giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Tra pm e tribunale pace ridicola toppa peggio del buco

Prima scatenano la guerra sulla sentenza di assoluzione del caso Eni-Nigeria dicendone di tutti i colori a carico degli interlocutori poi cercano di fare marcia indietro con una riunione che partorisce un comunicato “di pace”. È la storia degli ultimi giorni dei rapporti tra la procura e il Tribunale di Milano.

”La giurisdizione milanese ha sempre rispettato e valorizzato i principi costituzionali del giusto processo e dell’obbligatorietà dell’azione penale, della funzione del pm come organo di giustizia che dunque non vince e non perde i processi ma in conformità alle norme li istruisce” si legge nella nota a firma del presidente del Tribunale Roberto Bichi cofirmata dal procuratore Francesco Greco dal presidente della sezione misure di sorveglianza Fabio Roia dal numero uno dei gip Aurelio Barazzetta e dagli aggiunti Maurizio Romanelli e Eugenio Fusco.

Insomma questi signori in toga vorrebbero farci credere che non era accaduto nulla. Una riedizione di quanto gridava il mitico Everardo Della Noce durante latrasmissione “Quelli che il calcio”. “… ma alla fine non è successo niente”.

Eppure la mitica procura che fu di Mani pulite aveva spedito ai colleghi di Brescia competenti a indagare sui magistrati di Milano le parole di un testimone largamente inattendibile secondo il quale due avvocati patrocinatori di Eni  Nerio Diodà e Paola Severino ex ministro della giustizia avrebbero avuto “accesso” al presidente del Tribunale Marco Tremolada.

Brescia archiviava senza fare iscrizioni al registro degli indagati e senza interrogare nessuno. D’altronde si trattava di cosa senza fondamento. Ma proprio per questa ragione la mossa della procura era stata gravissima. E infatti il presidente Bichi aveva preso una posizione netta mettendo nero su bianco la parola “insinuazioni”.

Adesso arrivano i tarallucci e vino, la voglia di metterci una pietra sopra al fine di evitare ulteriori imbarazzi. Ma resta che la procura si era mossa come il classico elefante in cristalleria. Nonostante il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale in sede di requisitoria con grande onestà avesse affermato “qui sia chiaro non c’è la pistola fumante”. La richiesta di condanna poggiava su una sorta di prova logica nell’ambito del cosiddetto rito ambrosiano nato con Main pulite.

I giudici hanno deciso di assolvere e non si tratta certo del primo processo in tema di corruzione internazionale in cui la tesi dei pm di Milano è stata sconfitta. Anche se il comunicato congiunto quello della “pace” dice di non voler sentire di processi vinti e persi. La toppa è peggio del buco.

(frank cimini)

