como. A giugno non è stato promosso. Il padre e la madre non ne hanno fatto un dramma, ma una occasione di crescita.  «L’esperienza è servita – dice papà – per capire che non è portato per matematica e fisica, con deficit che condizionano l’intero rendimento complessivo. Sembra invece predisposto per le materie umanistiche.  Avevamo pensato di mandarlo al liceo pubblico “Teresa Ciceri”, che ha l’indirizzo in scienze umane, la scelta più consona. Impossibile. In segreteria ci hanno ripetuto che non ci sono posti disponibili e che sarebbe stato inutile formalizzare la richiesta di iscrizione. Non ci hanno nemmeno dato i moduli da compilare».

Tutto esaurito negli istituti interpellati

Tutto esaurito anche alla seconda tappa del giro delle sette chiese, l’istituto tecnico economico “Caio Plinio Secondo”. Lo stesso al selettivo liceo classico “Alessandro Volta”. Idem nelle altre superiori statali contattate, distribuite tra il capoluogo lariano e i comuni più vicini. «Nessuna ci ha dato la disponibilità ad accogliere Alex. Non abbiamo chiesto in comuni più lontani – dice sempre il padre di Alex – perché sarebbero scomodi da raggiungere con i mezzi pubblici, in autonomia». E comunque pure al Jean Monnet di “Mariano Comense”, non proprio dietro l’angolo, le porte sono sprangate per i bocciati di prima provenienti da altri plessi.

Uno spiraglio a Cantù, ma non per tutti

Al liceo scientifico “Enrico Fermi” di Cantù, fuori dal radar di Alex, lo sbarramento potrebbe solo essere posticipato. In segreteria recepiscono richieste inviate per email, purché motivate. Però mettono le mani avanti. «Sapremo più avanti se ci saranno posti liberi. Ad oggi non siamo in grado di dire se e quanti ripetenti esterni riusciranno ad entrare».

L’autodifesa dei dirigenti scolastici con il tutto esaurito

Il dirigente scolastico del liceo statale “Teresa Ciceri”, Vincenzo Iaia, non si sottrae alle domande e racconta la situazione del suo istituto. «Già a gennaio siamo stati costretti a respingere 70 domande ordinarie per la prima classe. Adesso non siamo in grado di prendere i bocciati esterni di giugno». Non è discriminazione, assicura. E non sarebbe neppure questione di “merito”, termine aggiunto alla dicitura del ministero dal governo Meloni. «La ragione dell’impossibilità di accettare chi non ha superato il primo anno – argomenta Iaia – sta in un limite oggettivo, una variabile: la capienza. Il numero massimo di ragazzi e ragazze che possiamo tenere è legato agli spazi disponibili, insufficienti per accogliere tutti i potenziali interessati. Mancano aule. Nel 2022-2023 avevamo sistemato una classe in aula magna, però ci serve per attività di interesse collettivo e quindi la libereremo, perdendo altri metri quadrati».

“L’amministrazione provinciale non ci aiuta”

Continua Iaia: «Ho chiesto all’ente di riferimento, l’amministrazione provinciale, reperire e assegnarci alcuni locali in più. Ne basterebbero 4 o 5. Non ho avuto riscontro. Nelle prime abbiamo una media di 29/30 alunni, non possiamo andare oltre. Ci sono limiti normativi, anche. Già fatichiamo a mantenere qui i nostri bocciati, cosa niente affatto scontata».

“Costretti a ripiegare su una scuola privata”

I genitori di Alex hanno chiesto aiuto all’Ufficio scolastico provinciale di Como, che è diretto da un ex ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, governo Conte I. «I funzionari della struttura, l’ex provveditorato, dovrebbero aiutare le famiglie a trovare una collocazione per i figli a rischio di espulsione dal sistema pubblico. Per ora – racconta sempre il papà del 15enne – non sono arrivate proposte percorribili o soluzioni concrete. Non abbiamo avuto scelta. Abbiamo iscritto Alex in un istituto privato parificato, con un piano di studi diverso da quello che avevamo immaginato per lui, dopo l’esperienza del liceo scientifico e le indicazioni dei professori». Per non lasciare nulla di intentato, i genitori presenteranno comunque domanda in un paio di scuole pubbliche, «sperando che poi qualcuno rinunci o si ritiri e lasci libero un banco, per un trasferimento diretto».

