Erano stati arrestati a maggio dell’anno scorso sette anarchici a Bologna con l’accusa di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo. Dopo tre settimane il Tribunale del Riesame ordinava la scarcerazione con una decisione che sarà poi confermata dalla Cassazione. In sede di chiusura delle indagini l’accusa rinunciava a contestare il reato associativo, quello più grave. Ora però dopo i flop il pm Stefano Dambruoso, che da sostituto procuratore a Milano era finito sulla copertina della rivista Time come cacciatore di fondamentalisti islamici, si rivolge alla sezione delle misure di prevenzione, chiedendo per gli indagati la sorveglianza speciale. Il Tribunale deciderà il prossimo 12 luglio in udienza camerale.
“Sono richieste tutte uguali – osserva Ettore Grenci avvocato della difesa – pericolosità terroristica ed eversiva. Il pm cita l’ordinanza del gip dell’operazione ‘Ritrovo’ ma dimentica il piccolo dettaglio della sonora bocciatura sia del Riesame sia della Cassazione”.
Al centro dell’inchiesta anche una serie di manifestazioni e cortei nei pressi delle carceri al fine di portare solidarietà ai detenuti alle prese con l’emergenza Covid, il sequestro di striscioni, maschere antigas, artifici pirotecnici, fumogeni, imbrattamenti di edifici pubblici e privati con vernici spray, frasi offensive contro le autorità di Governo. Insomma un’attività politica alla luce del sole al pari di tante realtà antagoniste.
Del resto sia il Riesame sia la Cassazione avevano annullato gli arresti spiegando il rischio di reprimere il dissenso. Ma la procura non demorde e il pm Dambruoso diventa militante del suo processo cercando di arrivare comunque all’emissione di misure volte a limitare l’attività politica degli indagati. La sorveglianza speciale non è un arresto ma influenza in modo pesante la vita quotidiana e l’impegno politico delle persone che vi vengono sottoposte.
Nella richiesta della misura si scrive di “perdurante comportamento antisociale fondato su fatti sintomatici originati da una condotta abitualmente criminosa tesi al progressivo inasprimento dei reati commessi”. (frank cimini)
“Ombre Rosse”, la Cassazione rimanda il pm a scuola
La mitica procura di Milano appare sempre più in confusione tra processi che smentiscono le sue tesi e i suoi teoremi, pm indagati a Brescia e ufficio spaccato tra il cerchio magico del capo Francesco Greco e il resto della truppa. Succede che adesso la procura manda le sue impugnazioni dove la procedura non lo prevede affatto.
Il pm Adriano Blasco che da diversi anni ormai si occupa di esecuzioni della pena aveva impugnato la dichiarazione di prescrizione della corte d’Assise per Luigi Bergamin uno dei nove rifugiati in Francia fermati (operazione “Ombre Rosse”) e poi rilasciati in attesa della decisione sull’estradizione.
Il pm Blasco si era rivolta alla Cassazione che a stretto giro di posta ha fatto presente alla rappresentante della procura di aver sbagliato indirizzo. Il pm può solo opporsi alla prescrizione rivolgendosi alla stessa corte d’Assise che l’aveva decisa. Il percorso è stato avviato e la corte ha fissato l’udienza per il prossimo 13 luglio con la procura che sembra avere scarse probabilità di ottenere soddisfazione.
Insomma non accade tutti i giorni che una procura sbagli indirizzo.
Il difensore di Bergamin intanto ha presentato ricorso in Cassazione contro la dichiarazione di “delinquenza abituale” decisa dal Tribunale di Sorveglianza sia in primo grado sia rigettando l’appello. È la prima volta nella nostra storia giudiziaria che un imputato subisce una sorte simile a quaranta anni e più dai fatti per i quali è stato condannato. Ma la procura ha scelto questa strada nella speranza di incidere sulla decisione delle autorità francesi in tema di estradizione. Secondo il pm milanese infatti lo status di delinquente abituale vanificherebbe del tutto la prescrizione. Cioè siamo sempre lì.
