giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

“Le dimissioni di Tranfa, un atto grave e inquietante”

“Non so se corrisponde al vero quanto oggi scritto sul ‘Corriere della Sera’ secondo cui il Presidente della Corte di Appello, che ha recentemente assolto Silvio Berlusconi, si sarebbe dimesso il giorno stesso del deposito delle motivazioni della sentenza da lui firmata perché in dissenso sul dispositivo. Mi auguro di no perché se così fosse sarebbe davvero un fatto grave ed inquietante. A prescindere dal merito di una decisione che, a quanto si è potuto leggere, risulta del tutto ineccepibile in diritto (se manca la prova di un requisito essenziale di un reato l’imputato va necessariamente assolto), si può comprendere l’intimo disagio di un giudicante per una condanna ingiusta, ma non quello per una assoluzione non condivisa.

Non a caso le norme prevedono la facoltà di manifestare in forma scritta (in busta segreta) il proprio dissenso da ostentare in caso di futura richiesta risarcitoria per ingiusta condanna, caso evidentemente incompatibile con una assoluzione, perché chi potrebbe lagnarsi avverso la stessa, ovvero il pm, dispone dei mezzi giuridici per farlo avanti la Corte di Cassazione.

Tra l’altro, richiedendo la legge l’irragionevolezza del dubbio per pronunciare condanna il gesto del Presidente Tranfa suona anche quale pesante accusa di irragionevolezza al dubbio evidentemente ritenuto e manifestato dai suoi due colleghi, il che va oltre ogni pur legittima critica.

Brutta pagina, insomma, che squalifica in modo irreparabile agli occhi della sempre più sconcertata opinione pubblica proprio quella importante funzione giudiziaria che il predetto magistrato, come si legge sul ‘Corriere’, ha esercitato per oltre 30 anni. Avrei preferito da addetto a lavori leggere qualche dissenso in più su chi in Procura ha ritenuto di disporre un giudizio immediato “per evidenza della prova” in un caso in cui tale prova non solo non era affatto evidente ma è risultata, al vaglio del processo, addirittura insufficiente.

La sentenza di assoluzione peraltro non mostra nessuna “indulgenza” verso la persona dell’imputato che viene assolto sol perchè circondato da una tale corte di lacchè che, per ottenere quel che vuole, non deve neppure commettere reati ma questo nessuno lo dice. Quando la Giustizia diventa “tifo” abbiamo perso tutti. Giudici, Avvocati e soprattutto…imputati. (avvocato Davide Steccanella)

“Testa di c…” al sindaco omofobo vi par poco?’
Assolto a Torino anche chi lo definì “uno che va a trans”

Quel “testa di c.” era troppo poco, ricordate? Lo sosteneva, in sostanza, un pubblico ministero di Busto Arsizio riferendosi alle parole usate da un ragazzo del Varesotto nei confronti di un omofobo – lui nega -, l’ex sindaco di Sulmona Fabio Federico.

Critica “sin troppo contenuta”, argomentava il pm bustocco. E allora qual è l’insulto giusto? La risposta è dentro di voi, e forse è comunque giusta. Perché dal punto di vista giudiziario sembra sia lecita praticamente qualunque espressione per commentare dichiarazioni omofobe. Almeno se si considera il decreto di archiviazione firmato dal giudice per le indagini preliminari di Torino Cristiano Trevisan. Che cosa ne dite dell’affermazione, riferita al politico sulmonese, “sembra uno che di notte paga le trans per farsi inc…”? I puntini li abbiamo messi noi. L’espressione era scritta per esteso nel commento, su Youtube, al famoso video “Federico e i gay”. L’aveva postata un torinese, il quale come al solito si è trovato indagato per diffamazione, su querela del primo cittadino abruzzese.
Sotto la Mole, il pm Marco Sanini chiede l’archiviazione: “La notizia di reato oggetto del presento procedimento penale appare infondata, ricorrendo a favore dell’indagato (…) la speciale scriminante contemplata dall’art. 599 co, perlomeno sotto il profilo putativo”. Il pubblico ministero si riferisce all’articolo del codice penale che ‘assolve’ chi offende l’altrui reputazione sotto l’impulso di uno “stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui, e subito dopo di esso”.
Cioè: il primo a offendere è Federico. L’altro si indigna, è offeso, o “perlomeno” sente di essere stato provocato e colpito nella sua dignità. Il legale di Federico insista perché si vada a processo, si oppone all’archiviazione, e riporta quella frase non proprio tenera utilizzata dall’uomo torinese a corredo del filmato: “sembra uno che di notte”, eccetera. Il gip archivia. Ok, l’insulto è giusto. Un giorno forse farà giurisprudenza.