Quello che c’è ancora da dire sul caso Imane Fadil

Tutto parrebbe chiaro. Dopo sei mesi di attesa e indiscrezioni, la Procura di Milano comunica che, sulla base di una lunga e complicata consulenza, Imane Fadil è stata uccisa da un’aplasia midollare associata a un’epatite acuta, un’entità clinica estremamente rara e di estrema gravità, il cui esito infausto è purtroppo frequente”. Nessun avvelenamento, tantomeno da sostanze radioattive, nessuna intossicazione da metalli. Eppure, restano alcuni aspetti enigmatici attorno alla fine della modella marocchina e testimone dell’accusa nei processi Ruby, morta a 34 anni il primo marzo scorso nella clinica Humanitas di Rozzano, polo sanitario di eccellenza in Lombardia. 
La causa ignota dell’aplasia  
“La consulenza ha dato una risposta certa sulla malattia, ma non è assolutamente possibile capire la causa che l’ha generata”, ha spiegato il procuratore di Milano Francesco Greco durante la conferenza stampa. Nella relazione del pool di medici, guidati dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, ‘fuoriclasse’ del settore capace di rischiarare molti casi di cronaca nera negli ultimi anni, si legge che “nella maggior parte dei casi” non è possibile identificare la causa di questa patologia che viene perciò definita “idiopatica”. Termine che in medicina suona come una sconfitta perché significa che si è all’oscuro della genesi del male. Mentre se l’origine sono dei farmaci o la radio e la chemioterapia, l’aplasia può risolversi da sola, “nella maggioranza dei casi idiopatici il processo è irreversibile spontaneamente, ma può rispondere a dei trattamenti specifici”. 
Le scelte terapeutiche non coerenti
Secondo la squadra di esperti, “le scelte terapeutiche degli ultimi giorni, successive alla diagnosi formale di aplasia midollare, non sono state coerenti con tale diagnosi”. Tuttavia, “non ci sono indicativi profili di colpa medica” perché “qualunque corretta terapia immunosoppressiva con o senza trapianto di midollo osseo avrebbe richiesto molte settimane prima di poter modificare la storia clinica naturale di questa malattia”.  I magistrati, a precisa domanda sulla “coerenza” delle cure rispetto alla diagnosi, hanno risposto che “non sono stati rilevati profili critici” e hanno evidenziato una “notevole attenzione per la paziente”. Su questo aspetto, la famiglia di Imane punta far riaprire il caso, opponendosi alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta per omicidio volontario presentata dai pm.  Il legale Mirko Mazzali, che la rappresenta, ritiene che una perizia di parte possa far luce su eventuali colpe mediche, proprio a partire dalle perplessità espresse dagli esperti. Nei giorni scorsi, aveva fatto sapere che la famiglia della giovane, nonostante il nullaosta della Procura, ha deciso di non celebrare ancora il funerale proprio per consentire ulteriori accertamenti. La diagnosi di aplasia midollare è arrivata il 25 febbraio e, secondo il pm Luca Gaglio e il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, “c’erano più probabilità di morte con le cure che senza”. Anche se, stando alla consulenza, l’aplasia idiopatica può essere risolta solo con dei trattamenti, i medici non se la sarebbero sentita di rischiare. 
La telefonata dell’avvocato di Imane 
“Paolo, il medico mi ha detto che dai risultati sembra che mi abbiano avvelenata. Io lo sapevo già che volevano farmi fuori”. I magistrati hanno fatto ascoltare ai giornalisti presenti alla conferenza stampa una telefonata in cui Imane riferisce all’allora  legale, Paolo Sevesi, i suoi timori. La conversazione risale al 12 febbraio ed è stata data dall’avvocato alla Procura nelle ore successive al decesso. “La nostra reazione, ascoltandola, è stata di incredulità – ha affermato Greco – perché ci è stata consegnata molto tempo dopo e perché l’ospedale non ci aveva comunicato nulla sull’ipotesi avvelenamento”. Interpellato sul perché del ritardo nella consegna, Sevesi ha risposto: “Quando i pm mi hanno chiesto cosa mi aveva detto Imane, gli ho fornito la registrazione. Tutto qua”. Nell’atto di costituzione di parte civile al processo Ruby ter, Sevesi aveva parlato di “patimento” da parte di Fadil per essersi ‘smarcata’ dalla posizione delle altre partecipanti alla serate di Arcore, ma aveva anche invitato alla prudenza sulle “minacce” subite da Imane:”Io riporto solo quello che ha detto la mia assistita, che è tutto da provare in dibattimento”.  
La fretta della Procura
Non si può dire che la gestione delle informazioni di questa vicenda da parte degli inquirenti sia stata delle migliori. Quello di Imane è senz’altro un caso unico nella storia giudiziaria milanese, ma la precipitosità con cui, talvolta, si è agito ha dato spunti alle più assurde ipotesi sulla morte della ragazza. Nel primo incontro coi giornalisti, Greco aveva accusato l’Humanitas di avere tenuto nascosta la morte per quasi una settimana. Nei giorni successivi, si era corretto: “Ci siamo sbagliati, lo abbiamo saputo il giorno stesso dall’avvocato Sevesi, che probabilmente ha anticipato la comunicazione all’ospedale, e poi siamo intervenuti”. I magistrati avevano poi riferito della presenza “in quantità molto superiori alla norma” di 4 metalli pesanti, paragonabili a quelli di lavoratori esposti a fonti di inquinamento massiccio. Dalla consulenza emerge invece che, da esami più approfonditi rispetto ai primi riscontri, erano presenti solo cromo e nichel ma con “valori che rientrano in quelli riscontrati nella popolazione generale”. Tra le altre ipotesi, quella della radioattività, che ha portato a eseguire l’autopsia con precauzioni speciali per evitare che i medici corressero dei pericoli per la loro incolumità. Forse sarebbe stato meglio spegnere, appena si poteva, questa ipotesi da film di spionaggio, sulla quale si sono costruiti romanzi mediatici. (manuela d’alessandro)