I genitori denunciano: “Lo Stato non garantisce il diritto all’istruzione”

«Il nostro non è un caso isolato, unico. A Como – afferma il genitore – sono coinvolte decine di famiglie. Sta succedendo quello che da tempo avviene con la tutela della salute. Il sistema sanitario nazionale non è in grado di prendere in carico direttamente tutti i pazienti e così i malati sono spinti a ripiegare sul privato, sempre che abbiano i soldi per farlo, o sui centri convenzionati. Per la scuola è ancora peggio, se possibile. Lo Stato prevede che i più giovani rispettino l’obbligo scolastico fino a 16 anni, un dovere e insieme un diritto. Ma non mette a disposizione abbastanza plessi, aule e docenti per consentire a tutti di frequentare istituti pubblici, in caso di inciampi iniziali». L’overbooking, come in aeroporto, solo che qui si parla di minori, educazione, formazione, inclusione e pure possibilità di spesa. Bonus e aiuti (per esempio la dote scuola della Regione Lombardia, che privilegia gli studenti eccellenti) non bastano per coprire economicamente i costi del privato. «Nessuno denuncia questa situazione, ingiusta, inaccettabile, anticostituzionale. Perdere per strada anche uno solo di questi ragazzi- ripete il papà di Alex – è una sconfitta».

Nessuna risposta dall’ex ministro Bussetti

Non è dato saperne di più, non dalla struttura ministeriale territoriale. Il responsabile dell’ufficio scolastico provinciale di Como, l’ex ministro Bussetti, non si fa passare telefonate e non risponde alle mail, preso da mille impegni e in procinto di andare in ferie.  Matteo Loria, responsabile della Associazione nazionale presidi per la Lombardia, rimarca che «nella provincia lariana la situazione è particolarmente pesante e non da quest’anno». Lui però è possibilista. Pensa in positivo: «A settembre potrebbero esserci cambiamenti, perché saranno state definite le posizioni di chi ha debiti, le reiscrizioni, le rinunce. Genitori e studenti non si devono scoraggiare». Il problema, a suo parere, «è più generale» e per questo «bisognerebbe ripensare a tutta la politica di orientamento degli studenti, in base a competenze e passioni e a quello che il mercato richiede, stabilendo e formando le classi di conseguenza».

Lorenza Pleuteri

Non ci sarà il processo di appello Rubyter

Non ci sarà un processo di appello per la vicenda denominata Rubyter. E non c’entra assolutamente niente che l’imputato principale Silvio Berlusconi è passato a miglior vita il 12 giugno scorso. La procura della Repubblica di Milano dopo molte discussioni e riunioni ha deciso di non impugnare la sentenza del Tribunale che a febbraio scorso aveva assolto tutti gli imputati.

Alla fine è passata la linea del procuratore capo Marcello Viola di non presentare alcun ricorso. Il verdetto del Tribunale viene considerato inappuntabile e inattaccabile. L’impugnazione insomma si sarebbe risolta in una perdita di tempo, di lavoro e di denaro pubblico. E va considerato anche che la procura generale della Repubblica non avrebbe sostenuto il ricorso come era accaduto nel processo per corruzione internazionale ai vertici dell’Eni.

E’ la prima volta che un’assoluzione in un processo a carico di Berlusconi non viene impugnata.

Nel motivare l’assoluzione i giudici della settima sezione penale del Tribunale di Milano avevano parlato di una “omissione di garanzia”. Le ragazze che frequentavano le feste e le cene nella villa di Arcore avrebbero dovuto essere indagate già all’epoca dei processi Ruby e Rubybis per gli indizi di corruzione presenti a sentire come tali quindi con l’assistenza di un avvocato e la facoltà di non rispondere.

