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Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Greco avanti, ma Nobili non è molto lontano: gara apertissima per la Procura

E’ apertissima la gara per la Procura di Milano dopo che oggi la quinta commissione del Csm ha proposto i nomi dei candidati alla successione di Bruti Liberati: il procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco ha ottenuto tre voti (due da consiglieri di Area, uno da Sel); una preferenza, del togato di Mi, è andata al pm milanese Alberto Nobili e un’altra, quella della consigliera laica del Pdl, a Giovanni Melillo, capo di gabinetto del Ministro Orlando. Si è astenuto il togato di Unicost e proprio da questa non scelta bisogna partire per provare a immaginare quello che accadrà nel plenum.

Unicost sembra più che mai decisiva, i cinque voti a sua disposizione possono cambiare l’esito della partita. Cosa ha voluto comunicare con la sua astensione il togato Massimo Forciniti? A quanto apprendiamo, la corrente è spaccata: da una parte Luca Palamara insisterebbe per Greco, scelta non gradita ad altri che invece punterebbero su Nobili.

Greco è il candidato di Area, che ha un pacchetto di 7 voti tra i togati ed è corrente alla quale sarebbe vicino anche Melillo che oggi però è stata proposto dall’incertissima, fino all’ultimo, laica di centrodestra Elisabetta Casellati. Pare che il suo voto sia stato ispirato dal Presidente della Cassazione Giovanni Canzio al quale risulterebbe indigesta la nomina del capo del pool economico milanese. L’obbiettivo: sparigliare le carte, non far andare Greco contro Nobili allo scontro finale perché in un ‘uno contro uno’ avrebbe prevalso con molta facilità il primo.

Nobili conta sui tre voti di Magistratura Indipendente e, oltre che sperare di ottenere le preferenze di Unicost, deve cercare consensi tra i laici. Stando a quanto riportato dal Sole24ore, la battuta che sta circolando in queste ore a Palazzo dei Marescialli è: “Davigo alla testa dell’Anm e Greco della Procura di Milano è troppo. Mani Pulite non può prendersi tutto”. Tuttavia, il procuratore aggiunto è molto gradito da Matteo Renzi e, almeno fino al voto della Casellato, sembrava godere anche delle simpatie di Silvio Berlusconi.  Area propone Greco ma, se la situazione dovesse pendere a favore di Nobili, a un certo punto potrebbe cambiare cavallo, buttandosi su Melillo. Finora il capo di gabinetto è stato considerato troppo ‘politico’, dimenticando che negli ultimi anni, con la gestione di Bruti,  la Procura di Milano è stata di fatto guidata da Quirinale e Palazzo Chigi. (manuela d’alessandro)

Nel totoprocuratore spunta il nome dell’outsider Jimmy Amato

E adesso, nel totonomina che impazza, salta fuori anche l’idea di nominare un outsider: Giuseppe Amato detto Jimmy, oggi procuratore della Repubblica a Trento. Molto giovane, e sicuramente meno esperto degli altri contendenti, ma proprio per questo idoneo a portare la cosa fuori dall’impasse in cui rischia di finire.

La sostanza è che mai, nella storia recente della Procura di Milano, la nomina di un capo era stata così incerta. La scelta del successore di Edmondo Bruti Liberati, che ormai da oltre un mese se n’è andato in pensione lasciando la guida provvisoria dell’ufficio al più anziano dei suoi vice, Piero Forno, si sta rivelando un rompicapo in cui si accavallano manovre di corrente, equilibri politici, e anche ragionamenti più sensati sul rapporto tra le diverse esigenze in campo: deve prevalere l’esigenza di continuità, o è venuto il momento di segnare una rottura con un passato fatto di momenti luminosi ma anche di ombre e veleni?

Francesco Saverio Borrelli, Gerardo D’Ambrosio e Manlio Minale approdarono alla guida della Procura in modo quasi scontato: erano, ognuno a suo tempo, il più esperto e autorevole degli aggiunti, e si trovarono sostanzialmente senza rivali per la carica di procuratore. Anche Bruti era procuratore aggiunto, e l’investitura bipartisan che andava da Magistratura democratica a Forza Italia gli consentì di battere in scioltezza l’unico concorrente, Ferdinando Pomarici, che pure era assai più esperto di lui. Ma ora? Due degli aspiranti, Francesco Greco e Ilda Boccassini, sono attualmente procuratori aggiunti. Ma stavolta questa carica più che un vantaggio può rivelarsi un handicap, se prevalesse la linea del rinnovamento. D’altronde entrambi sono stati assai vicini a Bruti nei mesi cupi dello scontro con Alfredo Robledo, e se il Csm decidesse di girare pagina non sarebbero i candidati ideali.