 

Il no della ‘decaduta’ Boccassini all’incarico proposto da Greco

Gestire Ilda Boccassini non più procuratore aggiunto, diciamo a fine carriera, deve essere difficile, per il carisma del personaggio, quanto lo fu avere a che fare con Francesco Totti per l’allora mister romanista Luciano Spalletti. Da ottobre Ilda non è più procuratore aggiunto della Dda ma semplice sostituto per motivi di età. Non può essere messa a capo di un altro pool e nemmeno stare ancora all’antimafia, di cui si può far parte per un massimo di dieci anni.

Che fare? Il procuratore Francesco Greco – i rapporti tra i due sono sempre stati alterni ma al momento paiono burrascosi – aveva pensato di metterla a capo della Sezione Distrettuale Misure di Prevenzione, uno dei 4 ‘quasi dipartimenti’ da lui creati (gli altri sono Antiterrorismo, Esecuzione Penale e Portale). Ma alla magistrata, protagonista di tante inchieste antimafia e nemico pubblico numero 1 di Silvio Berlusconi, l’offerta non ha garbato per nulla come si evince anche da uno scambio epistolare tra i due che Giustiziami ha potuto leggere.

Nel primo documento, datato 30 novembre, Greco scrive che “l’incarico di coordinatore della Sezione Misure di Prevenzione risulta assegnato dall’11 gennaio 2010 alla dottoressa Ilda Boccassini e dunque non è vacante” e non va messo a bando come gli altri tre di nuova creazione.

A stretto giro, Boccassini risponde che a suo avviso va invece fatto un bando “in modo che tutti i sostituti abbiano la possibilità di concorrere manifestando, comunque, la mia volontà di non parteciparvi” e sostiene che la responsabile attuale delle Misure di Prevenzione sia Alessandra Dolci (futura aggiunta della Dda) e non lei.  L’ultima parola al capo: “Si rileva che l’incarico, avendo durata decennale, scade in data 10 gennaio 2020. Pertanto solo in tale data sarà vacante. Allo stato non esistono i presupposti per l’interpello”.

Al di là di questo scambio formale, vengono segnalati più episodi indicativi di una forte tensione tra i due magistrati. Uno, in particolare, con urla della pm all’indirizzo di Greco.  Cosa farà ora l”ingombrante’ Boccassini nei due anni prima della pensione? Secondo alcuni suoi colleghi, avrebbe voluto che Greco assumesse l’interim alla Dda lasciando lei a fare il capo ‘di fatto’ e posticipando l’incoronazione di Alessandra Dolci a capo dell’Antimafia.

(manuela d’alessandro)

Il broker segreto dei francescani
si è impiccato in casa

Il signor Rossi s’è tolto la vita. Impiccato. In casa, una villetta in fondo a una via tra edifici bassi e i campi in collina ai marigini di Lurago D’Erba, piena Brianza. Quando i finanzieri del Nucleo Valutario hanno suonato il citofono, questa mattina, non ha risposto nessuno.

Ieri avevano perquisito gli uffici della Anycom Srl, proprio accanto al tribunale di Milano. Per oggi era prevista la perquisizione. I sigilli alla casa erano già stati apposti ieri.