Il fatto che ciò non sia accaduto ha irrimediabilmente pregiudicato l’operatività di fattispecie di diritto penale sostanziale. E per queste ragioni sono cadute le accuse a carico di Silvio Berlusconi e di altri 28 imputati.

Nel caso le ragazze fossero state imputate si sarebbe potuto discutere di contestare l’induzio e a non rendere dichiarazioni nei confronti del solo Berlusconi. Ci sarebbe questo errore di qualificazione giuridica alla base dell’esito del processo finito con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”.

Nel caso le ragazze fossero state sentite in modo corretto sarebbe stato possibile anche discutere dell’accusa do corruzione in atti giudiziari con riferimento a quelle che avessero consapevolmente deciso di rendere dichiarazioni sulla responsabilità altrui.

Insomma le cosiddette “Olgettine” sarebbero dovuto essere indagate già all’epoca dei fatti non ascoltate come testimoni semplici. Per cui non si può contestare il reato di salsa testimonianza ne’ quello di corruzione in atti giudiziari.

L’autorita’ giudiziaria deve assicurare come ha spiegato il collegio della settima penale il rispetto del caso concreto del bilanciamento tra la garanzia dell’individuo e le istanze della collettività di accertamento dei reati come nelle norme sullo statuto dei testimoni.

Va ricordato che il processo sarebbe finito con le assoluzioni si era già capito alla fine dell’anno scorso quando i giudici del Tribunale avevano accolto l’apposita eccezione formulata dall’avvocato Federico Cecconi, il difensore di Silvio Berlusconi. In sede di requisitoria il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il sostituto Luca Gaglio comunque chiedevano la condanna degli imputati senza successo. I pm avrebbero voluto presentare ricorso contro la sentenza del Tribunale ma alla fine è stato il capo della procura a imporsi.

Va ricordato che in questa intricata vicenda c’erano stati altri comportamenti anomali della procura retta all’epoca da Edmondo Bruti Liberati. Berlusconi venne iscritto tra gli indagati il 21 dicembre del 2010 mentre le ragazze frequentatrici di Arcore venivano pedinate dalla primavera. Insomma avevano indagato su Berlusconi da mesi senza formalizzarlo.
(frank cimini)

Volantini alla Santa Messa e lo zampirone terrorista

La nuova inchiesta della procura Bologna, reduce da diversi insuccessi sugli anarchici, comprende tra l’altro un lancio di volantini il 27 novembre dell’anno scorso nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù in occasione della Santa Messa in solidarietà con Alfredo Cospito.

Un paio di settimane prima nel parcheggio della M.A.R.R. Spa viene contestato il posizionamento di quattro ordigni incendiari artigianali mediante l’innesco costituito da uno zampirone e il tutto recita l’accusa veniva reso vano da circostanze contingenti non dipendenti da chi agiva sempre nell’ambito della campagna in chiave antimilitarista in solidarietà con Cospito allora impegnato in un lungo sciopero della fame contro l’articolo 41bis del regolamento carcerario.

L’azione di sabotaggio si legge nel provvedimento della procura che contesta l’associazione sovversiva a fini di terrorismo seppure non concretizzata veniva rivendicata mediante la pubblicazione di un comunicato “intriso di invettive formulate in chiave anticarceraria e in appoggio al già menzionato militante del “Nucleo Olga – FAI/FRI pubblicata sul sito di controinformazione ‘il rovescio.info’”.

Le 6 persone indagate rispondono di aver organizzato una associazione di stampo anarco-insurrezionalista “strutturata in modo non gerarchico e spontaneista che agisce secondo il patto di mutuo appoggio e attraverso la solidarietà rivoluzionaria in ambito nazionale e internazionale con l’accordo sulla scelta dell’azione diretta compiuta con l’uso di ogni mezzo, benzina, materiali incendiari”.

C’e’ anche la storia di chi saliva in un cantiere in cima a una gru di proprietà della Iba Spa “fissando alla struttura portante della predetta macchina la scritta “Il 41bis uccide – Alfredo Libero – Tutti liberi – Morte allo Stato”. Poi veniva costituito un cordone di sicurezza lungo il perimetro del cantiere, accendendo alcuni fumogeni e innalzando striscioni per impedire le eventuali operazioni di videoripresa e individuazione dei rei”.