Ecco il famoso video

Ruby, le 300 pagine di motivazioni che spiegano l’assoluzione di Berlusconi

Motivazioni Ruby appello

Nelle oltre trecento pagine che potete leggere cliccando sul link, i giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Milano spiegano perché hanno assolto il 18 luglio scorso Silvio Berlusconi dalle accuse di concussione e prostituzione minorile.

L’ex premier va asssolto dal primo reato perché non ebbe alcun “atteggiamento intimidatorio o costrittivo” verso i funzionari della Polizia che affidarono Ruby a Nicole Minetti la notte del 27 maggio 2010. E’ vero, concedono i giudici, in quel momento Berlusconi aveva “interesse” che Ruby, portata in Questura dopo essere stata fermata, fosse rilasciata e non affidata a una comunità per minorenni, perché aveva saputo che era minorenne e temeva le sue rivelazioni sul ‘bunga – bunga’. Tuttavia, il funzionario che gli rispose al telefono, Pietro Ostuni, agì non perché costretto da Berlusconi, ma per “eccessivo ossequio e precipitazione”, “timore reverenziale” e “debolezza”.

Quanto all’accusa di prostituzione minorile, i giudici argomentano che il leader di Forza Italia non era a conoscenza della minore età della ragazza quando ebbe rapporti sessuali con lei durante le serate ad Arcore. E smontano, definendola una “congettura”, la ‘prova logica’ invocata dal Tribunale per cui sarebbe stato Emilio Fede ad informarlo della reale età di Karima. (m.d’a.)

Occhio al vip! Settimo piano ‘chiuso’ per il Trota

“Per piacere, allontanatevi”, ci dicono gentilmente i carabinieri. Settimo piano ‘blindato’ ai giornalisti. Chi c’è? Un politico di rango, un boss mafioso, una stella del gossip? Acqua, acqua…Il ‘personaggio’ per cui l’ufficio gip ha deciso di chiudere il piano è un ex ‘talento’ della politica bruciato da un’inchiesta in cui gli viene contestato di essersi comprato una laurea all’Università di Tirana con la ‘paghetta’ della Lega. Una ‘figurina’ ormai vintage negli album della politica, ex consigliere regionale del Pirellone, e ora, a quanto pare, agricoltore in erba.

Ecco, ci siete arrivati. Sì, stanno proibendo ai giornalisti di passeggiare col loro taccuino al settimo piano con tanto di carabinieri per la ‘delicatissima’ presenza del ‘Trota’ Renzo Bossi. Davanti al gip Carlo Ottone De Marchi si deve difendere insieme al papà, al fratello Riccardo e all’ex tesoriere Francesco Belsito, dall’accusa di appropriazione indebita e truffa per la truffa da 40 milioni di euro che sarebbe stata messa a segno coi rimborsi elettorali del partito. (m. d’a.)

La difesa di Stasi consegna i tweet del consulente alla Corte
Clima da Juve – Roma al processo su Garlasco

Clima da Juventus – Roma alla riapertura del processo di Garlasco. La difesa di Alberto Stasi ha duellato a lungo coi periti nominati come ‘arbitri’ dalla Corte d’Assise d’Appello per far chiarezza sul dna trovato sulle unghie di Chiara Poggi e sulle possibilità per Stasi di non sporcarsi le scarpe col sangue della vittima camminando nel villino di via Pascoli.

L’aspro confronto dialettico ‘a porte chiuse’ (processo col rito abbreviato) che ha animato gran parte dell’udienza è stato preceduto da un ‘riscaldamento’ significativo sull’aria che tira in questa delicata partita. I legali dell’imputato guidati dal professor Angelo Giarda hanno depositato alla Corte i tweet scritti dal  consulente informatico della famiglia Poggi, Paolo Reale, durante le (in teoria) segretissime operazioni peritali che si sono svolte nelle settimane passate. Pare che l’ingegner Reale, che è anche cugino della vittima, non abbia incassato molto bene l’accusa di aver fatto trapelare in anticipo le attività degli esperti. Anche oggi il presidente del collegio, Barbara Bellerio, si è raccomandata con le parti di mantenere un atteggiamento sobrio con la stampa sottolinenando con ironia di non poter affidare ai carabinieri il compito di controllare che non si parli troppo coi cronisti. (manuela d’alessandro)