Il signor Rossi, al secolo Leonida, 78 anni, era un professionista che si muoveva tra Svizzera e Italia, e investiva il patrimonio dei francescani di mezza penisola grazie agli incarichi ricevuti da Giancarlo Lati, economo generale della Curia Generalizia dell’Ordine dei Frati Minori, Renato Beretta, economo della ‘provincia’ lombarda e Clemente Moriggi, economo della Conferenza dei Ministri Provinciali dell’Ordine dei Frati Minori. Rossi avrebbe riciclato oltre 26 milioni di euro sottratti alle casse dei francescani impiegandoli “in attività economiche, in particolare in attività edilizie speculative”, come si legge nel decreto di perquisizione firmato dai pm di Milano Adriano Scudieri, Sergio Spadaro e Alessia Miele. Attività che però non rientravano, stando alle accuse, tra “gli scopi e le finalità religiose degli enti” da cui quei denari provenivano. Quei fondi, stando alle indagini, venivano trasferite sui conti di Rossi per poi essere reinvestiti “nella realizzazione di complessi immobiliari (villaggi turistici, alberghi, ecc.) in alcune zone dell’Africa nonché nel Medio Oriente”. E solo “a fine 2014, dopo le continue richieste pervenute dai citati enti religiosi circa la restituzione delle somme dovute”, Rossi ammette di non potere più restituire i capitali ricevuti. “A partire dalla fine del 2011 Rossi aveva infatti progressivamente rifiutato le restituzioni, facendo infine registrare l’ammanco di cassa”. Ci sarebbero altri soldi gestiti in modo sospetto, tra cui 680mila euro dell’Opera Don Bosco per le Missioni.

Ora il signor Rossi non potrà spiegare più niente. (manuela d’alessandro)

Un ‘Best of 2015′
da leggere sotto l’ombrellone

 

E’ estate inoltrata. La vostra testa, sovente insieme al resto, va alle spiagge dorate, ai freschi picchi alpini, a posti lontani ed esotici. L’immagine dell’afoso Palazzo di giustizia, per chi è partito, sta a metà strada tra l’incubo del futuro ritorno al lavoro e la certezza di un luogo a suo modo più rassicurante che inquietante, per chi lo conosce e ci lavora. Per questo non vi è così facile compiere il distacco completo da quel crocevia di sofferenza e arrabbiature, di lavoro serio e socialità, di burocrazia e alti ideali. Per aiutarvi a rimanere con un piede là dentro, mentre l’altro si tuffa in acque cristalline, abbiamo preparato questo piccolo compendio della stagione appena trascorsa. Si comincia dalle cose più leggere e intonate alla calura estiva. Buona lettura.

GIUSTIZIAMI SUMMER EDITION

Il caso vip dell’anno, scoperto da Giustiziami.

“Vendevano foto e gossip rubati dalle mail dei vip”. A processo Selvaggia Lucarelli, Guia Soncini e Macchianera. http://www.giustiziami.it/gm/rubavano-foto-e-gossip-dalle-mail-dei-vip-a-processo-selvaggia-lucarelli-e-guia-soncini/

Intanto in un altro processo zeppo di vip, Belén Rodriguez viene chiamata a testimoniare, ma da Ibiza inonda il web di foto in bikini. http://www.giustiziami.it/gm/belen-testimone-nel-processo-ai-vip-posta-foto-in-bikini-da-ibiza/

Tribunale + estate = condizionatori che si rompono. Processi rinviati per caldo, Flegetonte manda in tilt il Palazzo di giustizia. http://www.giustiziami.it/gm/processi-rinviati-per-caldo-flegetonte-manda-in-tilt-il-tribunale/

Quando il tempo è galantuomo. Dieci anni dopo, prescritte le corna di Paolini a Fede. Alla faccia del galateo. http://www.giustiziami.it/gm/10-anni-dopo-prescritte-le-corna-di-paolini-a-fede/

Non vedete l’ora che ricominci il Crozza Show? Beh, l’ispirazione per la prima puntate c’è già. “Dal barbiere alle braghette, Formigoni dà spettacolo in aula“. http://www.giustiziami.it/gm/dal-barbiere-alle-braghette-formigoni-crozza-show-in-aula/

Un nostro piccolo scoop, quello del del magistrato ubriaco in bicicletta. Lo ricordate? Bene, ora fa giurisprudenza. http://www.giustiziami.it/gm/il-caso-del-magistrato-ubriaco-in-bici-fa-giurisprudenza/

Mentre siete al mare, state pur certi che lui rimarrà in ufficio,a lavorare 12 ore al giorno. E’ il pm Stakanov. “Inchiesta sull’acido, quando il pm scava davvero”. http://www.giustiziami.it/gm/inchiesta-sullacido-quando-il-pm-scava-davvero/

COSE PESE. OGNI TANTO FACCIAMO LE PERSONE SERIE. E SCOPRIAMO COSE SERIE

Questa inchiesta in due puntate ci è valsa una menzione speciale al premio Vergani. La cosa che ci rende più orgogliosi è però un’altra. Quello che abbiamo scritto ha inciso sulla realtà. Lo dimostra la seconda parte dell’indagine.