La procura di Bologna aveva già messo sotto inchiesta le manifestazioni di solidarietà con i detenuti nel bel mezzo dell’emergenza Covid. Gli arrestati venivano liberati nel giro di poco tempo dal Tribunale del Riesame. L’indagine era coordinate dal sostituto procuratore Stefano Dambruoso che da pm a Milano era finito sulla copertina di Time come cacciatore di fondamentalisti islamici.

Adesso, e non poteva essere diversament, è il turno della manifestazioni a favore di Alfredo Cospito equiparate ad azioni di eversione dell’ordine democrstico. Insomma c’è sempre una pista anarchica da perseguire. Restando a questa nuova inchiesta l’appuntamento è per i 5 luglio al fine di eseguire accertamenti irripetibili sul materiale repertato e se ne occupa il Ris di Parma. Gli indagati sono stati invitati a nominare legali e consulenti di fiducia.

((frank cimini)

Insulti ai gay e allo Sci club Lgbt
Chiuse indagini per omofobo social

A 24 ore dal pride di Milano, la procura dà una piccola ma significativa bacchettata agli omofobi sbracati da social. Il pm Mauro Clerici notifica una chiusura indagini per diffamazione a carico di un gentiluomo che, il 28 aprile scorso, venuto a sapere dell’esistenza dello “Sci club Lgbtqia+“, si prendeva la briga di far conoscere il proprio pensiero in merito, “comunicando con più persone” e “offendendo la reputazione dell’associazione”. Su Twitter.
Vorrebbe insultarli usando il termine “froci”, ma nel suo tweet non ci riesce, dalla sua penna elettronica esce solo un buffo ma non meno antipatico “forci”. così: “I forci sono così, bisogna rassegnarsi, stanno riuscendo a sessualizzare e a trasformare un un putt***** per s***are pure il club dello scig milano, non si riesce ad andare oltre, no ddlzan“. Gli asterischi sono nostri – siamo famosi per il nostro pudore – i refusi e gli spazi saltati sono invece originali.
Quelli dell’associazione non hanno lasciato correre e hanno presentato denuncia. Ora l’indagato ha tempo per presentare memorie o farsi interrogare, cercando di fare in modo che il suo 415bis sfoci in una richiesta di archiviazione invece che in una di rinvio a giudizio. E chissà, magari in quella sede vorrà spiegarsi meglio, oppure chiedere scusa.

Fame di case? Pista anarchica tutti condannati

C’è fame di case a Milano come in tutte le grandi città dove abbondano invece gli appartamenti sfitti e per studenti lavoratori famiglie non c’è niente da fare. Per chi occupa stabili va malissimo. Oggi sono stati condannati al temine di un processo con rito abbreviato a otto mesi pena sospesa una trentina  di anarchici che nell’ottobre del 2020 avevano occupato uno stabile in via dei Mille. Disabitato e in disuso da tempo.

I protagonisti sono gli anarchici del Corvetto così definiti nella relazione con cui la Digos li aveva denunciati alla magistratura.

“È opportuno sottolineare come esiste un modus operandi che caratterizza le modalità con cui avvengono le occupazioni e la difesa degli spazi delle aree e degli edifici da parte di questo collettivo anarchico – è la prosa della polizia nella denuncia – una chiara dimostrazione dell’esistenza di un gruppo omogeneo e ben organizzato che mutuando ideologicamente dal passato alcune delle battaglie del movimento anarchico sceglie modalità di lotta politica e sociale che passano attraverso il rifiuto di qualsiasi forma di controllo sociale delle regole e delle leggi in generale esprimendo un dissensò che si manifesta spesso in uno scontro aperto con le istituzioni”.

La Digos parlava anche di “blitz occupativo a ridosso dei weekend è chiamata solidaristica a sostegno delle occupazioni attraverso la rete internet utilizzando il profilo Facebook Galipettes Occupato”.

(frank cimini)