giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

NoTav, condanne a 140 anni di carcere per 2 manifestazioni

E’ il paese dell’emergenza infinita, dove la soluzione dello scontro sociale e politico è affidata al processo penale, con tutti i i partiti e le toghe uniti nella lotta. Il Tribunale di Torino ha condannato 47 militanti NoTav (assolvendone 6) a 140 anni di carcere in relazione a due manifestazioni tra giugno e luglio del 2011.

Resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, dice il capo di imputazione della procura, accolto in sostanza dai giudici, alla fine di un processo celebrato nell’aula bunker delle ‘Vallette’ in un clima da anni di piombo, limitando l’accesso del pubblico a non più di una cinquantina di persone per udienza.

Tutto ciò accade mentre la realizzazione del treno ad alta velocità è messa in discussione persino da alcuni dei suoi fautori perché, se ne sono accorti adesso, costa troppo. Da Torino arriva un messaggio politico che va al di là del processo specifico, la sentenza durissima e spropositata vuole essere un avvertimento a chiunque si sta ribellando o pensasse di farlo. E’ una sentenza politica che ha anche il sapore della vendetta interna alla magistratura, per ridimensionare le scelte della Cassazione e della corte d’assise di Torino che in un’altra vicenda NoTav avevano azzerato l’accusa di aver agito con finalità di terrorismo in riferimento all’azione contro il cantiere di Chiomonte del 14 maggio 2013.

E la sentenza con 47 condanne arriva a pochi giorni dalle parole del Pg torinese Maddalena che, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, aveva criticato la sottovalutazione della gravità della violenza politica da parte di suoi colleghi. (frank cimini)

NoTav, pure i pm rinunciano all’accusa di terrorismo

I pm di Torino chiedono il processo con rito immediato per tre militanti Notav, Lucio Alberti Graziano Mazzarelli e Francesco Sala, in relazione all’azione contro il cantiere di Chiomonte del 14 maggio del 2013 ma rinunciano a contestare l’accusa relativa alla finalità di terrorismo, che a livello di misura cautelare era stata azzerata dal Tribunale del riesame. I tre devono rispondere esclusivamente dei reati-fine, porto di armi da guerra (le molotov), danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.

La decisione dei pm è importante perchè significa che gli inquirenti prendono atto delle sconfessioni fin qui subite a livello di qualificazione giuridica: prima la Cassazione che rimanda a Torino gli atti, poi la Corte d’assise che assolve il 17 dicembre scorso quattro militanti Notav dall’imputazione più grave, infine il Riesame che annulla l’ordinanza bis per i tre che comunque sono in carcere da luglio.

Sarà il gip Federica Bompieri a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio con rito immediato che presumibilmente sarà accolta. I difensori valuteranno la possibilità di ricorrere a riti alternativi, ma è chiaro che le difese hanno vinto la loro battaglia sul teorema Caselli. L’azione relativa al cantiere di Chiomonte non fu terrorismo hanno deciso diversi organi giudicanti e la procura è costretta a prenderne atto.

Va ricordato però che l’agitare un fantasma del passato per influire su uno scontro sociale in atto adesso ha comportato mesi e mesi di custodia cautelare in regime di 41bis di fatto per sette militanti NoTav. Ora in 4 dopo un anno di cella sono ai domiciliari e 3 sono ancora detenuti nell’ambito di una vicenda che è stata ridimensionata in diritto e anche in fatto. I pm Padalino e Rinaudo le avevano tentate tutte anche contestando la finalità di terrorismo ai 3 all’immediata vigilia della sentenza per i 4, fiancheggiati in pratica da tutti i giornaloni. Della crociata mediatica che aveva trasformato la rottura di un compressore in un “affaire” della lotta armata di trenta e più anni fa resta praticamente nulla, se non l’ulteriore dimostrazione che i magistrati fanno politica. Anche perchè la politica, come tantissimi anni fa, delega alle toghe problemi di cui dovrebbe occuparsi lei. E’ il caso del treno ad alta velocità dove era sorto per contrastarlo e c’è ancora l’unico movimento radicato sul territorio. E per farlo fuori si sono inventati il “terrorismo”. Poi il Tav non si farà. Ormai ne sono convinti pure alcuni dei promotori. Ma intanto hanno ristretto gli spazi di libertà. Politici e magistrati uniti nella lotta (frank cimini)

NoTav, sono a casa i 4 militanti assolti da “terrorismo”

Sono a casa i 4 militanti NoTav assolti dall’accusa di terrorismo il 17 dicembre scorso a Torino. La corte d’assise ha deciso per gli arresti domiciliari accogliendo la richiesta dei difensori. Tornano a casa dopo oltre un anno passato in regime di alta sorveglianza, carcere duro, un articolo 41bis di fatto, accusati di aver agito con finalità di terrorismo in relazione all’azione al cantiere di Chiomonte che aveva portato alla rottura di un compressore. I pm avevano dato parere fortemente negativo alla scarcerazione.