Già, ma cosa deciderà il Csm? Gli equilibri romani sono mutevoli per definizione, e in questo caso mutano ancora più rapidamente. Il fatto stesso che nelle ultime ore sia saltato fuori il nome di Amato (figlio di Nicolò, magistrato, già capo del dipartimento carceri, poi avvocato difensore di Bettino Craxi) che finora era stato considerato un candidato senza chance, testimonia la confusione che regna. Lo stato dell’arte può essere riassunto così: all’interno del comitato di presidenza del Csm, il vicepresidente Giovanni Legnini spinge per Francesco Greco; il neopresidente della Cassazione, Giovanni Canzio, vorrebbe una nomina da fuori, possibilmente Giovanni Melillo, oggi capo di gabinetto del ministro Orlando; il procuratore generale Pasquale Ciccolo per ora non si esprime. Ma quando la pratica approderà alla commissione incarichi direttivi e poi al plenum, i giochi si faranno ancora più complessi. Magistratura democratica e buona parte dei consiglieri ‘laici’ sia di centrosinistra che di centrodestra sono intenzionati a votare Greco, mentre i moderati di Unicost e alcuni laici voterebbero (per ora) Alberto Nobili, fino a pochi mesi fa anche lui procuratore aggiunto. A fare pendere la bilancia sarebbe a quel punto la linea che prenderanno i giudici conservatori di Magistratura Indipendente, il cui leader Claudio Galoppi è stato in questi mesi una delle voci più influenti del Csm. Magistratura Indipendente non ha un suo candidato, quindi ha le mani libere nel puntare su altri nomi.

Una soluzione di compromesso poteva essere il procuratore di Novara, Francesco Saluzzo, che pure aveva fatto domanda: ma è stato appena nominato alla guida della procura di Torino. Senza appoggi, allo stato, le autocandidature di Ilda Boccassini e di Nicola Gratteri, oggi procuratore aggiunto a Reggio Calabria. Insomma, un caos dagli esiti imprevedibili, in cui di una sola cosa non si parla: quale debba essere il ruolo della Procura in una città complessa come Milano, dove si parla molto di sicurezza, e assai poco di poteri forti. (orsola golgi)

Matteo Renzi vuole mettere le mani sulla Procura di Milano?

Matteo Renzi vuole mettere le mani sulla Procura di Milano?

Scorrendo la rosa ufficializzzata oggi dei 10 candidati (qui la lista) alla successione di Edmondo Bruti Liberati, brilla tra i nomi favoriti per i bookmakers quello di Giovanni Melillo, capo di gabinetto del Ministro Andrea Orlando. “Se dovesse arrivare lui, significherebbe il commissariamento della Procura”, teorizza un pubblico ministero, e non è il solo al quarto piano del Palazzo di Giustizia a dirsi spaventato da questa eventualità.

All’apparenza Melillo potrebbe essere il ‘procuratore straniero’ mai visto a Milano (dove da sempre vince la soluzione interna), il gran pacificatore che viene da fuori per redimere gli spiriti bollenti di una Procura distrutta dallo scontro fratricida Bruti – Robledo. In realtà Melillo in quella stagione disgraziata ci è entrato quando, a luglio 2015, il Ministro della Giustizia promosse un’azione disciplinare contro Alfredo Robledo al quale veniva contestato di aver pagato 1 milione a tre custodi per far conservare  non sul Fondo Unico della Giustizia (FUG) ma sulla banca Bcc di Carate Brianza i 90 milioni sequestrati a 3 banche estere per truffa sui derivati al Comune di Milano. Colpì il fatto che l’esercizio del potere disciplinare sul magistrato venne esercitato dopo che alla fine del 2014 la Procura Generale della Cassazione aveva già archiviato gli stessi addebiti disciplinari a carico di Robledo.

In ogni caso, un uomo del Governo proprio ‘terzo’ è difficile immaginarlo.  Se Giovanni Melillo ha proposto la sua candidatura al Csm deve averlo fatto col consenso del Guardasigilli, al quale sembra piacere molto l’idea di porre un suo fedelissimo in cima a una Procura per tradizione riottosa alla politica (fatta salva l’ultima parte dell’epoca Bruti).

Lui o il procuratore di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, altro nome ‘benedetto’ dai bookmakers,  potrebbero zittire le ambizioni del trio milanese di pretendenti: Alberto Nobili, Francesco Greco e Ilda Boccassini. Tra loro, il più in corsa appare Greco, il quale, nonostante sia stato consulente del governo Renzi e abbia una notevole capacità relazionale a tutti i livelli, potrebbe non essere considerato abbastanza prono ai desideri della politica. A Nobili spetta il primato di più amato dai colleghi pm milanesi: magistrato capace e  uomo saggio, viene indicato da molti come l’uomo ideale per ricompattare la Procura. Gli manca l’appeal politico, e non pare poco in un mare, come quello del Csm, attraversato da implacabili correnti.  (manuela d’alessandro)