Oggi pomeriggio alle 16 a Parigi è fissata l’udienza assolutamente interlocutoria considerando i tempi lunghi previsti dalla procedura sul tema dell’estradizione di Bergamin. Si preannunciano scintille a seguito di quanto accaduto la settimana scorsa nell’udienza relativa ad altri rifugiati. Si tratta della partecipazione dell’avvocato rappresentante dello stato italiano contestata dalle difese che è poi un francese iscritto al bureau d’Oltralpe.
La presenza di questo legale è stata però appoggiata dall’avvocato generale, figura che fa parte del sindacato della magistratura che comunque dall’altro lato ha reclamato insieme ai difensori le richieste all’Italia di ulteriori chiarimenti sostenendo che ci sarebbero dei buchi nei dossier inviati dalle autorità del nostro paese.
Ha destato sorpresa invece l’affermazione dell’avvocato francese in rappresentanza dell’Italia il quale ha invitato a concedere l’estradizione perché poi i rifugiati sarebbero processati di nuovo per i fatti di tantissimi anni fa. Una posizione che non è assolutamente quella ufficiale dell’Italia.
(frank Cimini)
Anarchica fa sciopero della fame nel carcere dei pestaggi
Nel carcere dei pestaggi e dei detenuti di Santa Maria Capua Vetere dove l’inchiesta ha portato a 52 misure cautelari a carico di funzionari e agenti penitenziari c’è una reclusa anarchica Natascia Savio che fa lo sciopero della fame dal 17 giugno scorso perché considera lesi i suoi diritti di difesa.
Savio è sotto processo a Torino per associazione sovversiva ma a piede libero perché le manette erano state annullate dal Tribunale del Riesame. A Genova invece è imputata per l’invio di pacchi esplosivi.
Savio è in sciopero della fame per protestare contro le sue attuali condizioni detentive che le impediscono di avere rapporti continuativi con i suoi familiari e il suo avvocato e che costituiscono un’evidente diminuzione delle sue possibilità difensive.
Savio è anarchica. È detenuta in custodia cautelare dal marzo del 2019. Da marzo di quest’anno, proprio nell’imminenza dei due processi a suo carico, è stata trasferita a Santa Maria Capua Vetere, che dista circa 1.000 Km dal luogo di residenza dei suoi familiari e dallo studio del suo legale. L’avvocato Claudio Novaro si è rivolto al Garante dei detenuti che ha risposto, confermando di aver avviato un’interlocuzione con il ministero.
Sono state inviate anche plurime istanze al DAP – nella speranza di ottenere un suo trasferimento in un carcere vicino al luogo di celebrazione dei suoi processi e attrezzato per consentirle di consultare gli atti. Tutto finora senza esito. (frank cimini)
Moro, su Persichetti gioco delle parti tra pm e riesame
Dopo il sequestro dell’archivio storico di Paolo Persichetti dove tra l’altro ci sono le carte per un nuovo libro sul caso Moro sembra esserci un gioco delle parti tra il Tribunale del Riesame e la procura. A fronte dell’istanza di dissequestro presentata dall’avvocato Francesco Romeo i giudici non hanno fissato la data dell’udienza perché la procura di Roma non ha depositato atti a supporto del sequestro e delle accuse di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo e favoreggiamento di latitanti, reati per i quali Persichetti appare come l’unico indagato.
Insomma chi indaga e chi dovrebbe controllare il lavoro degli inquirenti prendono tempo senza che Persichetti possa avere la possibilità non solo di ribattere alle accuse ma di cercare di riavere a disposizione il principale strumento del suo lavoro di storico. Il procuratore abusivo Michele Prestipino la cui nomina è stata considerata irregolare dal Tribunale amministrativo regionale e dal Consiglio di Stato e il sostituto Eugenio Albamonte ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati hanno scelto la linea del silenzio, di mantenere le carte coperte puntando sul disinteresse quasi generale per la vicenda appena scalfito a quanto pare dall’appello con 500 firme a tutela della ricerca storica indipendente
Insomma nulla è possibile sapere di questa fantomatica associazione sovversiva che opererebbe secondo le motivazioni scritte nel decreto di perquisizione da almeno sei anni, divulgando molto presunti atti segreti prodotti e/o elaborati dalla commissione parlamentare di inchiesta sul caso Moro. Una commissione che non è stata ricostituita in questa legislatura ma che continua a pendere con una spada di Damocle sulla vita politica e giuiziaria del paese, nonostante le sue teorie dietrologiche e complottarde non abbiano trovato alcun riscontro, a cominciare dalle tonnellate di atti processuali dove persino “pentiti” e “dissociati” affermino che dietro le Brigate Rosse c’erano solo le Brigate Rosse e non pezzi di servizi segreti di mezzo mondo.
