giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

UberPop? Peggio di un tassista abusivo, parola di giudice

UberPop, con la sua bella app colorata  e quell’aria tecno – frizzante, in fondo è come e pure peggio di quei tassisti abusivi che in alcune città, soprattutto al sud, ti avvicinano all’aeroporto con sguardo furtivo per offrirti un ‘passaggio’ a prezzi modici.
Questa almeno è l’immagine che ne esce dall’ordinanza con la quale il giudice di Milano Claudio Marangoni sospende il servizio che permette a chiunque, senza licenza, di scarrozzare per la città improvvisati clienti.

Un fenomeno abusivo 

Il servizio UberPop, scrive il magistrato che ha accolto il ricorso per concorrenza sleale presentato dalle associazioni dei tassisti,  ha determinato “un vero e proprio salto di qualita’ nell’incrementare e sviluppare il fenomeno dell’abusivismo”. “Prima dell’introduzione di tale app – spiega – i soggetti privi di licenza avevano un circoscritto perimetro di attività e di possibilità di contatto con gli utenti, sostanzialmente a livello di contatto personale, menre UberPop consente in tutta evidenza un incremento nemmeno lontanamente paragonabile al numero di soggetti privi di licenza che si dedicano all’attivita’ analoga a quella di un taxi, e parallelamente un’analoga maggiore possibilita’ di contatto con la potenziale utenza, cosi’ determinando un vero e proprio salto di qualita’ nell’incrementare e sviluppare il fenomeno dell’abusivismo”. Continua a leggere

Pm Brescia: Bruti violò obblighi ma non c’è prova che fosse consapevole

Domani il consiglio giudiziario valuterà se confermare Edmondo Bruti Liberati nell’incarico di capo della Procura. Alla vigilia della decisione, Alfredo Robledo porta all’attenzione del consiglio un documento che, a suo avviso, impedirebbe il rinnovo della carica di quello che è stato il suo ‘nemico pubblico’ in una lunga contesa finita davanti al Csm.  La ‘carta’ gettata sul banco da Robledo arriva da Brescia ed è la richiesta della Procura locale di archiviare un’indagine in cui Bruti è indagato per omissione in atti d’ufficio.  Continua a leggere

Tutti a celebrare Falcone…ma lui voleva carriere separate

“Un sistema accusatorio parte dal presupposto di un pm che raccoglie e coordina gli elementi della prova da raggiungersi nel corso del dibattimento dove egli rappresenta una parte in causa. E nel dibattimento non deve avere nessun gradi di parentela con il giudice e non deve essere come accade oggi una specie di paragiudice. Avendo formazione e carriere unificate con destinazione e ruoli intercambiabili, giudici e pm in realtà sono indistinguibili gli uni dagli altri”. Queste parole il 3 ottobre del 1991 le disse a Repubblica non Licio Gelli ma Giovanni Falcone, che adesso tutti ricordano e celebrano da morto, dopo in moltissimi casi averlo attaccato da vivo.

Falcone era anche favorevole all’abolizione dell’esercizio obbligatorio dell’azione penale, un qualcosa che in pratica non esiste ma che serve a coprire le peggiori nefandezze dei magistrati inquirenti come dimostrano alcuni episodi anche recentissimi a cominciare dalla querelle Bruti-Robledo dove il capo dell’ufficio non subisce nemmeno un procedimento disciplinare dopo aver in pratica insabbiato un’inchiesta importante “dimenticando” il relativo fascicolo per sei mesi in un cassetto della procura.

Sempre Falcone aveva molti dubbi sull’efficacia del reato previsto dall’articolo 416 bis, l’associazione di stampo mafioso. Sono tutte circostanze importantissime sulle quali chi lo celebra oggi fa finta di niente. E’ l’antimafia delle parole. Il merito di tale disastro giuridico e culturale è tutto della “sinistra” più forcaiola e reazionaria del mondo. Vide giusto su tutta la linea Sciascia quando parlò di “professionisti dell’antimafia”. Ancora oggi si celebra un Falcone diverso da quello che era. Una truffa politica e culturale che continua nel tempo.

Va anche detto però che siccome nessuno è perfetto, pure Falcone ebbe dei limiti non da poco. Per esempio quando affermò che le dichiarazioni dei “pentiti” non vanno necessariamente riscontrate “perché c’è il libero convincimento del giudice”. Ma qui parliamo di un gap che va al di là di Falcone perché riguarda il dna della Repubblica italiana. Mai è stata avviata una seria riflessione su una legislazione premiale che fu l’inizio della fine dello stato di diritto e che fa danni ancora oggi, con la nuova norma anticorruzione che prevede sconti per chi collabora. “Non bisogna favorire la delazione nemmeno tra scellerati”, era la posizione perfino di Alfredo Rocco, il ministro di Mussolini. Da decenni noi andiamo nella direzione opposta.

