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Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Il procuratore Greco parla come il capo dell’Agenzia delle Entrate

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Quando parla di evasione fiscale Francesco Greco sembra il capo dell’Agenzia delle Entrate e non il capo della procura di Milano. “Mi fa piacere pensare che qui si è creato un network positivo, un circolo virtuoso, tra procura, guardia di finanza. La voluntary è un sistema positivo perché è difficile aggredire capitali all’estero. Quindi meglio farli rientrare pacificamente”.

Il compito delle procure sarebbe (il condizionale è d’obbligo considerando come poi le cose vanno nella realtà) quello di istruire dei processi portare delle persone davanti ai giudici e verificare così la validità del lavoro svolto. A Greco da anni invece piace vantarsi di soldi “recuperati”. Del resto era stato lui a farsi la campagna elettorale per diventare procuratore capo con una serie di indagini sui colossi del web, con tutti i giornaloni che lo magnificavano sempre per il denaro “recuperato”. Ma tutti omettevano di precisare che si trattava di somme che erano la ventesima parte del dovuto.

E comunque non è un problema di quantità, ma istituzionale perché il capo della procura si sostituisce all’Agenzia delle Entrate o comunque la dirige nelle trattative. E’ un paese il nostro dove i giornali non sono soliti criticare i magistrati a meno che non abbiano l’editore sotto inchiesta. E mentre Greco si diletta a parlare di evasione fiscale assumendo vesti sbagliate sembra che a Milano vi sia la pubblica amministrazione più onesta del mondo. Per farsi un’idea basta sentire i lamenti degli avvocati che solitamente difendono i colletti bianchi. “Non ci sono più indagini e non arrivano incarichi” è il coro quasi generale, anche se è vero che per anni i legali erano stati abituati fin troppo bene. Ma adesso dicono di lavorare esclusivamente nei tribunali di fuori Milano e qualcuno (probabilmente esagerando) afferma addirittura di pensare di cambiare lavoro. (frank cimini)