giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Lap dance per carabinieri sotto copertura
Nel privé vicino al Tribunale

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A due passi dal Tribunale, lo scrupoloso militare sotto copertura verifica se davvero nello strip club si commettano reati di pubblica decenza. E’ uno sporco lavoro, e qualcuno lo deve pur fare.

Siamo all’Extasìa, un club nella  zona di largo Augusto, a duecento metri in linea d’aria dal dal Palazzo di Giustizia. I carabinieri hanno avuto una soffiata: nel privé succede di tutto, non si fanno solo spettacoli erotici, le ragazze danno vita a vere e proprie orge con i clienti. Ecco che ben quattro militari vanno a verificare di persona, su mandato della Procura. Un luogotenente, un appuntato, un tenente e un maresciallo si introducono nel privé, pagando qualche decina di euro.

Ed ecco le loro testimonianze. Una ragazza che si presenta come Alessia “spontaneamente si poneva a cavalcioni del militare strusciando il seno contro il viso e il torace del militare…Rimasta nuda,mimava movenze sessuali, strofinando il seno sul viso del militare. Si specifica che il militare aveva più volte l’opportunità di toccare i fianchi, le cosce e poi di accarezzare tutto il corpo, cosa che la ragazza gradiva“.

Rebecca invece “si era avvinghiata al militare, abbassandogli la cerniera dei pantaloni e inserendovi una mano sino a toccargli ripetutamente il pene…poi cercava ripetutamente di farsi toccare più volte l’organo genitale”.

Nel contempo Giulia se la prende con un altro carabiniere, “appoggiandogli il seno sull’avambraccio”. E ancora, “Valentina in arte Lulù” strusciava il proprio bacino sul pube del militare, toccandolo tra le gambe e in particolare massaggiandogli il pube, il torace e i capezzoli”, ma ancora con i vestiti addosso.

Intanto in un altro locale, il Lap Zeppelin, continua l’accurata indagine. In quel luogo di perdizione, Maria “lecca il lobo dell’orecchio sinistro e invita (il militare, ndr) a toccarla ovunque…Denudatasi completamente inizia a simulare un rapporto sessuale sedendosi sulle gambe di questi (…) e strusciandosi sui jeans del militare”.

Grazie a queste relazioni di servizio, i carabinieri dimostrano, supportati dal pm Ester Nocera, che all’Extasìa si favoriva e sfruttava la prostituzione. Una vera associazione per delinquere di cui faceva parte, stando alle accuse, anche un collega di chi aveva condotto l’inchiesta: un altro carabiniere. In primo grado, il Tribunale di Milano assolve tutti con la formula “il fatto non sussiste”. Ieri, invece, la terza sezione della Corte d’Appello, presieduta dal giudice Piero Gamacchio, ribalta il verdetto. Tutti condannati. Il barista se la cava meglio di tutti: due anni. Va peggio al carabiniere, il quale, stando al capo di imputazione, si occupava di “controllare le quote dei privé e garantiva la sicurezza all’interno dei locali, provvedeva ad accompagnare le ragazze nei luoghi di dimora a fine turno”: tre anni di reclusione. Cinque anni e quattro mesi, invece, per il capo dell’associazione.

Tutti assolti in primo grado, dicevamo. Il collegio presieduto dal giudice Aurelio Barazzetta, aveva argomentato su un presunto “mutamento dei costumi occorso negli ultimi decenni, concretizzantosi in particolare nell’affievolimento del senso del pudore” che porta a qualificare la lap dance come una “rappresentenzione artistica”. Tesi efficacemente contestata dalla Procura, nel suo ricorso, e poi in aula dal sostituto pg Nunzia Ciaravolo. Ora parola alla Cassazione.

Categoria: Nera