Al di là di tutto, Giovanni Falcone rispetto ai suoi eredi di ieri e di oggi era un autentico gigante, un esempio di equilibrio. Se pensiamo che a rivendicare l’eredità del giudice ucciso dalla mafia a Capaci ci sono stati personaggi come Antonio Ingroia che si inventò il reato di “trattativa”, come Ilda Boccassini che fece apparire funzionanti microspie inceppate. E’ la giustizia, bellezza, e noi, pare, non possiamo farci niente. (frank cimini)

I dubbi della Procura sul marocchino arrestato e le certezze della politica

Per partecipare alla strage del museo del Bardo, Abdelmajid Touil avrebbe dovuto prendere un aereo da Milano a Tunisi con ritorno immediato in giornata, 18 marzo, perché il ragazzo, 22 anni, è in Italia dal 17 febbraio (fino a prova contraria). Era arrivato con un barcone e poi era stato destinatario da Agrigento di un decreto di espulsione. Le autorità tunisine lo accusano di essere tra l’altro un reclutatore di guerriglieri nel nome dell’islam. Dicono da Tunisi che Touil sarebbe stato tra gli organizzatori dell’attentato. Nelle settimane scorse, la Tunisia ha già arrestato più di 40 persone e non è certo nota per essere una culla del garantismo.

Gli inquirenti italiani che hanno dato esecuzione a un mandato di cattura internazionale stanno svolgendo in queste ore accertamenti sul suo effettivo ruolo nell’attentato. Politici di ogni colore, in testa il presidente del consiglio Matteo Renzi e il ministro dell’interno Angelino Alfano si sono spprofondati in elogi per la brillante operazione, come si dice sempre in casi del genere. Giornali online e tg hanno fatto il resto e pure di più, sbattendo il mostro in prima pagina.

Per arrestare un altro immigrato dal nordafrica Mohamed Fikri furono dirottate due navi di cui una sbagliata. Era lui oltre ogni ragionevole dubbio l’assassino di Yara Gambirasio. E invece no, ma per arrivare all’archiviazione impiegarono due anni e l’indagine è ancora in mano alle stesse persone che adesso sempre ostentando sicurezza accusano Bossetti.

I parenti di Touil dicono che il 18 marzo il ragazzo era qui. Alla polizia italiana non risulta come frequentatore di ambienti radicalizzati e nemmeno di moschee. Gli inquirenti italiani hanno dato semplicemente attuazione a un provvedimento tunisino, come sono obbligati a fare.  “Non sappiamo che ruolo abbia avuto Touil nella strage – dice un investigatore del Ros – in questa fase il Paese che chiede l’estradizione non è tenuto a descrivere le condotte contestate. Si è limitato a comunicarci il titolo di reato: omicidio volontario e partecipazione ad attività terroristica internazionale”.

Per l’eventuale estradizione su cui deciderà la Corte d’Appello ci sono problemi perchè in Tunisia il codice prevede la pena di morte. I due paesi possono anche trovare un accordo nella non esecuzione della pena capitale in caso di condanna. Staremo a vedere. Ma l’informazione del nostro paese oggi ha scritto una delle sue pagine più nere. Non è la prima e crediamo molto verosimilmente neppure l’ultima. Insieme ai politici che a caccia di facili consensi elettorali si accodano alle autorità tunisine senza manifestare il minimo dubbio. (frank cimini e manuela d’alessandro)

Dopo i supermanager indagati, tocca a Gibelli (sotto inchiesta) guidare le Ferrovie

Buon viaggio a tutti ma perché dopo che due manager ai vertici delle società dei treni lombarde, Giuseppe Biesuz e Norberto Achille, sono stati coinvolti in casi giudiziari, la politica deve proprio scegliere un indagato per guidare le Ferrovie Nord Milano?

E’ notizia di queste ore che la Regione Lombardia, azionista di maggioranza di Ferrovie Nord,  indicherà l’attuale segretario del Pirellone Andrea Gibelli come sostituto di Achille, dimesso oggi dopo essere stato indagato per presunte spese indebite effettuate con le carte aziendali. Nel settembre del 2014, Gibelli ricevette dalla Procura di Milano un avviso di garanzia per il reato di ‘turbata libertà del contraente’ nella vicenda in cui Roberto Maroni è accusato di pressioni indebite per due contratti ottenuti da altrettante sue ‘fedelissime’ nelle società Expo2015 ed  Eupolis. Nei prossimi giorni, il pm Eugenio Fusco dovrebbe notificare a Gibelli l’avviso di chiusura delle indagini.

E’ l’uomo giusto, in questo momento, per occupare il posto lasciato libero da Norberto Achille che coi soldi per far viaggiare i lombardi avrebbe pagato per lui o per i familiari ristoranti, vacanze a Forte dei Marmi, film porno su Sky, vestiti e scommesse?

Nel luglio del 2014, Giuseppe Biesuz, amministratore delegato di Trenord, la società nata dall’unione tra Trenitalia e LeNord (Gruppo Ferrovie Nord Milano), era stato condannato a 5 anni di carcere per il reato di bancarotta fraudolenta della società Urban Screen e per truffa e falso. A Fnm e a Trenord dovrà risarcire un danno da quantificare in sede civile per avere dichiarato di essere laureato in economia e commercio quando non lo era. Una qualifica che al formigoniano Biesuz, finito anche ai domiciliari, sarebbe stata indispensabile per gestire il complicato traffico su rotaie in Lombardia. (manuela d’alessandro)