I 4 militanti NoTav lasciano il carcere nel momento in cui contro la sentenza di assoluzione dall’imputazione più grave è in atto una campagna di linciaggio del verdetto della corte d’assise. Il ministro Lupi, il senatore piddino Esposito addebitano a quella sentenza la responsabilità dei recenti attentati mentre i pm all’udienza del Riesame per altri 3 militanti NoTav hanno duramente attaccato la decisione della corte d’assise, ancora prima che siano rese note le motivazioni tra circa tre mesi. Insomma pm e giornali preparano il clima in vista del processo d’appello.

La sentenza di primo grado non l’hanno proprio digerita. Eppure si tratta di una sentenza che va nel solco tracciato dalla Cassazione che aveva rispedito indietro a Torino l’accusa di terrorismo. evidentemente per l’accusa e i suoi fiancheggiatori in politica e nelle redazioni il diritto non c’entra. Si tratta in effetti di un’operazione politica a difesa della realizzazione di un’opera rimessa in discussione da alcuni degli stessi promotori perché costa troppo. Se ne sono accorti adesso, La Torino-Lione non si farà quasi certamente. E quindi, agitando un fantasma del passato, il potere darà la colpa ai “terroristi”. (frank cimini)

NoTav, anche il Riesame boccia teorema Caselli

Dopo la Cassazione e la corte d’assise di Torino anche il Riesame del capoluogo piemontese ha annullato l’accusa di terrorismo in relazione all’azione contro il cantiere del treno ad alta velocità di  Chiomonte del 14 maggio 2013. La Cassazione e la corte d’assise si erano espressi in relazione alla posizione di 4 giovani arrestati a dicembre dell’anno scorso. Il Riesame invece ha vagliato la posizione di altri 3 militanti NoTav in carcere da luglio scorso ma ai quali era stata notificata di recente una nuova ordinanza con cui si contestava agli indagati di aver agito con finalità di terrorismo.

Per il teorema Caselli è la terza bruciante sconfitta che tra l’altro arriva a pochi giorni, era il 17 dicembre, dall’assoluzione in corte d’assise dei 4 militanti dall’imputazione più grave. La corte spazzava via l’accusa di terrorismo condannando i 4 a 3 anni e 6 mesi contro i 9 anni e mezzo chiesti dall’accusa.

I pm Rinaudo e Padalino avevano parlato di “un’azione di guerra” e a pochi giorni dal verdetto per i 4 avevano tirato fuori dal cappello il coniglio dell’ordinanza bis per i 3 cercando di influenzare la corte. E invece i pm ne hanno ricavato una doppia sconfitta. Converrà loro farsene una ragione, invece di far filtrare sui giornaloni la convinzione che la sentenza di assoluzione sia tra le cause delle recenti azioni a Firenze e Bologna perché avrebbe indotto a pensare in giro che non si rischia granchè a livello penale. Continua a leggere

NoTav, il “terrorismo” azzerato? Confinato in cronaca locale

La notizia che il Tribunale del Riesame di Torino ha annullato l’accusa di “terrorismo” a carico di tre militanti Notav in relazione all’azione del cantiere di Chiomonte del 14 maggio 2013 finisce nelle cronache locali di Repubblica e Stampa. Il Corsera che non ha la cronaca di Torino mette 6 righe nell’edizione nazionale. Il Giornale e Libero zero righe, al pari del Fatto quotidiano e del Manifesto, due giornali critici verso il treno ad alta velocità, ma va considerato che tra gli editorialisti del Manette Daily figura il procuratore ora in pensione Giancarlo Caselli, l’inventore del teorema “fu un’azione di guerra, volevano far recedere l’Italia e l’Europa dalla realizzazione dell’opera”.

Eppure quando l’ordinanza era stata emessa non mancarono ampie articolesse nelle edizioni nazionali. Adesso invece l’affare viene trattato come un fatto locale. Come se i pm non avessero indicato tra le parti offese dal reato l’Unione Europea che però si guardava bene dal costituirsi parte civile e spediva a Torino poche righe vergate da un funzionario: “Caro cancelliere non siamo interessati a eleggere domicilio in Italia”.

Di quelle poche righe però mai alcun giornale ha dato conto ai suoi lettori. “Embedded”. E per giunta servitori di due padroni: da un lato la procura, dall’altro le banche molto interessate a finanziare il Tav e che controllano direttamente o indirettamente gli editori delle gazzette nostrane. E quindi purtroppo ci sta che alle notizie negative venga data meno diffusione possibile. Basta però che non la menino con la libertà di stampa e pure con l’indipendenza facendo il paio con i comportamenti dei pm che sull’argomento continuano a ad agitare un fantasma del passato per regolare lo scontro sociale e politico di oggi proprio mentre alcuni promotori del Tav iniziano a manifestare dubbi a causa dei costi eccessivi. I pm fanno politica trincerandosi dietro un’indipendenza e autonomia sempre più presunte e dietro il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Ma il naso negli appalti del Tav non lo mettono. Il ministro dei Trasporti Lupi si fa giudice anzi veste i panni di un’intera corte d’assise per attaccare la sentenza che il 17 dicembre ha assolto 4 militanti sempre dall’accusa di “terrorismo”, invece di tacere e stare tranquillo. Gli appalti del Tav sono in questo straordinario paese gli unici onesti e trasparenti. E quello che spetta a Cl e Coop non si tocca (frank cimini).