Persichetti con la sua attività e i suoi libri ha contribuito enormemente a confutare i dietrologi che però continuano a riscuotere le simpatie delle alte cariche dello Stato perché il più attivo a dire che bisogna ancora cercare “là verità” è il presidente della Repubblica il quale come capo supremo del Csm avrebbe ben diverse e altre trame di cui occuparsi. A iniziare dalla famosa loggia Ungheria di cui i giornali hanno smesso praticamente di scrivere.
La sensazione è che la magistratura e la politica in questo unite nella lotta abbiano un interesse spasmodico a convincere della caratteristica ancora “calda” dell’argomento anni ‘70, con l’attenzione rivolta soprattutto a Parigi chiamata a decidere sull’estradizione di nove rifugiati, “la banda dei nonni” per fatti di 40 anni fa. Anzi 50 considerando che ieri nella mia capitale francese c’è stata udienza per Giorgio Pietrostefani, condannato per il delitto Calabresi, 17 maggio 1972.
(frank cimini)
Giudici veggenti: Bergamin pronto a uccidere ancora
Pur di affibbiare a Luigi Bergamin lo status di “delinquente abituale” in modo da incidere sull’estradizione dalla Francia i giudici del Tribunale di sorveglianza di Milano vestono i panni dei veggenti e per dimostrarne la pericolosità sociale scrivono che potrebbe uccidere ancora a oltre 40 anni dai fatti di lotta armata per i quali era stato condannato.
“Si reputa infatti che egli possa commettere altri reati di pari elevato disvalore se non anche crudeltà nel caso in cui si trovi in contingenze politiche sociali che non condivide non essendo a ciò ostativa l’età anagrafica avendo egli svolto il ruolo di ideatore e mandante dei delitti e delle azioni sovversive” sono le parole dei giudici che sottolineano “la mancanza di presa di coscienza del disvalore degli atti compiuti, indici della pericolosità attuale”.
E ancora: “Un soggetto può essere ritenuto attualmente socialmente pericoloso sulla base di una valutazione prognostica circostanziata ma non esseee dedito alla commissione di reati secondo un giudizio di fatto come tale discrezionale che deve fare riferimento sia alla condotta passata che a quella recente”.
Che in oLtre 40 anni in Francia non abbia commesso reati come ha cercato di spiegare il suo difensore Giovanni Ceola per i giudici non conta nulla. Perché Bergamin “non solo non ha mai posto in essere condotte ne’ formali ne’ concrete volte a dimostrare il sincero pentimento anche parziale per i reati commessi per i danni cagionati alla collettività e alle numerose vittime degli illeciti portati a termine ma al contrario si è volontariamente sottratto a qualsivoglia verifica di tale genere. Ciò costituisce di pericolosità attuale con particolare riferimento alle persone offese dei reati di omicidio ed è indicativo della volontà di non rinnegare le scelte operate, non potendosi nel contesto dato valutare il silenzio come elemento neutro”.
I giudici lamentano anche che il condannato non si sia avvalso dei benefici previsti dalla legge emanata per favorire la dissociazione. Insomma Bergamin non si è pentito ne’ dissociato per cui deve essere estradato e messo in galera. La dichiarazione di prescrizione dei reati decisa dalla corte d’Assise di Milano poi è ancora subjudice perché il pm ha presentato ricorso in Cassazione.
Insomma non c’è scampo. Va ricordato che il provvedimento relativo alla delinquenza abituale è stato notificato solo oggi al difensore mentre era già stato oggetto di notizia sulle agenzie di stampa e sui siti di informazione lo scorso 16 giugno. E questo la dice lunga ancora una volta sui rapporti tra pm e giudici da una parte e i media dall’altra. È la giustizia bellezza. E pure l’informazione. (frank cimini)