Le carte degli appalti Expo senza gara per il Tribunale. A chi e perché sono finiti i fondi per la giustizia milanese http://www.giustiziami.it/gm/la-carte-degli-appalti-expo-senza-gara-per-tribunale-a-chi-e-perche-sono-finiti-i-fondi-per-la-giustizia-milanese/

Sospesi gli affidamenti diretti Expo per la giustizia milanese. Il verbale che svela il clamoroso cambio di rotta. http://www.giustiziami.it/gm/sospesi-gli-affidamenti-diretti-expo-per-la-giustizia-milanese-il-verbale-che-svela-il-clamoroso-cambio-di-rotta/

Altra storia tipicamente italiana. Un’edificio pubblico incompiuto, nonostante diciannove anni e milioni di euro spesi. “L’aula bunker di Opera non è finita e fa ruggine”. http://www.giustiziami.it/gm/19-anni-e-milioni-di-euro-dopo-laula-bunker-di-opera-non-e-finita-e-fa-ruggine/

Una serie di articoli non ci hanno resi molto simpatici al quarto piano di via Freguglia. Ma che ci vuoi fare? Questi, per esempio.

“Manipolò titoli per 8,5 mln”, la Procura generale chiude un’altra indagine avocata al pm Greco. http://www.giustiziami.it/gm/manipolo-titoli-per-85-mln-procura-generale-chiude-unaltra-indagine-avocata-a-pm-greco/

La moratoria sulle indagini della Procura di Milano per Expo (e non solo). http://www.giustiziami.it/gm/la-moratoria-sulle-indagini-della-procura-di-milano-per-expo-e-non-solo/

GLI EDITORIALI

Qualcuno è provocatorio, certamente questi corsivi hanno alla base un’esigenza vera.

Perché l’omicidio stradale è un finto reato colposo di ispirazione forcaiola. http://www.giustiziami.it/gm/perche-lomicidio-stradale-e-un-finto-reato-colposo-dispirazione-forcaiola/

Tutti a celebrare Falcone…ma lui voleva carriere separate. http://www.giustiziami.it/gm/tutti-a-celebrare-falcone-ma-lui-voleva-carriere-separate/

Video dell’arresto di Bossetti, una vergogna per pm e media. http://www.giustiziami.it/gm/video-arresto-di-bossetti-una-vergogna-per-pm-e-media/

Il commento più significativo a un fatto accaduto in Tribunale non l’ha composto un giornalista ma una madre. Quella del giovane avvocato Lorenzo Claris Appiani, all’indomani della strage compiuta da Claudio Giardiello in Tribunale. Le sue parole valgono da insegnamento e ispirazione per molti. http://www.giustiziami.it/gm/la-mamma-di-lorenzo-avvocati-non-rendete-vana-la-sua-morte/

UN PICCOLO TRIBUTO

Quello ad Annibale Carenzo, decano di tutti i cronisti giudiziari di Milano e forse d’Italia. Tra pochi mesi avrà 81 anni. Lo potete incontrare a tutti i giorni a Palazzo, in particolare al primo piano o nel cortile centrale. Cerca notizie, e ne trova ancora.

“Annibale compie 80 anni. Da Mina ad Alessandrini, le sue 45 stagioni nel Palazzo”. http://www.giustiziami.it/gm/annibale-compie-80-anni-da-mina-ad-alessandrini-i-suoi-45-anni-nel-palazzo/

L’INCHIESTA DELL’ESTATE

Infine, vi lasciamo con una riflessione sull’inchiesta più hot dell’estate.

hacking-team-riguarda-tutti-noi-la-nostra-liberta-la-nostra-costituzione